Occupazione, a Brescia +33mila addetti ma pochi contratti stabili

Elio Montanari
L’analisi del periodo 2019-2024: si muove il mercato del lavoro, ma la precarietà domina la stragrande maggioranza dei contratti
I settori. Tra i lavoratori tutelati ci sono quelli dell’edilizia
I settori. Tra i lavoratori tutelati ci sono quelli dell’edilizia
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Aumenta decisamente l’occupazione in provincia di Brescia tra il 2019 e il 2024, con un incremento di quasi 33mila addetti nelle imprese private, che arrivano a sfiorare quota 517mila, a fronte dei 484mila del 2019, con un incremento del +6,8%.

Per la nostra indagine abbiamo utilizzato i dati Inps, forniti dalla Camera di Commercio di Brescia nell’annuale report sulla struttura produttiva della provincia. Dati reali che, tuttavia, fanno riferimento all’economia privata e, ad esempio, non comprendono i 59mila dipendenti pubblici e, nel caso di imprese con localizzazioni fuori provincia, si riferiscono all’ammontare totale su tutto il territorio nazionale. Dati che, comunque, provenendo dalla stessa fonte per le due rilevazioni, ci consentono un agile raffronto a livello comunale e che, nel complesso, confermano, per il periodo in esame, un trend positivo. Infatti, nel 2019, gli addetti privati delle sedi di impresa del territorio erano 484.022, mentre alla fine del 2024 risultano 516.928.

Nei paesi

Un lavoratore con la fiamma ossidrica
Un lavoratore con la fiamma ossidrica

Il dettaglio dei dati, di fonte Inps, evidenzia come l’incremento di occupazione nelle imprese private, oltre 32mila addetti pari al +6,8%, non sia omogeneo nel territorio provinciale, poiché interessa, con almeno un addetto in più, 128 comuni, a fronte di 76 centri che, nel 2024, contano meno addetti privati rispetto al 2019 e di un comune (Marmentino) che conta lo stesso numero di addetti nelle due rilevazioni. In realtà, nei 72 di comuni che vedono incrementare di oltre 100 gli addetti delle imprese, si totalizza un incremento di quasi 36mila lavoratori, superiore all’intero saldo provinciale.

Tra questi gli incrementi di addetti più significativi, in valore assoluto, superiori a +500 addetti, si riscontrano a Brescia (+13.727), Rodengo Saiano (+2.248 addetti), Montirone (+1.846), Chiari (+877), Pontevico (+812), Erbusco (+783), Desenzano del Garda (+719), Palazzolo sull’Oglio (+602), Orzinuovi (+552) e Bedizzole (+502 addetti). Peraltro, sono una trentina i centri nei quali gli addetti delle sedi di impresa, tra il 2019 e il 2024, aumentano di oltre 200 unità, dai +496 di Vestone, ai +472 di Travagliato, ai +405 di Torbole Casaglia, fino ai +202 addetti di Sabbio Chiese.

L’incremento, calcolato in termini percentuali, arriva a superare il +30% a Montirone (+69,3%, +1.846 addetti), Rodengo Saiano (+52,2%, +2.248), Berlingo (+45,3%, +272), Paitone (+40,5%, +382), Polpenazze del Garda (+32%, +244), Paspardo (+31,3%, +10), Longhena (+30,6%, +70) e Paisco Loveno (+30%, +12 addetti). Tra i comuni più popolosi, Brescia, che vanta il maggiore incremento assoluto (+13.727 addetti), segna anche un aumento percentuale, tra il 2019 e il 2024, nell’ordine del +11,3%, ben oltre il dato medio provinciale (+6,8%), che vale oltre il 40% dell’intero incremento registrato in Provincia.

Tra i 76 comuni che nel 2024 contano meno addetti rispetto al 2019, sono una quindicina a perdere più di 100 addetti e, tra questi, in particolare: Mazzano (-691 addetti, -14,6%), Lumezzane (-493, -5,6%), Roè Volcinano (-300, -16,4%), Quinzano d’Oglio (-211, -0,5%), Rovato (-201, -2,4%) e Villa Carcina (-200 addetti, -6,3%). La riduzione del numero degli addetti, calcolata in termini percentuali, arriva a superare il -10% in una ventina di comuni, con indici più negativi pari al -20% a Mura (-40%, -82 addetti), Cerveno (-29,3%, -36), Traviso Bresciano (-23,4%, -18) e Capovalle (-22%, -13 addetti).

Tipologie

Nel 2024 in provincia di Brescia meno di una pratica di avviamento al lavoro su cinque è riferita a contratti di impiego permanenti, ossia a tempo indeterminato (33.880) o in apprendistato (8.564). Il che significa che la maggior parte degli avviamenti al lavoro viene definita con contratti a tempo determinato (119.185), che, da soli, rappresentano oltre la metà delle tipologie di avviamento al lavoro, quasi il 55% del totale. E poi ci sono oltre 30.452 pratiche di avviamento in somministrazione, 16.480 contratti di lavoro intermittente, con il quale il lavoratore si mette a disposizione di un datore di lavoro per lo svolgimento di prestazioni lavorative discontinue o, appunto, intermittenti, e poi, ancora, le collaborazioni e altre forme di lavoro subordinato non standard. Precarietà, in una parola. È la condizione che vivono migliaia di lavoratori e lavoratrici, giovani e meno giovani avviati al lavoro con tipologie contrattuali flessibili, che significa banalmente non standard.

E poi c’è il part-time, che conta ben 65 mila pratiche di avviamento al lavoro con questa modalità, il 32,3% del totale, quasi una su tre per quelle in cui c’è una definizione della modalità di lavoro. Valori che sono probabilmente inferiori alla realtà, poiché c’è un 8,4% dei casi che risulta non definito. Il lavoro a tempo determinato è spesso involontario e, talvolta, fittizio; una pratica irregolare con datori di lavoro spregiudicati, i quali, facendo sottoscrivere un contratto part-time, richiedono, di fatto, un impegno per orari maggiorati, risparmiando su imposte e contributi. Tutt’altro, nella maggioranza dei casi, che una scelta di vita.

Certo, c’è una grande mobilità del lavoro in provincia di Brescia, che si riassume in un dato davvero impressionante: nel 2024 sono state attivate 218.214 comunicazioni corrispondenti all’attivazione di un rapporto di lavoro, quindi delle nuove assunzioni, al netto di rapporti di breve durata, tirocinio estivo di orientamento, lavoro o attività socialmente utile, contratti di borsa lavoro e altre work experiences. Numeri assolutamente rilevanti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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