Italia e Estero

Guida alle elezioni regionali in Lombardia: le date, le liste e i 120 candidati

Il 12 e il 13 febbraio i lombardi eleggeranno il nuovo presidente e il consiglio. A Brescia l'esito interessa anche in vista delle amministrative
REGIONALI, COME SI VOTA?
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Fra meno di un mese in Lombardia si vota per eleggere il nuovo presidente della regione e il Consiglio regionale. Domenica 12 febbraio e lunedì 13 febbraio cittadini e cittadine lombardi dovranno quindi scegliere il successore di Attilio Fontana, che comunque corre per un secondo mandato. In tutto i candidati presidente sono quattro, sostenuti dalle diverse forze politiche e al momento impegnati in una campagna elettorale che li ha visti già passare anche da Brescia: oltre a Fontana, i nomi sulla scheda saranno quelli di Letizia Moratti, Pierfrancesco Majorino e Mara Ghidorzi.

A Brescia si guarda con particolare attenzione a queste elezioni regionali perché l’esito potrebbe anticipare qualcosa sulla posizione politica dei residenti in città, che in primavera (la data non è ancora definita) eleggeranno il successore sindaco o sindaca di Emilio Del Bono, peraltro in corsa in Lombardia come capolista bresciano del Pd per diventare consigliere regionale.

I candidati alla presidenza e il Consiglio

Da 28 anni il governo della Lombardia è guidato da una coalizione di centrodestra, che quest’anno ricandida il vincitore del 2018, ossia l’attuale presidente Attilio Fontana (Lega). Il centrosinistra ha scelto invece di affidare la corsa all’eurodeputato Francesco Majorino (Partito Democratico), sostenuto anche da Movimento 5 Stelle, che ha un passato nella giunta comunale del sindaco di Milano Beppe Sala e che settimana scorsa è stato a Brescia per parlare del suo programma. Azione e Italia Viva, il cosiddetto terzo polo, presentano Letizia Moratti, fino a pochi mesi fa vice di Attilio Fontana e assessora al Welfare di Regione Lombardia, ex sindaca di Milano e ministra dell’Istruzione nei governi Berlusconi II e III, e che pochi giorni fa è passata dalla Bassa Bresciana per il suo tour in pullman. La quarta candidata in corsa è la sociologa Mara Ghidorzi per Unione popolare, la coalizione che comprende Rifondazione comunista, Potere al popolo e De.Ma. Ghidorzi è progettista per Afol, l’Azienda speciale consortile per la Formazione l'Orientamento e il Lavoro del territorio metropolitano milanese, e si occupa di inclusione sociale e parità di genere.

Insieme al presidente verranno eletti anche i nuovi membri del Consiglio regionale, l’organo rappresentativo-deliberativo di ogni regione italiana. In Lombardia i consiglieri sono 80, compreso il presidente della Regione, in base a un decreto legge del 2011 che stabilisce che nelle regioni con una popolazione superiore a otto milioni di abitanti (ce ne sono più di dieci milioni) il numero dei consiglieri debba essere uguale o inferiore a 80.

Come funziona il voto

Il presidente e il consiglio regionale vengono eletti insieme a suffragio diretto. Si vota con una scheda sola, sulla quale sono riportate le liste provinciali e le coalizioni dei candidati e delle candidate consiglieri. Diventa presidente chi ottiene la maggioranza dei voti: non c’è ballottaggio nemmeno se nessuno dei candidati raggiunge il 50%, quindi vince chi prende almeno un voto in più degli altri.

I membri del Consiglio regionale sono invece eletti con criterio proporzionale, sulla base di liste circoscrizionali concorrenti, con l’applicazione di un premio di maggioranza. Le circoscrizioni coincidono con le 12 province lombarde: ciascuna presenta liste provinciali – a Brescia ne sono state presentate 13, ne parliamo fra poco –, quelle che presentano la stessa o lo stesso candidato sono unite in una coalizione di liste e il candidato presidente collegato a queste rappresenta il capo della coalizione. Il voto funziona così: se il candidato presidente riceve fino al 40% delle preferenze, la coalizione a lui collegata ottiene il 55% dei seggi (almeno 44 consiglieri su 79); se invece il candidato supera il 40% dei voti, la coalizione avrà il 60% dei seggi (48 consiglieri). La legge elettorale lombarda fissa, inoltre, un limite: la coalizione vincente non può avere più del 70% dei seggi (56) dell’intero Consiglio.

Nelle elezioni regionali è previsto il voto disgiunto: si può quindi tracciare una X sul nome di un candidato e un’altra su una lista avversaria. Elettori ed elettrici possono anche esprimere due preferenze, scegliendo tra un candidato e una candidata che appartengano alla stessa lista e scrivendo i loro cognomi sulla scheda elettorale. Qui trovate comunque tutte le informazioni su dove e come possono essere messe le X sulla scheda.

Le liste bresciane

Venerdì 13 e sabato 14 gennaio sono state depositate le liste provinciali. Alla Corte d’appello di Brescia ne sono state presentate 13, per un totale di 130 candidati: una però, Verde è popolare-Udc, è stata respinta perché non ha raccolto abbastanza firme, ma ha presentato ricorso. Quindi alla fine le liste sono 12, con 120 candidati:

In questo pezzo trovate tutti i nomi delle candidate e dei candidati al Consiglio regionale suddivisi per lista.

Preludio alle amministrative

Alle scorse elezioni politiche del 25 settembre che hanno portato alla formazione del governo Meloni abbiamo analizzato il voto nei diversi quartieri di Brescia per capire come si stavano spostando le preferenze di voto dei bresciani in vista delle prossime amministrative. L’ultima vittoria della coalizione di destra ha sancito un’affermazione storica di Fratelli d’Italia, salito al 24,11% (22.688 voti). In città il Pd, partito del sindaco Del Bono al governo dal 2013, si è fermato al 23,5%. I dem hanno tenuto in centro storico, a Mompiano, a San Rocchino, Borgo Trento, Sant’Eustacchio, Don Bosco, Porta Cremona, Lamarmora, Villaggio Sereno, San Polo Parco e Sanpolino. Nel resto della città è stato Fratelli d’Italia a prevalere sostituendo anche a Brescia la Lega, come accaduto nel resto della provincia e in tutta Italia.

Naturalmente, non è detto che il voto per il Parlamento si rifletta in quello per la Loggia. Ma può comunque essere un indicatore com’era accaduto nel 2013: alle elezioni politiche di febbraio nessuna coalizione riuscì a raggiungere una vittoria netta, ma comunque la coalizione Italia Bene Comune, di cui faceva parte il Pd, ottenne la maggioranza alla Camera grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale di allora. Tre mesi dopo il centrosinistra si riprese la Loggia con Emilio Del Bono, dopo 5 anni di una giunta guidata da Adriano Paroli, vincitore nel 2008 per il centrodestra e al tempo anche deputato del Popolo della Libertà fino al 2012.

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