Il volontariato ha bisogno dei giovani: appello a scuole e imprese
Nel Bresciano il volontariato non fa rumore, ma si fa sentire. Dalle associazioni strutturate ai gruppi spontanei, c’è un’energia silenziosa che ogni giorno si traduce in gesti concreti. Un impegno corale, difficile da descrivere in cifre, ma ben visibile a chi lo incontra da vicino, come Giovanni Vezzoni, presidente del Csv (Centro servizi volontariato) di Brescia: «Nel tempo i volontari non sono diminuiti. Il Terzo settore è vivo, forte, ma per guardare al futuro ha bisogno di giovani».
La difficoltà di attrarre e fidelizzare nuovi volontari preoccupa, non poco, le associazioni, al pari del peso crescente della burocrazia, del bisogno di recuperare risorse economiche e della necessità di affrontare la sfida della transizione digitale. Con questa consapevolezza il Csv e Volontari per Brescia Ets hanno lanciato un progetto che coinvolge l’Università Cattolica (Facoltà di Scienze della Formazione e Centro studi sul volontariato e la partecipazione sociale – Cesvopas) e associazioni (come Bimbo chiama Bimbo, Perlar, Alberi di Vita, Casa Serena, Alleanza per la Salute mentale e Gruppo Volontari don Potieri). Si intitola «GenerAZIONI in rete», prenderà il via a gennaio ed è finanziato da Fondazione Cattolica.
Con il Csv
Alla base c’è un cambio di prospettiva: «Passiamo dal come al perché – spiega il professor Emanuele Serrelli, docente e ricercatore del Cesvopas –: vogliamo portare le associazioni a riscoprire, insieme, i loro valori e a farli crescere tra le nuove generazioni». Come? Attraverso un piano di formazione e accompagnamento nella definizione di modelli efficaci di accoglienza e fidelizzazione dei volontari, comunicazione condivisa e storytelling. Il progetto è rivolto, appunto, agli operatori del Terzo Settore, ma anche alle scuole e alle imprese.
Come spiega la professoressa Katia Montalbetti, coordinatrice del corso in Scienze della Formazione primaria della Cattolica, l’intenzione è sensibilizzare gli studenti degli Istituti comprensivi (si parte dalle elementari) agendo sugli insegnanti futuri e su quelli già in servizio. Quanto al mondo del lavoro, l’obiettivo è favorire lo sviluppo del volontariato d’impresa, moltiplicando le attività di responsabilità sociale che vedono i dipendenti dedicare tempo, durante l’orario di lavoro, a progetti di beneficenza, in collaborazione con gli enti del Terzo settore.
Vecchie e nuove generazioni
Il tutto per rafforzare la cultura del volontariato, promuovere il ricambio generazionale e favorire sinergie tra associazioni, scuole e aziende con la consapevolezza che «l’obiettivo – spiega il professor Serrelli – non deve essere la sopravvivenza delle associazioni, ma il mantenimento della loro funzione sociale».
C’è apertura, insomma, verso nuovi modelli organizzativi adatti a una società che cambia: «Ci sono tante realtà piccole che contano sul contributo di volontari con età media avanzata. E ci sono tanti giovani pieni di energia che hanno una concezione diversa del tempo: sanno dove sono oggi, ma non dove saranno domani. Questi due mondi, con linguaggi diversi, devono trovare un terreno comune e dialogare».
Segnali positivi
Segnali positivi ci sono: tra le oltre 2.500 associazioni bresciane iscritte al Registro nazionale (Runts) e le – probabilmente altrettante – realtà non strutturate che operano dalla città ai laghi e dalle valli alla pianura «ci sono molti sodalizi nuovi – ammette il professor Serrelli –: i giovani stanno dimostrando di essere capaci di organizzarsi per rispondere ai bisogni sociali da loro individuati». Il fermento, aggiunge il presidente, «è evidente anche grazie all’azione dei Comuni, diventati sempre più bravi a stimolare il Terzo settore». Vezzoni è ottimista: «Come il periodo Covid ha dimostrato, il volontariato sa essere generativo. E saprà anche vincere la sfida del ricambio generazione».
I numeri
(di Elio Montanari)
È un universo ampio e composito quello del volontariato bresciano, con 2.540 associazioni iscritte al Registro unico nazionale del Terzo Settore (Runts) al 4 giugno 2025. Scorrendo l’elenco emerge un mondo dalle mille vocazioni che rappresenta un patrimonio rilevante per la coesione sociale delle nostre comunità. Un mondo che cresce, se consideriamo che al 22 giugno 2023 erano 2.011 gli enti registrati, saliti in un biennio di 529 unità (+26%).
Un numero, peraltro, in continuo aggiornamento: a fine giugno 2025, le iscrizioni sono già salite a 2.558, poiché, con l’attivazione del Runts si è aperta la fase di trasferimento e verifica (trasmigrazione) di dati e documenti delle associazioni precedentemente iscritte nei rispettivi registri delle Organizzazioni di volontariato (Odv) e delle Associazioni di Promozione Sociale (Aps). E le Onlus sono chiamate a scegliere entro marzo se diventare Enti del Terzo settore e iscriversi al Runts o devolvere il proprio patrimonio a un’altra realtà no profit.
Grande varietà
Parliamo del cosiddetto Terzo settore, ossia dell’insieme degli enti privati che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività; un ruolo molto importante, spesso fondamentale per le nostre comunità. Non di rado le Amministrazioni locali trovano in questi enti il supporto fondamentale senza il quale non sarebbe possibile realizzare la cura della comunità e la gestione di servizi essenziali ai cittadini. Si tratta di 1.041 Associazioni di promozione sociale, 894 Organizzazioni di volontariato, 348 imprese sociali, 232 enti del terzo settore, 23 enti filantropici e 2 società di mutuo soccorso. Tutti soggetti che si sono iscritti all’elenco nazionale del Terzo Settore (Runts) cui, in realtà, andrebbero aggiunte le associazioni spontanee.
Un insieme di entità diverse, presenti in 196 dei 205 comuni bresciani, con una media di 2 associazioni per ogni mille residenti, che non è poca cosa. I numeri sono davvero importanti e in una dozzina di comuni si raggiungono le 30 associazioni ed enti. Ovviamente, il capoluogo svetta con ben 663 enti e associazioni, 3,3 per ogni 1.000 abitanti, e precede Desenzano (58), Darfo Boario Terme (44), Palazzolo sull’Oglio (43), Chiari e Montichiari (40), Lumezzane (37), Concesio e Rovato (36), Gussago (32), Lonato del Garda e Ospitaletto (30). Curiosi i casi di piccoli comuni, perlopiù montani, che vantano più associazioni iscritte come Irma, Valvestino, Capovalle, Lavenone e Lozio.
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