Italia e Estero

Depuratore, la Regione in campo: «Governo valuti altre soluzioni»

In consiglio approvata una mozione bipartisan: «Roma riveda le decisioni e ascolti gli enti locali»
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DEPURATORE, PASSA LA MOZIONE
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Regione Lombardia scende in campo e prova a riaprire la partita del depuratore del Garda. Una mozione bipartisan approvata dal consiglio regionale (62 voti a favore, 4 astenuti) impegna la giunta a chiedere al Governo di «riconsiderare le decisioni prese» valutando «l’opportunità di riprendere il percorso interrotto», vale a dire la mozione Sarnico e il progetto di Lonato, seguendo «un iter istituzionale condiviso con tutti gli enti coinvolti». Palazzo Lombardia si dovrà inoltre attivare col Governo «affinché vengano riconsiderate tutte le opzioni tecniche percorribili». Infine dovrà monitorare il progetto di depurazione «che verrà ritenuto idoneo», in particolare la tutela dei corsi d’acqua interessati sostenendo interventi di valorizzazione «ambientale, paesaggistica, sanitaria ed economica» della qualità delle acque e dell’ecosistema.

Una sintesi politica frutto di una lunga mediazione. A inizio consiglio erano infatti due le mozioni depositate, la prima del Pd (primo firmatario Gianni Girelli), la seconda della Lega (Francesco Ghiroldi). La mozione dem (sottoscritta anche da Ferdinando Alberti, M5s) stigmatizzava la nomina del commissario, atto «in contrasto» con il percorso portato avanti da Provincia, Ato e Acque Bresciane nei mesi scorsi (la «mozione Sarnico») e frutto delle pressioni del ministro Maria Stella Gelmini. Il testo leghista rimarcava il possibile impatto del progetto sul Chiese auspicando di poter trovare «la migliore soluzione tecnica» ma anche di poter «avviare celermente i lavori». La mediazione con Forza Italia ha portato a stralciare dal testo finale i riferimenti (critici) al commissario e a Gelmini. Alla fine la nuova mozione, sottoscritta da quasi tutti i consiglieri bresciani, è così stata votata a larghissima maggioranza. Con alcuni distinguo.

Le posizioni dei consiglieri bresciani

Il lago, il Mincio e l’attuale depuratore di Peschiera - © www.giornaledibrescia.it
Il lago, il Mincio e l’attuale depuratore di Peschiera - © www.giornaledibrescia.it

Dino Alberti, ad esempio, è stato netto: «Il testo non mi soddisfa, ma voterò a favore altrimenti non portiamo a casa nulla. Dovevamo avere più coraggio, chiedere la rimozione del commissario. Per quanto troppo timido, spero che questo ultimo disperato tentativo riporti il buon senso». Viviana Beccalossi (Misto), invece, si è astenuta: «L’obiettivo è giusto. Ma il primo accordo tra Regioni e Ministero è del 2017, sono passati 4 anni senza che si sia trovata una soluzione. Per questo il governo ha nominato il commissario». Poi l’affondo politico: «Spiace che non si abbia il coraggio di decidere. Sogno un centrodestra che dice sì alle grande opere». Per Niccolò Carretta (Azione) la mozione rischia di essere «un modo per perdere tempo» e «sottende l’idea che il depuratore sia un mostro da combattere e non uno strumento per risolvere i problemi».

I tempi

L’assessore al territorio Pietro Foroni ha spiegato: «Il parere della giunta è favorevole. Mi attiverò per dar corso alla mozione. Ma il progetto Gavardo-Montichiari non è stato calato dall’alto, è già il frutto di un confronto fatto da Ato, Acque Bresciane, Università di Brescia con altre soluzioni progettuali. Così come sulla capacità del Chiese come recettore. La mozione Sarnico, legittima, andava a smentire quel percorso». La Regione, ha aggiunto Foroni, nel 2019 ha fatto tre incontri con tutti gli attori interessati, «pur non essendo una nostra competenza»: «non sposiamo alcun progetto», quello «che ci interessa è che si arrivi in fretta alla scelta perché, nonostante le rassicurazioni, non possiamo permetterci che succeda qualcosa alle sublacuali». Ecco perché, ha concluso, farò comunque presente al commissario e al governo «l’urgenza che si proceda con la definizione del progetto»; la mozione «non può essere l’alibi per rinviare l’opera alle calende greche».

Richiesta unanime

Il voto, però, è stato chiaro. Il consiglio regionale chiede al Governo di «rivedere le decisioni assunte». Lo chiedono di fatto tutti i territori (consiglieri bresciani e mantovani) e tutte le forze politiche. «Credo sia un segnale importante e non di poco conto, anche politicamente, che tutti i consiglieri di tutte le forze politiche abbiano voluto sostenere la mia proposta - ha commentato Girelli -. La condivisione dell’intera assemblea testimonia che quando si tratta di scelte importanti, che riguardano migliaia di cittadini, serve un surplus di azione politica. Credo che restituire ai territori la capacità di intervenire non significhi ritardare l’opera bensì il contrario. Impedire che la scelta affrettata presa in precedenza impedisse la realizzazione del depuratore era nelle priorità del mio intervento legislativo. Ora è il momento di agire in fretta perché l’infrastruttura sul Garda è necessaria e urgente».

Il progetto per l’impianto di Gavardo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il progetto per l’impianto di Gavardo - Foto © www.giornaledibrescia.it

La scelta del doppio impianto a Gavardo e Montichiari, ha spiegato Ghiroldi, «potrebbe avere un impatto ambientale sul Chiese, corso d’acqua da tempo sofferente. Grazie a questa mozione bipartisan il consiglio regionale auspica si possa trovare una migliore soluzione tecnica per un corretto sistema di depurazione, fondamentale per la salute delle persone e la tutela dell’ecosistema». «La mozione potrebbe accelerare i tempi di risoluzione della questione» hanno aggiunto i leghisti Floriano Massardi e Francesca Ceruti. Claudia Carzeri (Forza Italia) ha insistito sulle criticità del Chiese. «Oggi è il giorno in cui la politica può fare uno scatto in avanti. La Regione può tentare di dare prova che se c’è un’altra strada percorribile, è giusto percorrerla». Una prima risposta potrebbe arrivare venerdì, alla Camera, quando il ministero dovrà rispondere all’interrogazione di Devis Dori (LeU) che punta a riportare il percorso alla mozione Sarnico. Si vedrà.

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