Caffaro, Pichetto Fratin: «Le risorse resteranno a Brescia»

Il ministro dell’Ambiente: «Una decisione favorevole all’Amministrazione è un precedente importante in tema di risarcimento del danno all’ambiente»
Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Mentre gli avvocati consumavano l’attesa del verdetto della Camera di consiglio facendo la spola tra i loro studi e i tavolini del bar – attendendo qualche dritta dai commessi durante una metodica pausa sigaretta – in via Cristoforo Colombo, casa del Ministero dell’Ambiente, il team di dirigenti che da anni lavora al caso Caffaro era in attesa che il telefono squillasse per dire che sì, quei 450 milioni di euro di risarcimento per i danni causati dall’attività della vecchia Caffaro, LivaNova li avrebbe dovuti ufficialmente versare sul conto dello Stato. E ad attendere l’esito, era anche il titolare del dicastero, il ministro Gilberto Pichetto Fratin.

Ministro, ora la multinazionale LivaNova dovrà farsi carico del danno procurato dalla ex Caffaro Chimica. È un giudizio che farà scuola anche per altri Sin?

«È stato un percorso molto lungo e articolato nel quale il Ministero ha lavorato con impegno. L’ultima discussione è quella della Cassazione: una sentenza favorevole all’Amministrazione sarebbe un precedente importante in tema di risarcimento del danno all’ambiente».

Finalmente chi inquina paga...

«Il principio eurounitario “chi inquina paga” consente, finalmente, allo Stato di recuperare le risorse per far fronte alle situazioni di inquinamento ambientale alle quali il responsabile si è sottratto».

Stando alla ripartizione stabilita nei precedenti gradi di giudizio, a Brescia spettano 250 milioni di euro. Resteranno tutti al territorio, o il Ministero sottrarrà i fondi stanziati finora?

«È ragionevole ritenere che per completare gli interventi necessari nel Sin di Brescia si dovrà fare ricorso a tutte le risorse liquidate nella sentenza della Corte di appello di Milano».

Via Nullo. Uno degli impianti della vecchia cittadella industriale che occupa 110mila metri quadrati e che attende la bonifica da ormai 24 anni
Via Nullo. Uno degli impianti della vecchia cittadella industriale che occupa 110mila metri quadrati e che attende la bonifica da ormai 24 anni

Si dovrà procedere con un nuovo accordo di programma? Quali i tempi e l’iter adesso?

«Con una sentenza favorevole all’Amministrazione si potrebbe procedere con il recupero delle somme nei confronti di LivaNova in via bonaria oppure attraverso un’azione esecutiva in sede giudiziaria, i cui tempi non sono, allo stato, stimabili. Si consideri, poi, che tutte le somme versate allo Stato sono incamerate sui capitoli del bilancio gestiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il quale poi le riassegna in relazione alle specifiche necessità. In questo momento, le risorse stanziate per il Sin di Brescia sono sufficienti a coprire gli interventi approvati e in corso di realizzazione. Una volta completate queste operazioni prioritarie, si valuterà quali ulteriori azioni dovranno essere realizzate e saranno stanziate le relative risorse: questo comporterà un rinnovo o un’integrazione del precedente Accordo di programma».

Finora la bonifica ha riguardato i parchi pubblici e si sta avviando quella sul sito industriale. Sono però finora sempre rimasti soli i cittadini danneggiati. Questi fondi potranno essere utilizzati anche per bonificare orti e giardini dei privati che stanno tuttora subendo l’inquinamento della Caffaro?

«Al momento la priorità di intervento riguarda l’ex sito produttivo Caffaro, anche al fine di evitare che la contaminazione ancora presente possa fuoriuscire dal perimetro dell’area industriale e creare danni ulteriori. Una volta completati tutti questi interventi, sarà possibile valutare l’adozione di ulteriori misure anche in favore di privati che siano stati danneggiati dall’inquinamento delle società».

C’è poi il problema delle discariche legate a Caffaro: la Vallosa è nel cuore della Franciacorta. Si può discutere di bonifica?

«Nell’area di discarica “ex cava Vallosa” sono in corso di completamento le opere di prevenzione (capping), incluso un piano di monitoraggio delle acque di falda; si sta anche valutando di effettuare la messa in sicurezza permanente del sito, vale a dire la cinturazione perimetrale e l’impermeabilizzazione del fondo».

Cosa resterà, come risarcimento di quanto subìto, ai cittadini? Sarà valutato, sulla scorta di quanto fatto ad Anniston, l’apertura di un ambulatorio o di un servizio sanitario pubblico per monitorare la salute dei residenti della zona?

«Il tema della tutela della salute è legato a quello della tutela dell’ambiente. Al momento, la nostra disciplina prevede come uniche “forme di risarcimento” quelle volte a garantire la riparazione del danno all’ambiente in termini di ripristino delle risorse ambientali danneggiate. Ciò non impedisce, tuttavia, che le amministrazioni locali competenti in materia sanitaria possano predisporre particolari presìdi volti a monitorare, in termini di prevenzione, la salute pubblica dei cittadini».

Dopo 24 anni, inizia la bonifica del sito industriale ma l’incarico del commissario Mauro Fasano è scaduto: verrà rinnovato?

«Sì, il Ministero, fin dalla fine dello scorso anno, ha ritenuto necessario rinnovare l’incarico al dottor Fasano e, a tal fine, ha già da tempo predisposto e inviato al Ministero dell’Economia e delle Finanze gli atti necessari. Attendiamo a brevissimo la formalizzazione dell’incarico da parte del Mef».

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