Economia

Von der Leyen: «Obiettivi green rimangono ma più flessibilità»

Nella lettera ai responsabili di governo in vista del Consiglio la presidente della Commissione europea apre anche ai «biocarburanti avanzati»
Ursula von der Leyen - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Ursula von der Leyen - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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La proposta della Commissione di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1999 «è ambiziosa» e offre «notevoli flessibilità» perché «’l’obiettivo nazionale può essere inferiore a condizione sia compensato da riduzioni al di fuori della Ue: su questo «i ministri discuteranno ulteriormente». Lo indica la presidente Urusula von der Leyen nella lettera ai responsabili di governo in preparazione della riunione del Consiglio europeo di giovedì.

Von der Leyen, pur essendo attenta a riconoscere la fondatezza delle preoccupazioni di una parte del mondo industriale indicando che la transizione «richiede una combinazione di ambizione, velocità, pragmatismo e flessibilità, nonché un certo grado di protezione contro la concorrenza sleale», accentua l’aspetto della sfida globale insita nel Green Deal: «La corsa alle tecnologie pulite sta accelerando e per questo motivo dobbiamo mantenere la rotta nella transizione della nostra economia verso la neutralità climatica e la circolarità, in piena coerenza con la nostra agenda per la competitività e l'indipendenza». In sostanza, il Green Deal resta una grande opportunità per la Ue. Sull’obiettivo per il clima al 2040 i governi sono al momento divisi e su questo sono attese grandi discussioni al Consiglio europeo.

Nella lettera ai capi di stato e governo, che si runiscono giovedì, von der Leyen non cita mai gli Stati Uniti e le politiche commerciali di Trump, limitandosi a parlare espressamente del ruolo della Cina, tuttavia ribadisce che la Ue «rimane impegnata a favore di un ordine internazionale basato sulle regole» perché «non possiamo ignorare la crescente assertività di coloro per i quali il potere puro è l'unica guida. L'Europa deve difendere se stessa e i suoi valori, e senzai mezzi economici su cui contare, non possiamo che fallire collettivamente. Se facciamo le scelte sbagliate, la lenta agonia annunciata da Mario Draghi potrebbe diventare realtà prima e più velocemente». L’economia europea è solida, resiliente, sostenibile e innovativa e allora «aggrapparci dogmaticamente ai nostri modelli di business esistenti, indipendentemente dai loro successi passati, non è la soluzione».

Preoccupa molto la corsa alle tecnologie pulite in fase di accelerazione: «La Cina ha individuato le opportunità commerciali e sta sfruttando le sue enormi risorse umane, con l'obiettivo di diventare il leader indiscusso di tutti gli elementi cruciali dell'economia del futuro. Il modo in cui le nostre politiche hanno contribuito all'emergere della Cina nel settore delle tecnologie verdi (solare, batterie, auto elettriche) dovrebbe servire da monito: per raggiungere la leadership, sono necessari concentrazione e impegno incessanti. E questi diventano ancora più essenziali per preservarla. La leadership richiede anche reazioni forti per evitare di cadere in nuove e pericolose dipendenze, come la nostra crescente dipendenza dalla Cina per le materie prime critiche».

La sfida è aperta. Von der Leyen ha risposto alle pressioni dei governi di accrescere gli spazi di flessibilità nell’attuazione degli obiettivi pro clima in nome della competitività industriale. Pressione che è rivolta direttamente anche allo stesso stop all’immissione nel mercato di nuove auto a diesel e benzina dal 2035. Tuttavia non ritiene che la Ue possa perdere terreno nella corsa tecnologica e produttiva all’insegna del Green Deal. «Data la sua geografia, la Ue ha molto in gioco, più che altre aree, nel diventare la regione più efficiente a livello globale in termini di energia e risorse. Ogni megawattora e tonnellata di materie prime risparmiate nella produzione di beni e servizi per noi stessi e per il resto del mondo, ci rende più competitivi e più indipendenti dai fornitori esterni. È qui che la competitività incontra la resilienza strategica».

Di qui la combinazione tra ambizione e flessibilità con protezione dalla concorrenza sleale: «Nessuno dovrebbe essere in grado di sottoporre il nostro tessuto economico e sociale a una tensione tale da provocarne il collasso». E la flessibilità per raggiungere l’obiettivo di riduzione dei gas serra entro il 2040 (-90%), obiettivo che «può essere raggiunto con crediti internazionali di alta qualità».

Ai leader von der Leyen ricorda che la stragrande maggioranza dei cittadini e degli attori economici riconosce la necessità della trasformazione «verde», che l'aumento degli eventi meteorologici estremi ha mostrato loro i gravi danni che può causare alle società, alle comunità e alle imprese. E che anche il Sud del mondo sta cercando soluzioni per le proprie transizioni e questa «è una grande opportunità commerciale per l'Europa. Coglierla richiede fermezza e una spinta incessante per affrontare i nostri concorrenti, a partire dalla Cina».

Apertura sui biofuel

Per il rafforzamento dell’industria europea Bruxelles presenterà entro fine anno un Industrial Accelerator Act per i settori strategici chiave, con particolare attenzione alle industrie ad alta intensità energetica e alle tecnologie pulite. È stata accelerata la verifica/revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per auto e furgoni entro fine 2025: von der Leyen per la prima volta cita espressamente un’apertura ai «biocarburanti avanzati» (si tratterà poi di vedere il risultato della verifica del regolamento).

Poi entro fine anno la Commissione presenterà anche proposte per rafforzare ulteriormente il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, con un'estensione ai prodotti a valle, forti misure antielusione, incluso l'uso in alcuni casi di valori nazionali obbligatori, e sostenere le industrie a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Questo ha chiesto l’industria Ue. E sempre entro fine anno sarà lanciata una nuova asta da 1 miliardo di euro, come primo progetto pilota della futura Banca per la decarbonizzazione, che ha l’obiettivo di fornire 100 miliardi di euro di finanziamenti totali per progetti di decarbonizzazione industriale.

Ets

Sulla fissazione del prezzo del carbonio per i combustibili utilizzati per il riscaldamento e il trasporto su strada (Ets 2), la Commissione indica la necessità di mantenere un approccio basato sul mercato: i ricavi generati dal meccanismo saranno convogliati tramite il Fondo sociale per il clima e contribuiranno in quattro aree ben definite: superare la povertà energetica e dei trasporti, dispiegare tecnologie pulite prodotte dalla Ue, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi climatici.

L’Ets 2 dovrà essere introdotto gradualmente e senza intoppi e Bruxelles avanzerà proposte per affrontare le preoccupazioni relative a prezzi troppo elevati o volatili come hanno chiesto 19 Stati membri: sarà rafforzato il sistema di stabilizzazione dei prezzi aumentando il ruolo della riserva di stabilità del mercato Ets 2; Bruxelles valuta la possibilità per gli Stati membri di anticipare le entrate in collaborazione con la Bei per sostenere le famiglie a basso e medio reddito nella riduzione precoce delle bollette del riscaldamento o della mobilità.

In sostanza l’Ets 2 dopo il 2030 deve garantire «un percorso di decarbonizzazione realistico e fattibile per le industrie ad alta intensità energetica» e dovrebbe inoltre offrire ulteriore spazio per le emissioni difficili da ridurre, consentendo l'utilizzo di rimozioni industriali di carbonio.

Prezzi energia

Per quanto riguarda i prezzi dell’energia, in Europa molto più alti che negli Stati Uniti e in Cina. Attualmente i prezzi del gas sono più di 10 volte inferiori rispetto al picco della crisi energetica ma sono circa il doppio rispetto a prima della crisi. «Ma oltre al gas, anche altri aspetti della bolletta energetica rimangono troppo elevati: tasse, imposte e oneri sono aumentati lo scorso anno sia per l'industria che per le famiglie», sottolinea von der Leyen. I prezzi sono più bassi in Svezia, Finlandia, Francia e Spagna, ma considerevolmente più alti in Italia, Irlanda e nell'Europa sudorientale: von der Leyen promette che la Commissione studierà «misure a breve termine per ridurre i prezzi dell'energia nell'Unione, salvaguardando al contempo la parità di condizioni interni” e che “presenterà proposte prima possibile».

 

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