Italia e Estero

Lombardia 2023, Letizia Moratti: «Ecco il mio piano per rilanciare la Lombardia»

«La Regione è sempre concentrata su Milano anche per gli investimenti Brescia merita attenzione»
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MORATTI: "BRESCIA MERITA DI PIU'"
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La vera game changer della politica lombarda di questi mesi è stata Letizia Moratti. Il suo strappo con il centrodestra con le dimissioni da vicepresidente e assessore regionale al Welfare e la corsa per la presidenza della Lombardia sostenuta dal Terzo polo è stata una vera e propria scossa. La Moratti, due giorni dopo il lancio ufficiale della sua candidatura, è arrivata in provincia di Brescia avviando il suo tour elettorale.

Come nasce la sua candidatura per la Presidenza? Si è sentita tradita dal centrodestra?

È stata una scelta che ho maturato nel tempo, anche dolorosa, però l’attuale collocazione politica del centrodestra schiacciato sempre a più a destra non corrisponde più ai miei ideali. Sono sempre stata liberale, popolare e vicina alla dottrina sociale della Chiesa, non posso riconoscermi in questo destra-centro. Le ragioni che mi hanno spinto a lasciare sono di tutta evidenza: non potevo accettare gli ammiccamenti dell’attuale governo alle posizioni No vax in una regione che è stata così duramente colpita e con l’amministrazione regionale appiattita sulle posizioni dell’Esecutivo.

Inoltre la Lombardia merita una prospettiva diversa che vada oltre alla gestione dell’amministrazione corrente, del fare poco e benino, ma che abbia ambizioni e una visione per far tornare a far crescere la nostra regione e a riportarla ad occupare il posto che merita a livello internazionale. Ambizioni e capacità che non vedo nell’attuale governo della Lombardia.

Non teme che la corsa a tre, lei con il Terzo Polo e Majorino con l’asse Pd-M5s, alla fine consegni la vittoria a Fontana?

No, sono convinta che i lombardi sapranno riconoscersi in chi fa proposte concrete e ha dimostrato competenza. Così come ho fatto con Expo, che ha portato crescita, occupazione e reso Milano una città di livello internazionale.

Renzi ha chiesto al Pd di sostenere la sua candidatura. Avete mai creduto che fosse un’ipotesi realistica?

Il Pd sta perdendo un’occasione storica in Lombardia e la sta perdendo perché hanno prevalso logiche congressuali nazionali volte a dare a un partito diviso un’identità. Però così ancora una volta a vincere è l’interesse del partito, non quello dei lombardi.

Se diventerà presidente quali saranno le prime tre azioni dei primi cento giorni?

Il primo obiettivo è firmare un accordo di programma da un miliardo di euro per portare investimenti in Lombardia. Sono andata nei giorni scorsi a Londra con questo obiettivo incontrando grande disponibilità. La Lombardia ha tutte le potenzialità per attrarre investimenti esteri che sarebbero un volano eccezionale per la crescita della nostra economia.

Voglio anche rivedere in toto la gestione di Trenord e della rete ferroviaria, per sbloccare le risorse e far partire i cantieri. La nostra rete infrastrutturale presenta carenze e ha necessità di manutenzioni urgenti. Infine la Sanità, per completare il percorso di rafforzamento della sanità territoriale appena avviato e per aggredire con forza l’annosa questione delle lunghe liste d’attesa che ricadono sul diritto alla cura gratuita e nei tempi giusti dei cittadini e non sono più tollerabili. Anche questo è un lavoro da me appena iniziato. A

Brescia in questi mesi si è parlato molto del problema per i medici di base soprattutto nelle aree montane. Come pensa di risolvere il problema?

La carenza dei medici di medicina generale è strettamente legata alla questione del loro ruolo in una medicina che è profondamente cambiata negli ultimi anni. Nessuno cura più da solo, ma deve far parte di un team multiprofessionale. Bisogna allora ricomporre la separazione tra i medici di base e il resto del sistema sanitario. È quello a cui ho lavorato con il Ministero della Salute, trovando l’accordo con i sindacati, per integrare i medici all’interno delle case di comunità e utilizzarli dove è più necessario. Cosa possibile solo dando alle Regioni le leve contrattuali necessarie, che ora non hanno. Un accordo, al quale ho personalmente contribuito e che doveva essere approvato con il governo Draghi. Ora si trova nei cassetti del ministro della Salute che invito a portare al più presto all’approvazione del Governo.

Resta il problema del trasporto pubblico.

La mia intenzione è mettere a gara il servizio ferroviario locale, ci sono troppi disservizi e difficoltà per studenti e pendolari. Dalle analisi che abbiamo fatto tutte le regioni in Europa che hanno messo a gara il servizio ferroviario, in Germania e in Francia, hanno avuto un beneficio in termini di diminuzione dei costi di circa un 30% e di aumento della qualità dei servizi. Non sarà un percorso immediato ma va fatto così come andava fatto con i vertici di Aria quando non funzionava. Come l’ho fatto in quel settore intendo farlo anche nei trasporti.

La Regione è sempre stata percepita dai bresciani come troppo milanocentrica.

È vero si è creata una progressiva distanza tra Milano che è continuata a crescere con Expo e le province. La Regione non ha saputo valorizzare i territori rispetto alla metropoli milanese. Gli Uffici territoriali provinciali di Regione Lombardia, hanno un’impronta prefettizia invece di essere come dovrebbero un vero strumento per rafforzare la capacità di interazione e interfaccia con gli attori economico-sociali, diventando dei tavoli territoriali di concertazione tra Regione, enti locali, forze sociali, società civile, imprese e mondo della ricerca.

La Regione è sempre stata troppo concentrata su Milano anche dal punto di vista degli investimenti. È una politica che deve essere riequilibrata. Brescia è la prima provincia dal punto di vista industriale come Milano lo è per i servizi. Deve esserci nei confronti di Brescia un’attenzione maggiore rispetto a quella c’è stata fino ad ora.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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