Caffaro, senza commissario la bonifica resta al palo

Il bollettino che tiene il conto dei ritardi è disarmante. Siamo a un anno d’attesa per ottenere il nullaosta alla rimodulazione finanziaria; da sei mesi si aspettano invece le autorizzazioni ministeriali (necessarie per procedere, ad esempio, con la realizzazione dei piezometri) e da quasi quattro mesi il Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro è senza commissario straordinario.
Adesso, però, sulla scrivania delle scadenze che si accumulano, ce n’è una più urgente delle altre: a giugno, il contratto che affida ad A2A la gestione della barriera idraulica scade. E se non si procede con il rinnovo o con una proroga, significa che la diga anti-veleni che impedisce al polo industriale di riversare altre tonnellate di inquinanti nelle acque e nei terreni smette di funzionare.
Conti da pagare e bollette insolute
La questione della barriera idraulica è un punto fondamentale, ma non è l’unico fronte aperto. Anche l’elenco degli effetti collaterali dell’assenza del commissario Mauro Fasano, come quello dei ritardi, è lungo.
I cantieri per «la bonifica delle bonifiche» nella ex cittadella industriale Caffaro - un passo ritenuto «urgente» dallo stesso Ministero - sono inceppati per una firma. Le ditte incaricate (capitanate dalla capofila Greenthesis) non vedono l’ombra di un soldo da mesi, perché a firmare gli assegni è il commissario; i subappalti sono in stand-by; i rifiuti pericolosi lasciati in eredità dalla Csa di Rovigo, e necessariamente da rimuovere, non si possono né caratterizzare né spostare; i cosiddetti «campi prova» (ossia i test generali per sondare le tecnica di bonifica) sono al palo. E la stessa A2A ha già insoluta la bolletta dell’energia relativa ai mesi scorsi: il servizio non l’ha interrotto, ma non è scontato.
Le riunioni in agenda
Proprio per mettere in fila questo grande cortocircuito innescato dai tanto snervanti quanto proverbiali tempi romani, oggi si terrà una riunione tecnica per capire se e quali contromisure si possono mettere in atto.
È già stato poi convocato dall’assessore lombardo all’Ambiente il tavolo regionale su Caffaro: è in agenda domani e all’ordine del giorno c’è il capitolo delle aree private contaminate. Fasano sarà presente, ma in qualità di direttore dell’Ersaf (l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste), non ancora in veste di commissario. E se dalla capitale non accelerano i tempi, con il contratto di A2A in scadenza, a sobbarcarsi l’onere di subentrare in via sostitutiva per tenere le redini delle pratiche amministrative potrebbe essere proprio la Lombardia.
Cosa è successo
Quella che Brescia sta (ri)vivendo è (letteralmente) una storia infinita, scritta e basata su decenni di déjà vu. Un destino maledetto e tormentato che ogni volta sfida anche i faticosi passi in avanti.
Il paradosso di questa vicenda è che il decreto di nomina di Fasano era pronto da tempo: è stato timbrato e firmato alla fine di febbraio dal Mef. Ma per due mesi e otto giorni è rimasto chiuso in un cassetto del dicastero dell’Ambiente. Solo attorno al 7 maggio, il documento è riemerso dal labirinto romano dopo una girandola di dirigenti e passaggi di consegne che hanno seppellito il dossier sotto la polvere della burocrazia. La pratica non era mai arrivata alla Corte dei Conti, smentendo ogni ipotesi iniziale.
Ora l’ingranaggio si è rimesso in moto con l’obiettivo di accelerare il più possibile, ma serve il tempo tecnico per completare l’iter: l’incarico, al momento, è sul tavolo dell’Ucb (Ufficio centrale di bilancio), poi dovrà tornare alla Corte, che non dovrebbe impiegare molto a sdoganarlo. Sempre che non spuntino altre «osservazioni», che dilaterebbero i tempi di altri due mesi.
Intanto, tutto è fermo: niente smaltimenti, sondaggi, demolizioni. E i costi della barriera idraulica, vitale per fermare i veleni, li copre A2A.
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