Qualità della vita: Brescia cresce, ma c’è più divario tra città e valli

Negli ultimi sei anni il volto del Bresciano è cambiato in modo silenzioso ma profondo. La popolazione cresce in controtendenza rispetto al quadro nazionale, il lavoro tiene e in diversi casi accelera, l’ambiente per certi versi mostra segnali incoraggianti, e la coesione sociale si conferma un punto di forza.
Allo stesso tempo, però, aumentano i divari territoriali e generazionali: la montagna si svuota e invecchia, l’aria in pianura resta sotto pressione, i furti in casa risalgono oltre i livelli pre-pandemia, la casa pesa in modo diverso a seconda del Comune e della sua attrattività.
I numeri di Istat, Arpa Lombardia, Ispra, Inps, Camera di Commercio, Aci, Pro Brixia e Dipartimento delle Finanze messi in fila raccontano una provincia che continua a muoversi e che, proprio per questo, chiede politiche capaci di tenere insieme sviluppo, qualità ambientale e attenzione al territorio.
In questo contesto si colloca «Qualità della vita», l’inserto del Giornale di Brescia, curato da Giovanna Zenti e Francesco Alberti in collaborazione con il ricercatore Elio Montanari: una raccolta di numeri e dati, statistiche e analisi, che insieme ricostruiscono lo stato di salute del Bresciano. Ogni indicatore è la fotografia dell’ultimo anno, messo a confronto col precedente: il report è quindi uno strumento che misura sia i progressi che la battute d’arresto del territorio, messo a disposizione di autorità e amministrazioni, ma anche di semplici cittadini, per capire dove siamo, ma soprattutto per stabilire nuovi obiettivi e – ancor più importante – come raggiungerli.
Qui, in sintesi, il quadro che emerge nella dodicesima edizione di «Qualità della vita».

Demografia
Tra il 1° gennaio 2019 e il 1° gennaio 2025 la provincia di Brescia guadagna 11.719 residenti (+0,9%), portandosi a 1.266.138 abitanti: un risultato non banale se confrontato con l’Italia che nello stesso arco di tempo perde oltre 880mila persone e con una Lombardia sostanzialmente stabile (+0,2%). È un incremento che pesa sul dato regionale: da sola, Brescia vale quasi metà del saldo positivo lombardo.
La geografia del cambiamento è netta: crescono pianura e aree collinari, mentre le valli e l’Alto Garda fanno più fatica. Il capoluogo sfiora i 200mila residenti e sale dell’1,9% in sei anni (circa 3.800 persone in più).
Il motore migratorio e il freno della natalità
Nel 2024 l’aumento di popolazione è di 5.183 residenti (+0,4%), un ritmo analogo al 2023. Fondamentale l’arrivo di persone dall’estero o da altre zone d’Italia (+6.432), un movimento capace di compensare un saldo naturale ancora fortemente negativo (-3.696), segno di un tasso di natalità sceso ai minimi storici: 8.296 nati contro quasi 12mila decessi, 6,6 nati per mille abitanti. Senza il fenomeno migratorio la curva scenderebbe: la dinamica interna conferma movimenti significativi tra province, ma è l’attrazione esercitata dall’estero a salvare il bilancio.
Un territorio che si divide lungo una linea ideale
Se si traccia una linea da Iseo a Salò passando per Lumezzane, a nord la popolazione tende a diminuire, con poche eccezioni, mentre a sud – tra pianura occidentale e Valtenesi – cresce in modo diffuso. In sei anni 84 comuni aumentano più della media provinciale con punte record a Corzano e Castelcovati (+7,8%); 92 comuni invece perdono residenti (tra cui diversi della Franciacorta).
Nei centri maggiori spiccano Ospitaletto, Manerbio, Montichiari e altri che crescono sopra la media, mentre Lumezzane, Salò e una manciata di capoluoghi di valle scendono. È la cartina di tornasole di un’attrattività che premia accessibilità, servizi, opportunità lavorative e filiere produttive.
Una provincia più anziana, ma non ovunque allo stesso modo
Al 1° gennaio 2025 gli over 65 sono 293.311, quasi due per ogni giovane sotto i 15 anni. L’indice di vecchiaia tocca quota 184 (184 anziani ogni 100 ragazzi), quando nel 1951 era 24: una trasformazione epocale.

Il quadro, però, è molto diseguale: a Castelcovati i giovani superano gli anziani (indice 92), mentre in 24 comuni – quasi tutti montani – ci sono tre anziani per ogni ragazzo. Brescia città si posiziona a 204, in linea con molti grandi centri lombardi. La componente straniera sostiene la natalità nella bassa occidentale, dove diversi Comuni restano sopra la media provinciale dei nati.
Tenore di vita
Redditi in crescita, con disuguaglianze
Le dichiarazioni Irpef presentate nel 2024 (anno d’imposta 2023) segnalano un reddito complessivo di 24,1 miliardi (+6,2% sull’anno precedente) e 941.285 contribuenti, con un reddito medio per contribuente effettivo pari a 26.221 euro (+6,8%). È un aumento importante, che tuttavia va letto alla luce dell’inflazione e delle diseguaglianze nella distribuzione.
La mappa del reddito racconta una provincia polarizzata: in cima Padenghe sul Garda con 39.174 euro medi, poi Soiano, Gardone Riviera, Cellatica; Brescia si colloca a 29.406 euro, sopra la media; sul fondo dell’Alta Valle ci sono Magasa (18.055 euro) e altri piccoli Comuni sotto i 20 mila. I poli del benessere coincidono con Garda, Franciacorta e area urbana; le fragilità con la montagna interna e la bassa orientale.
Quanto costa comprare casa
Il listino 2024 della Borsa Immobiliare di Brescia (Pro Brixia) fotografa differenze nette nei valori del «nuovo»: Sirmione guida con 7.755 euro/m², seguono Ponte di Legno (6.730), Desenzano (4.645), Salò (4.455), Gardone Riviera (4.250).
Brescia città ha una media di 2.852 euro/m², ma con oscillazioni fortissime tra centro storico (oltre 5.000 euro/m²) e periferie (circa 1.900euro/m²). Nella montagna interna e in diversi comuni della bassa si scende spesso sotto i 1.500 euro/m².
Il prezzo degli immobili riflette la disponibilità di servizi, accessibilità, attrazione turistica e qualità dello spazio urbano: dove le opportunità si concentrano, il valore sale e si autoalimenta.
Economia
Imprese stabili, ma cambia la struttura
A fine 2024 le imprese registrate sono 116.349, poco meno del 2019 (-1%); quelle attive 104.010 (-0,8%). Il saldo di stock racconta una sostanziale tenuta, ma i flussi e la composizione dicono altro: crescono di quasi 5mila le società di capitale (40.887), mentre arretrano imprese individuali e società di persone.
Sul piano settoriale avanza il terziario (servizi alle persone e alle imprese, +2.786), arretrano industria e commercio. Il capoluogo conferma un ruolo di «porta d’ingresso» dell’economia provinciale: 24.418 aziende (quasi un quinto del totale), +340 rispetto al 2019.
Tra i comuni dinamici (per valori percentuali ma anche assoluti) spiccano Rodengo Saiano (+13%), Desenzano (+3,7%) e Bagnolo Mella (+3,6%), mentre tra i motori produttivi bresciani Lumezzane (-5,9%) e Calvisano (-11,6%) segnano i cali più netti: segnali di transizione industriale, con filiere che si riposizionano.
Occupazione, questione di zone più attrattive

Gli addetti delle imprese private passano da 484.022 del 2019 a 516.928 a fine 2024: 33mila in più, pari al +6,8% netto, non un recupero congiunturale, ma un rafforzamento strutturale. Brescia città da sola vale oltre 13.700 occupati in più (+11,3%), un contributo pari a più del 40% dell’intero incremento provinciale; crescono anche Rodengo Saiano (+2.248), Montirone (+1.846), Chiari (+877) ed Erbusco (+783). A perdere addetti sono soprattutto alcuni territori montani (Mura -40%) e distretti storici in trasformazione (Lumezzane -5,6%).
Il baricentro della crescita si colloca nella fascia centrale del territorio e nella pianura, dove logistica, servizi avanzati e manifattura evoluta fanno massa critica.
Auto sempre più vecchie

Nel 2024 le prime immatricolazioni tornano a salire (27.129, +15% sul 2023), ma il parco circolante continua a invecchiare: 849.305 vetture, 671 ogni 1.000 abitanti e un’età media di 12 anni e 4 mesi, più alta della media lombarda. Solo il 16% del parco è a trazione alternativa; la grande maggioranza è ancora benzina o gasolio.
Tra 2018 e 2024 le auto in circolazione crescono del 6,4% e aumenta anche la quota dei modelli di lusso (in cinque anni le Lamborghini sono triplicate, le Porsche in circolazione sono quasi 5.600): un segnale, seppur di nicchia, del dualismo economico.
Più auto non significa però necessariamente sostituzione di veicoli vecchi: la crescita del parco indica spesso un possesso multiplo, con ricadute su ambiente e sicurezza stradale.
Ambiente
Aria, Pm10: media annua sotto i limiti, ma sforamenti in aumento
Il 2024 conferma, per il Pm10, il rispetto del limite medio annuo (40 µg/m³) in tutti i Comuni; tuttavia, le giornate oltre i 50 µg/m³ a Brescia risalgono da 39 a 56.
La geografia dello smog è netta: aria ottima in montagna (Ponte di Legno 2,6–3 µg/m³), valori intermedi in collina (Brescia 29) e più alti in pianura (Manerbio 33). È il profilo classico della pianura padana, dove pesano mobilità privata, riscaldamento, logistica e condizioni meteo-climatiche. La traiettoria è di lento miglioramento, ma non lineare: i picchi invernali restano il vero banco di prova.
Rischio frane e alluvioni: la fragilità che attraversa valli e pianura

Secondo Ispra, 66.492 residenti vivono in aree a pericolosità idraulica «media» (5,4% della popolazione) e circa 13.100 in zone a rischio frana «elevato o molto elevato». Le criticità maggiori toccano le tre valli e l’Alto Garda, ma interessano anche tratti della pianura lungo i corsi del Mella e dell’Oglio.
In alcuni Comuni l’impatto relativo è molto alto: Nuvolento ha oltre il 40% dei residenti in area a rischio alluvioni. Mitigare questa fragilità significa manutenzione del reticolo, rinaturazioni, difese passive e, soprattutto, scelte urbanistiche coerenti con la realtà fisica dei luoghi.
Raccolta differenziata sopra la media regionale
Nel 2023 la raccolta differenziata arriva al 77,2% (era 76,3% nel 2022), sopra la media lombarda del 73,8% e con 126 comuni che superano il valore provinciale. In testa realtà oltre il 90% come Acquafredda e Lograto; tra i grandi centri spiccano Montichiari (oltre l’82%) e Chiari (88,2%), mentre Brescia città migliora ma resta sotto la media (68,5%), comunque in netta ascesa rispetto al 50% di dieci anni fa.
Il quadro è quello di una provincia che ha interiorizzato la cultura del riciclo ma che, al tempo stesso, aumenta i rifiuti pro capite, in linea col ciclo economico.
Tempo libero
Volontariato: l’infrastruttura invisibile della qualità della vita
Il Terzo Settore è il vero moltiplicatore di benessere sociale. Al 4 giugno 2025 le realtà bresciane iscritte al Runts sono 2.540, +26% rispetto al 2023, con una presenza capillare in 196 Comuni su 205 e una media di due associazioni ogni 1.000 abitanti. Brescia città ne conta 663 (3,3 per 1.000 residenti), ma la densità più alta si trova in piccoli centri montani come Irma e Lozio, dove la rete associativa regge servizi, identità e partecipazione.
APS, ODV, imprese sociali, enti filantropici: un mosaico che rende più abitabili i luoghi e che spesso supplisce a bisogni che il pubblico fatica a coprire, dalla protezione civile al welfare di prossimità, dallo sport all’ambiente.
Sicurezza
Reati: stabilità dopo il rimbalzo post-pandemia
Nel 2024 le denunce totali sono 44.399, appena 55 in più dell’anno precedente (+0,1%): dopo il rimbalzo 2021-2023 il quadro si stabilizza. Restiamo comunque molto al di sotto dei livelli 2014 (oltre 56mila denunce).
La delittuosità si concentra nei grandi centri e nei poli turistico-commerciali: Brescia raccoglie il 28% delle denunce (12.373, pari a 62 ogni 1.000 abitanti), seguita da Desenzano, Roncadelle, Montichiari e Lonato. La densità dei reati aumenta dove transitano più persone e si concentrano le attività; nelle piccole comunità montane restano indici molto bassi.
Furti in casa in aumento
I furti in casa nel 2024 sono 4.683, +4,5% sul 2023 e +9,3% sul 2019. In media 3,7 denunce ogni 1.000 abitanti, ma con punte oltre 9 nei comuni rivieraschi del Garda. Brescia guida per numero assoluto (697), seguita da Desenzano, Montichiari e Mazzano; 26 piccoli comuni montani non registrano alcun furto.
È il reato che più scava nella percezione di insicurezza, perché tocca l’intimità della casa: i numeri dicono che occorre puntare su prevenzione capillare, controllo di vicinato, tecnologie e coordinamento intercomunale, sapendo che i flussi turistici e commerciali accentuano l’esposizione.
Quindi: a che punto siamo?
La fotografia che esce dai dati è quella di una provincia che ha i suoi slanci, registra i suoi cambiamenti, ha capacità di resistenza e basi solide. Il tutto però in maniera disomogenea sul territorio.
La demografia tiene grazie ai movimenti migratori, ma la natalità è al minimo storico e l’invecchiamento non è più un orizzonte: è il nostro presente. L’economia si muove: il numero di imprese è stabile, ma cambia pelle; il lavoro cresce e si concentra dove reti, servizi e manifattura evoluta si rafforzano.
L’ambiente migliora a piccoli passi, mentre il rischio idrogeologico e la qualità dell’aria in pianura sono un promemoria costante sulla necessità di politiche coerenti e di lungo periodo. La società civile, con la rete del Terzo Settore, resta la migliore garanzia di prossimità e partecipazione; ma la sicurezza domestica, o meglio, la percezione che ne abbiamo, torna a essere un tema sensibile e concreto per molte famiglie.
Questo è ciò che siamo oggi, per come viene raccontato dai dati. Da qui si entra nel campo delle riflessioni, delle strategia, della pianificazione degli obiettivi e delle modalità per raggiungerli. In un territorio come quello bresciano, che unisce aree metropolitane, zone produttive, laghi e montagne, «qualità della vita» significa tenere unite comunità diverse con strumenti diversi: servizi dove la domanda cresce, rigenerazione dove la popolazione cala, mobilità più sostenibile e accessibile, manutenzione e cura del territorio, reti sociali che restino vive. È qui che passa la differenza tra una crescita che somma e una crescita che include.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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