Il presidio in piazza Duomo che da un anno protesta contro il depuratore del Garda

Sono passati 365 giorni da quando gli attivisti hanno iniziato il sit in sotto il Broletto. Ecco i fatti e il bilancio di questa battaglia
La postazione del presidio 9 agosto sotto la Prefettura in piazza Duomo (foto dell'8 agosto 2022) - Foto © www.giornaledibrescia.it
La postazione del presidio 9 agosto sotto la Prefettura in piazza Duomo (foto dell'8 agosto 2022) - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un anno fa esatto iniziava il presidio 9 agosto, un sit in permanente sotto il Broletto per protestare contro il progetto attuale del depuratore del Garda. Chiunque è passato da piazza Duomo in questi 365 giorni li ha visti, gli attivisti accampati giorno e notte - permanente per davvero - tra gli striscioni che intimano di «tenere giù le mani dal fiume Chiese» infastidendo più di un’istituzione. 

Sotto il gazebo piantato dopo le prime settimane, i manifestanti hanno trascorso le giornate confrontandosi con i passanti, e qui sta uno dei meriti più grandi del presidio: aver animato un dibattito pubblico sul depuratore del Garda prima inesistente nel cuore della città. L’altro merito è aver dato un luogo fisico a questa protesta, finora molto frammentata nei comuni interessati alla grande opera.

Il cartellone per il primo compleanno del presidio
Il cartellone per il primo compleanno del presidio

Il tema è rimasto uno: il no al progetto del depuratore del Garda approvato nel 2019, che prevede un doppio impianto a Gavardo e Montichiari e lo scarico dei reflui depurati nel fiume Chiese. E che il presidio 9 agosto, finora, non è riuscito a cambiare.

Cos’è il depuratore del Garda, in estrema sintesi

Del depuratore del Garda si discute da tanti anni, principalmente perché quello attuale, a Peschiera, è inadeguato e sottodimensionato per il numero di comuni che ne devono usufruire.

Nel 2017 ministero dell’Ambiente, Regioni Lombardia e Veneto, Ato di Brescia e Verona e Ats Garda Ambiente firmano una convenzione in base alla quale Roma stanzia cento milioni per il nuovo depuratore del Garda. Parliamo di un’infrastruttura che deve migliorare il sistema di trattamento delle acque reflue dei comuni dell'area del Benaco su entrambe le sponde, sostituendo quello di Peschiera. Dopo uno studio commissionato dal gestore unico del servizio idrico integrato Acque Bresciane all’Università degli studi di Brescia, viene scelto il progetto di Montichiari e Gavardo. In sintesi prevede che: Desenzano e Sirmione restano collegati a Peschiera, con un sistema di collettamento potenziato; i centri dell’Alto Garda, da Tignale a Manerba, vengono collegati a un nuovo impianto da 100mila abitanti equivalenti da costruire a Gavardo; per i centri del Basso Garda viene costruito un nuovo depuratore a Montichiari da 140mila abitanti equivalenti. L’opera costa 230 milioni di euro, cento dei quali sono finanziati dal governo.

Le prime proteste e il commissariamento

La scelta è subito contestata da sindaci e associazioni della zona con una domanda piuttosto basilare che possiamo sintetizzare così: perché due comuni che non c’entrano nulla con il lago di Garda come Montichiari e Gavardo devono occuparsi dello smaltimento delle acque reflue del lago di Garda?

Nel novembre del 2020 la Provincia di Brescia prova a mediare approvando la mozione Sarnico, un documento che stabilisce che i depuratori devono essere realizzati nei territori che vanno a servire. Spunta così l’ipotesi di costruire il depuratore del Garda a Lonato, con scarico sempre nel Chiese, ma a quel punto sono i comuni gardesani e mantovani a protestare. 

Si arriva alla nomina a commissario straordinario dell’opera sulla sponda gardesana dell’allora prefetto di Brescia Attilio Visconti su richiesta della presidente della Comunità del Garda, l’ex ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, Giovanni Dal Cero, presidente di Ats Garda Ambiente, e Roberto Tardani, sindaco di Lonato. Per Visconti, «gli studi hanno evidenziato che la scelta si dovesse orientale su Gavardo-Montichiari, non solo per una più rapida dismissione della condotta sublacuale (la tubazione che porta i reflui bresciani sulla sponda veronese del Garda e da lì al depuratore di Peschiera, ndr), sul cui fine vita nessuno ha messo le mani sul fuoco, ma anche perché il progetto garantisce le migliori performance tecniche e ambientali, a parità di costi».

Secondo i piani, i lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2024 e finire per il 2026.

I primi mesi del sit in

Il 9 agosto le associazioni ambientaliste danno corpo alla protesta contro il depuratore attiva da anni in vari luoghi della provincia di Brescia. I promotori sono il tavolo provinciale Basta Veleni, il comitato Acqua Pubblica Brescia, l’associazione Mamme del Chiese, la Federazione delle associazioni che amano il lago d’Idro e il suo fiume Chiese, Comitato Ambiente e Territorio del Basso Garda. Nel giro di poche settimane ai primi presidianti si uniscono anche persone senza esperienza nell’attivismo ma che si interessano alla causa. Sotto al Broletto le serate si animano grazie agli interventi di vari ospiti, tra i quali Charlie Cinelli e il meteorologo Luca Mercalli

A settembre iniziano i primi screzi con alcuni residenti e commercianti della zona, che chiedono la rimozione del presidio perché «indecoroso». Nel frattempo i sindaci del Chiese - comuni di Montichiari, Gavardo, Muscoline e Prevalle - decidono di fare ricorso al Tar per impugnare la scelta del commissario (trasmessa al ministero dell’Ambiente) di Gavardo-Montichiari quale «soluzione migliore dal punto di vista tecnico e ambientale». La loro speranza è di tornare all’ipotesi di Lonato. Dieci giorni dopo al ricorso si unisce anche la provincia di Brescia: il presidente Samuele Alghisi tiene però a precisare la neutralità del Broletto rispetto al progetto e di costituirsi in giudizio solo per «essere informati di quel che avviene nel ricorso, ricevere tutti gli atti e conoscere eventuali decisioni. Si tratta di informazioni essenziali visto che a noi spetterà gestire la procedura di Valutazione ambientale o il Provvedimento autorizzatorio unico di competenza provinciale». 

I rapporti con Roma

  • Le sedie vuote dei parlamentari invitati al presidio contro il depuratore del Garda
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I rapporti del presidio 9 agosto con la politica non sono stati facili, né a Brescia né a Roma. A ottobre tredici parlamentari bresciani disertano in blocco l’invito degli ambientalisti a confrontarsi tra i banchetti in piazza Duomo: l’unico che risponde, anche se non si presenta, è Alfredo Bazoli (Pd), gli altri 12 non fanno avere loro notizie. Per scandire le assenze, i manifestanti posizionano sulle sedie vuote destinate ai politici cartelli con i loro nomi e il partito di appartenenza. 

Nel frattempo però il presidio riesce a portare il depuratore del Garda in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati per un’audizione, durante la quale si ribadisce l'assenza di emergenza riguardo alla condotta sub lacuale che oggi porta le acque reflue della sponda bresciana del Garda nel depuratore di Peschiera, come aveva evidenziato anche la relazione di Acque Bresciane a giugno 2021. Stando così le cose, viene detto in commissione, la nomina di un commissario straordinario non sarebbe necessaria. 

La decisione spetta però al ministero della Transizione ecologica, e quindi a Roberto Cingolani. Il doppio impianto di Gavardo e Montichiari incassa il parere negativo della Commissione Europea, che però non ha incidenza sull’iter, e arriva anche un mozione bipartisan del consiglio regionale della Lombardia che chiede al ministero di valutare altre soluzioni. Alla fine Cingolani si pronuncia a novembre, tra le critiche e la delusione del presidio in piazza Duomo: si proceda con il progetto Montichiari-Gavardo.

L'affaire della mail falsa 

È la sera del 28 ottobre quando alcuni parlamentari, consiglieri regionali, e chi coinvolto nella vicenda-depuratore riceve una mail anonima. Nel mittente si legge «Attilio Visconti» e nel testo solo tre parole: «leggere ascoltare attentamente». A spedire la mail non è però l’ex prefetto di Brescia e non c’è firma. In allegato un pdf, che ripercorre i fatti sul progetto del Garda, ma non solo. Al suo interno c’è anche un audio di 3 minuti e 39 secondi: un messaggio di Giorgio Bertanza, docente dell’Università degli Studi di Brescia incaricato di effettuare degli studi comparativi sui progetti, diretto a Stefano Simeone, capo di gabinetto di Visconti. Nel file audio il docente fa alcune valutazioni sul depuratore del Garda. La mail si concentra su un passaggio in cui il professore «suggerisce di non rendere pubblica la voce dei costi aggiuntivi che Acque Bresciane non ha conteggiato, in quanto si rischia di svilire, di minare la veridicità di tutto lo studio»: una nota che finisce per errore in una chat whatsapp in cui sono presenti circa 250 persone, a partire dai sindaci bresciani.

Il messaggio viene utilizzato per accusare Bertanza, Acque Bresciane e la Prefettura di imparzialità e inaccuratezza delle valutazioni. Dalla sua il presidio prende le distanze dalla mail in quanto «fasulla, ma fa comunque emergere una situazione molto torbida» e su cui viene richiesta al più presto una spiegazione.

L’incontro con la nuova prefetta

Il 2022 del presidio 9 agosto si apre con una fiammata nel dibattito sul depuratore del Garda. A inizio anno gli attivisti condannano la decisione di Verona di avviare i lavori di rifacimento del collettore veronese a dicembre 2021 «senza aspettare che la parte bresciana ricomponesse il dibattito politico in corso e arrivasse a un progetto condiviso». Ad accendere gli animi sono le dichiarazioni del presidente di Acque Bresciane Gianluca Delbarba, secondo il quale con «l’avanzamento dei lavori» sulla sponda veronese diverrebbe ora «impraticabile» l’opzione di mantenere la depurazione unica all’impianto di Peschiera e si dovrebbe procedere necessariamente alla separazione delle due sponde.

  • In piazza Paolo VI si festeggiano i 200 giorni del presidio 9 agosto
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  • In piazza Paolo VI si festeggiano i 200 giorni del presidio 9 agosto
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  • In piazza Paolo VI si festeggiano i 200 giorni del presidio 9 agosto
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  • In piazza Paolo VI si festeggiano i 200 giorni del presidio 9 agosto
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  • In piazza Paolo VI si festeggiano i 200 giorni del presidio 9 agosto
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Con questa lettera gli attivisti rilanciano la loro battaglia e il 10 febbraio incontrano per la prima volta la nuova prefetta di Brescia Maria Rosa Laganà, che succede a Visconti anche nelle vesti di commissario straordinario per la depurazione del Garda. In questa occasione, definita cordiale, i referenti del sit in 9 agosto sostengono nuovamente la loro tesi ma Laganà conferma la decisione del predecessore: si va avanti con l’iter per il progetto di Montichiari e Gavardo

Verso fine mese va in scena la festa per i 200 giorni del presidio: trecento manifestanti si ritrovano in piazza Paolo VI indossando cartelli che raccontano, con la data, cosa è stato fatto ogni giorno. 

Ancora due mesi

Segue poi un periodo di relativa calma per il presidio 9 agosto, mentre si aggrava lo scontro sul piano legale con il ricorso al Tar di undici sindaci della provincia. Finché si avvicina la data del primo anniversario: il 4 agosto un’assemblea pubblica decide in piazza Duomo che il presidio 9 agosto andrà avanti per altri due mesi, almeno fino alle elezioni politiche del 25 settembre. Sulla scelta, presa quasi all’unanimità, pesa la caduta del governo Draghi, responsabile del commissariamento del depuratore del Garda. 

«Al di là dei risultati concreti ottenuti, di sicuro finiamo un anno pieno con centinaia di volontari che dal Basso Trentino fino alla foce del Chiese hanno fatto turni giorno e notte sostenendo la causa - commenta Sergio Aurora del Comitato Acqua Pubblica -. È stato un presidio di democrazia». Raffaella Giubellini di Basta Veleni lo definisce un «laboratorio civico, per la capacità di aver smosso un grande capitale umano, quello di chi ha creduto alla bontà di questa lotta contro un progetto insensato e ha tenuta aperta una questione che sembrava chiusa».

Mentre ancora si aspetta l’assegnazione dei lavori per il nuovo depuratore, la speranza del presidio 9 agosto è quindi riuscire a confrontarsi con i politici impegnati nella campagna elettorale.  «In questi mesi abbiamo incontrato alcuni politici e i sindaci dei comuni sul fiume Chiese - continua Aurora -. Nelle prossime settimane continueremo a raccogliere firme per la petizione lanciata da Mamme del Chiese, sostenuta da noi tutti, e chiederemo un’audizione in commissione Agricoltura in Regione Lombardia. Vogliamo tenere alta l’attenzione».

Stasera dalle 19 ci sarà un momento di festa per questo primo compleanno. E la battaglia prosegue. 

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