Processo Bozzoli, la sentenza: il nipote Giacomo condannato all'ergastolo

Lo ha deciso la Corte d'Assise di Brescia, presieduta dal giudice Roberto Spanò, a quasi 7 anni dalla scomparsa dell'imprenditore di Marcheno
Giacomo Bozzoli, nipote dell'imprenditore Mario Bozzoli, condannato all'ergastolo
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Ergastolo. Si è chiuso così il processo a carico di Giacomo Bozzoli, a quasi sette anni dalla scomparsa nel nulla dello zio Mario Bozzoli dalla fonderia di Marcheno, l'8 ottobre 2015. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Brescia, presieduta dal giudice Roberto Spanò, dopo una camera di consiglio iniziata giovedì 29 settembre nel primo pomeriggio e che si è conclusa il giorno dopo.

Disposta anche la trasmissione degli atti in Procura per la posizione di Oscar Maggi, con l'accusa di concorso in omicidio e distruzione di cadavere, e del senegalese Awkasi Aboagye (detto Abu) per favoreggiamento personale, oltre che del fratello dell'imputato Alex Bozzoli, per falsa testimonianza.

L'accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Silvio Bonfigli e Marco Martani, nell'udienza del 28 settembre aveva chiesto la condanna all'ergastolo. «Siamo certi che il corpo di Mario sia stato distrutto nel forno della fonderia» avevano spiegato nella lunga requisitoria. La difesa, invece, aveva chiesto l'assoluzione nell'udienza del 29 settembre: «Si è chiesto l'ergastolo contro una persona incensurata che ha trascorso sette anni infernali e in assoluta mancanza di prove. Chiedo di assolverlo e di porre fine ad una sofferenza lunga sette anni che non fa onore alla giustizia italiana» aveva detto l'avvocato Luigi Frattini.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza che saranno depositate entro 90 giorni.

La vicenda, dall'inizio

Il giallo di Marcheno inizia la sera dell’8 ottobre 2015, quando dalla sua fonderia di via Gitti scompare nel nulla l’imprenditore Mario Bozzoli, 50 anni. L’allarme scatta alla fine del suo turno di lavoro, quando la moglie Irene Zubani - ultima persona a sentirlo al telefono alle 19.15 - si insospettisce per il suo mancato rientro a casa e allerta le forze dell’ordine. Da quel momento, di lui nessuna traccia.

Un mistero che dà il via a indagini complesse e lunghe, complicate dalla morte di Giuseppe Ghirardini, l’addetto ai forni che svanisce sei giorni dopo il suo datore di lavoro e che viene trovato cadavere a Case di Viso con un’esca al cianuro nello stomaco. L'inchiesta è stata in salita fin dall’inizio. Il primo magistrato titolare dell’inchiesta, Alberto Rossi, muore per un malore il primo gennaio 2017 e chi subentra, Mauro Leo Tenaglia, arriva a un passo dall’archiviare tutto. È a quel punto che l’allora procuratore generale avoca a sé le indagini e l’ipotesi del forno lascia spazio ad un'altra ricostruzione. Cioè quella che sostiene che il corpo dell'imprenditore sia stato portato fuori dall'azienda, chiuso in un sacco per le scorie.

Mario Bozzoli all’interno della sua fonderia a Marcheno da dove è sparito l’otto ottobre 2015 - © www.giornaledibrescia.it
Mario Bozzoli all’interno della sua fonderia a Marcheno da dove è sparito l’otto ottobre 2015 - © www.giornaledibrescia.it

«Non c’è stato un minimo elemento in tre anni e mezzo di indagine che possa aver fatto ipotizzare la presenza in vita di Mario Bozzoli, che è stato ucciso» aveva commentato al momento della chiusura l’allora procuratore generale di Brescia, Pierluigi Maria Dell’Osso. Accusato dell’omicidio e della distruzione del cadavere è il nipote di Mario, Giacomo Bozzoli, dipendente della fonderia che per metà era di suo padre Adelio e per metà dello zio scomparso.

Il processo: le 21 udienze

Il processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia (qui trovate la sintesi di tutte le udienze) è cominciato il 14 gennaio 2021, oltre cinque anni dopo la scomparsa dell’imprenditore, e la sentenza è arrivata 624 giorni dopo, venerdì 30 settembre 2022.

Nelle 21 udienze, si sono susseguite decine di testimoni e consulenti. Al centro dei dibattimento fin da subito c'è stata la finestra temporale in cui sarebbe avvenuto l'omicidio, ma anche le telecamere nella fonderia, oltre alle testimonianze chiave della moglie della vittima, Irene Zubani, del fratello Adelio Bozzolidegli operai Akwasi Aboagye (detto Abu) e Oscar Maggi e della ex fidanzata di Giacomo, Jessica Gambarini.

Il 9 dicembre in aula si tiene l'esame dell'imputato: la deposizione di Giacomo Bozzoli, che oggi ha 37 anni, dura tre ore, senza pause. Sulla scomparsa dello zio dice: «Sono i carabinieri a dire che sono innocente. Dal contapassi del telefono è emerso infatti che ho fatto 352 passi dalle 19.18 alle 19.32 quando dicono che avrei ucciso lo zio. Abu fin dall’inizio ha detto di aver visto mio zio alle 19.30, avevamo gli orologi digitali sulle ruspe e lui lo ha sempre sostenuto. Io quella sera in fonderia non ho mai incrociato mio zio, mi dite come ho fatto ad ucciderlo?».

La questione del forno

Testimone in aula è stata anche l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha spiegato passo dopo passo due anni di lavoro, portati avanti con una squadra di 16 esperti. La sua conclusione è netta: «Nel forno non è stato trovato nessun elemento riconducibile a un organismo umano». Un tema, quello del forno, che non si può considerare esaurito e che torna nel corso del dibattimento più e più volte, fino a indurre il giudice Roberto Spanò a disporre una nuova perizia, curata dal medico Camillla Tettamanti, che conferma la possiblità che il forno della fonderia potrebbe aver inghiottito un corpo.

Si rende necessario così un esperimento giudiziario in scala con la carcassa di un maiale (l'animale biologicamente più simile all'uomo), che va in scena il 27 aprile 2022 nella fonderia Gonzini di Provaglio d'Iseo. Quel giorno, il forno non esplode.

  • Caso Bozzoli, tutto pronto per l'esperimento del maiale nel forno a Provaglio
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  • Numerosi i presenti all'esperimento giudiziario - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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  • Irene Zubani, la vedova di Mario Bozzoli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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A giugno, Tettamanti sostiene in aula che «per arrivare alla distruzione completa del cadavere nel forno ci sarebbero volute poche ore». Dopo un anno e mezzo di processo durante il quale l’accusa aveva portato avanti l’ipotesi che Mario Bozzoli fosse stato ucciso all’interno della sua fonderia di Marcheno dal nipote Giacomo Bozzoli, e poi portato fuori dall’azienda dallo stesso nipote sulla sua auto e abbandonato, in aula il pm Silvio Bonfigli modifica il capo d'imputazione aggiungendo l’alternativa: ovvero la possibilità che Mario Bozzoli sia stato ucciso dentro il forno, vale a dire l’ipotesi iniziale.

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