Vaccini, terza dose a 55mila bresciani: si parte a fine mese
Partirà a fine mese la campagna per la terza dose del vaccino anti Covid-19. Ad annunciarlo, il ministro della Salute Speranza: «Si partirà dalle persone fragili e tale indicazione è arrivata anche dall’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, ed il Comitato tecnico scientifico ha già espresso la sua opinione in tal senso».
A ribadirlo anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia. «Siamo pronti - dichiara Moratti -. Abbiamo presentato il nostro piano prima dell’estate al ministro Speranza e al commissario straordinario Figliuolo. Aspettiamo solo il via libera e, nel frattempo, stiamo aprendo centri vaccinali più piccoli rispetto agli Hub che sono stati riferimento per la campagna vaccinale di massa che dovremmo chiudere entro settembre. Per la terza dose avremo la collaborazione dei medici di medicina generale, delle farmacie e delle aziende».
E se ancora non si conoscono i dettagli della campagna, pare ormai certo che con la terza dose si partirà con i più vulnerabili, seguiti dai fragili e, a seguire, il resto della popolazione. Ovviamente, la priorità a coloro che hanno fatto da apripista della campagna vaccinale, ovvero il mondo della sanità e dell’assistenza. Ad una ovvia condizione: la terza dose potrà essere somministrata solo a coloro che hanno concluso il primo ciclo vaccinale.
I numeri nel Bresciano
In provincia di Brescia sono 54.767 i vulnerabili di ogni età che sono stati vaccinati. Tra questi, coloro che hanno più di sessant’anni e che rientrano nella categoria degli estremamente vulnerabili, sono 12.167. Poi, secondo il piano, si dovrebbe procedere con i fragili. Categoria della quale fanno parte le persone più anziane, ovvero 359.800 over 60 su 371.967 che hanno già completato il ciclo vaccinale. Nel Bresciano sono candidati alla terza dose 86.185 over 80, pari al 92,29% della platea dei vaccinabili che è stata immunizzata. Nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni le persone vaccinate sono 112mila su un totale di 123.234, pari dunque al 91,08%. Infine, per rimanere nell’area dei più anziani della popolazione e, dunque, di coloro che sono più a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, candidati alla terza dose sono anche coloro che hanno tra i 60 e i 69 anni. Ovvero 134.500 persone su un totale di 155.348, l’86.58% degli aventi diritto che hanno scelto di vaccinarsi nella prima fase della campagna.
Dibattito aperto
Sull’opportunità di somministrare la terza dose di vaccino anti Covid-19 tra gli esperti i pareri sono discordanti. Nulla di nuovo in questo processo dialettico al quale i lunghi mesi della pandemia ci hanno abituato. Intanto, non vi sono ancora dati certi sulla durata della risposta immunitaria indotta dal ciclo vaccinale concluso. Anche se vi è accordo nel ritenere che sia opportuno partire con i più fragili, ovvero immunodepressi ed anziani. Sempre più dati, infatti, indicano che anziani e persone fragili, vaccinati a gennaio e febbraio, stanno esaurendo la loro protezione e, dunque, devono essere riprotette con una terza dose di farmaco espressamente autorizzato dalle autorità regolatorie.
A confermare la necessità anche il risultato di uno studio pubblicato in preprint sulla rivista Lancet dall’Università di Glasgow e coordinato dal Centro per la Ricerca contro il cancro dell’Università di Birmingham. Secondo lo studio, il 40% delle persone immunodepresse, cioè con un debole sistema immunitario, dopo due dosi di vaccino contro il Sars-CoV-2 generano bassi livelli di anticorpi rispetto a chi è in buona salute. Sempre secondo lo studio, l’11% dei pazienti immunodepressi ha una risposta immunitaria pari a zero dopo le due dosi.
Il virologo Francesco Broccolo dell’Università Bicocca di Milano: «Credo che la terza dose del vaccino andrebbe valutata per gli immunodepressi, quali trapiantati e dializzati, e gli over 80, soprattutto quelli che risiedono nelle Rsa, perché hanno mostrato di avere una risposta immunitaria più debole e meno duratura. Anche se sarebbe opportuno valutare chi, tra queste categorie, ha realmente bisogno attraverso un monitoraggio periodico dei livelli di anticorpi neutralizzanti, quelli che proteggono dall’infezione».
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