Processo Bozzoli, Alex: «Ancora oggi mi chiedo dov'è lo zio»

Così il nipote di Mario e fratello dell'unico imputato, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. «Giacomo è innocente»
L'intervento di Alex Bozzoli in aula per il processo Bozzoli
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«Ancora oggi mi chiedo dove sia mio zio. Difendo mio fratello Giacomo, un ragazzo di 35 anni, che è innocente e rischia l'ergastolo». Lo ha detto dal banco dei testimoni Alex Bozzoli, nipote dell’imprenditore Mario Bozzoli scomparso l'8 ottobre 2015, e fratello di Giacomo, unico imputato nel processo per omicidio e occultamento di cadavere.

«I rapporti con mio zio? Erano buoni, di rispetto. Si lavorava, si guadagnava, avevamo belle auto. Che motivi c’erano per litigare? Anche mio fratello aveva buoni rapporti con lui» ha aggiunto Alex. «Mio zio mi chiamava dieci volte al giorno e se avesse avuto davvero paura non mi avrebbe parlato così tante volte» ha aggiunto.

«A me e mio fratello nessuno assume più perché televisivamente siamo stati dipinti come gli assassini, come i delinquenti». Il fratello di Giacomo ha anche raccontato di alcuni episodi di discrimazione subiti in paese e che hanno danneggiato anche i suoi figli.

Anche Alex Bozzoli inizialmente era finito sotto inchiesta per concorso nell’omicidio e poi la posizione è stata archiviata. Oggi è stato sentito come testimone dopo Jessica Gambarini, ex fidanzata di Giacomo, che ha confermato le accuse espresse nell'incidente probatorio.

Giacomo Bozzoli, unico imputato del processo per la scomparsa di Mario - © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Bozzoli, unico imputato del processo per la scomparsa di Mario - © www.giornaledibrescia.it

Il processo Bozzoli fino a qui

Iniziato il 14 gennaio 2021 davanti alla Corte d'Assise di Brescia, il processo Bozzoli potrebbe arrivare a sentenza entro dicembre, ma alla luce dei teste ancora da sentire è probabile si slitti al nuovo anno. Sono più di cento i testimoni chiamati in aula: 94 i nomi indicati dalla Procura generale che rappresenta l’accusa, 41 quelli della difesa ai quali si aggiungono otto consulenti e 46 delle parti civili. Un elenco complessivo di quasi duecento persone, di cui circa la metà in comune tra le due parti.

Davanti al presidente Roberto Spanò sono comparsi in primis i consulenti che hanno partecipato alle indagini, i quali hanno contribuito a fare chiarezza su cosa sia successo quella sera, incrociando immagini delle videocamere e tabulati telefonici e circoscrivendo il momento clou della scomparsa in una finestra temporale di 11 minuti. Poi è stata la volta della moglie di Mario Bozzoli, Irene Zubani, che ha confermato di essere convinta della colpevolezza del nipote Giacomo.

Nella sesta udienza è intervenuta l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha coordinato la squadra di 16 esperti che per due anni ha analizzato tutti i materiali raccolti all’interno e all’esterno della fonderia. Infine, alla ripresa dopo la pausa estiva, ha testimoniato Adelio Bozzoli, fratello della vittima e padre di Giacomo, unico imputato per il giallo di Marcheno.

Nel corso dell'udienza del 12 ottobre, hanno testimoniato due ex operai della fonderia Bozzoli: Oscar Maggi e Aboagye Abu Akwasi, che nel 2015 erano finiti sotto indagine per concorso in omicidio, ma poi le accuse nei loro confronti erano state archiviate. I due hanno fornito versioni diverse, ma entrambi hanno negato quanto emergerebbe dalle intercettazioni telefoniche e ambientali riguardo ai loro tentativi di prendere accordi con Giuseppe Ghirardini, collega scomparso sei giorni dopo il suo datore di lavoro e poi ritrovato morto a Case di Viso, in Valcamonica, con un’esca al cianuro nello stomaco.

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