Italia e Estero

Terza dose al via il 20 settembre per 3 milioni di immunodepressi

Coronavirus: disponibili dosi di Pfizer e Moderna. Oltre 40 milioni di italiani (74%) hanno terminato il ciclo vaccinale
Il generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo, Commissario all’emergenza - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo, Commissario all’emergenza - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Parte il conto alla rovescia per l’avvio delle somministrazioni delle terze dosi di vaccino anti-Covid: si inizierà ad effettuare i richiami dal 20 settembre, cominciando dai soggetti immunocompromessi. Questa la decisione presa nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il Commissario per l’Emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo.

Inizialmente, sarà dunque coinvolta una platea di circa tre milioni di pazienti. Tra loro, pazienti trapiantati, oncologici e con patologie autoimmuni. Subito dopo, ha indicato Speranza nei giorni scorsi, si procederà con gli altri soggetti fragili, gli ospiti delle Rsa e gli ultraottantenni. Intanto, sono oltre 40 milioni (40.006.727) gli italiani vaccinati contro il nuovo coronavirus con entrambe le dosi in base ai dati pubblicati sul sito del governo, pari 74,07% della popolazione over 12. Al centro della riunione di ieri, dunque, la somministrazione di dosi «booster» (termine tecnico che equivale a «richiamo») a quelle categorie maggiormente esposte o a maggior rischio di malattia grave. Ed è già in corso tra il ministero della Salute e i tecnici delle regioni un confronto per «la puntuale definizione della popolazione target» a seguito del quale verranno aggiornati i sistemi informatici per l’avvio delle somministrazioni in tutto il paese. Per consentire l’inoculazione della terza dose, sottolinea ancora la struttura di Figliuolo, verranno messe a disposizione ulteriori dosi di vaccino a mRna Pfizer e Moderna.

Ma se gli esperti sono concordi sulla sua utilità per le categorie più a rischio, restano invece divisi sull’opportunità di estendere il booster a tutta la popolazione. Scelte su risposte individuali. «Sono favorevole alla terza dose partendo con gli immunodepressi e poi, a distanza di 9-12 mesi dal termine del ciclo vaccinale con due dosi, anche per il resto della popolazione», afferma Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico di Tor Vergata, sottolineando la necessità di estendere il richiamo in un secondo momento anche a tutti i sanitari. «Sono comunque dell’idea - precisa - che vada fatta a tutti. La terza dose è infatti necessaria perchè il livello degli anticorpi al virus SarsCov2 indotto dalla vaccinazione progressivamente si riduce. Questo succede in tutte le vaccinazioni ma il tempo di questo decadimento degli anticorpi è diverso». Per la vaccinazione anti-Covid, sottolinea, «stiamo vedendo che dopo 9-12 mesi, ma secondo alcuni studi anche dopo 6 mesi, il titolo anticorpale tende a diminuire».

Di parere diverso sull’estensione del «booster» è invece Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano: «La terza dose - afferma - va fatta ove si definisca necessaria e in determinate situazioni; sono invece meno propenso per una terza dose a tutti, perchè sono necessarie basi scientifiche più approfondite». Infatti, sottolinea, «la mia netta impressione è che ci siano persone che rimangono protette per mesi e altre che rispondono poco o nulla al vaccino. Quindi, chi non risponde potrebbe non rispondere neanche alla terza dose». In ogni caso, anche per gli immunodepressi, conclude, sarebbe opportuna la terza dose «sulla base di una valutazione della risposta anticorpale individuale, attraverso un test sierologico».

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