Bonifica Caffaro, via alla caratterizzazione dei rifiuti

È la prima operazione sul sito: è già cominciata, ma prima andrà completata la verifica formale da parte di un’azienda incaricata dal commissario Mauro Fasano
I cancelli della Caffaro a Brescia
I cancelli della Caffaro a Brescia
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Consegnato poco prima di Natale il progetto esecutivo di bonifica del Sin Caffaro, mercoledì 15 gennaio a Milano è cominciata la verifica formale da parte di un’azienda incaricata dal commissario Mauro Fasano di analizzare l’imponente mole di documenti inviati tre settimane fa.

I passaggi

Il primo step è dunque partito e durerà circa un mese: «A Milano – ha detto il commissario ai microfoni di Teletutto – c’erano i progettisti, Greenthesis con le altre aziende che hanno vinto l’appalto e la struttura commissariale, composta dal sottoscritto, dal funzionario del Comune, dall’assessore Camilla Bianchi, e l’azienda scelta per verificare la corrispondenza del progetto con l’appalto».

Un passaggio necessario per poter dare avvio concreto alle operazioni di decomissioning, ossia di smontaggio di tutti gli edifici presenti nel sito, e quindi di lavaggio dei terreni avvelenati da Pcb, cloruri, cromo esavalente e diossine. Propedeutico a tutto questo c’è però un altro passaggio: «Verificata la corrispondenza della progettazione con l’appalto – ha aggiunto Fasano – si potrà partire con la primissima operazione in sito, in realtà già cominciata, ossia la caratterizzazione dei rifiuti».

Il bando

Il bando, legato alla bonifica di una prima parte dei suoli profondi della Caffaro, ha un valore di 57 milioni. Soldi che basteranno in parte per sanare il sito industriale e mantenere la barriera idraulica (a questo proposito il commissario ha annunciato di aver avviato un’interlocuzione con A2A per il proseguimento della sua gestione), ma non per porre rimedio all’inquinamento dei terreni agricoli né delle aree private.

Varie sentenze hanno stabilito che l’azienda Livanova dovrà riconoscere a Brescia 250 milioni di euro per il danno ambientale della Caffaro, ma si attende ancora il pronunciamento della Cassazione.

Anche quei soldi sono però spiccioli se confrontati con una prima stima fatta dai periti del tribunale: «L’ipotesi di danno su Brescia – ha concluso Fasano – è di 3 miliardi di euro. È chiaro che il tribunale non può condannare l’azienda per più di quanto vale. Ciò non toglie che già in quell’occasione le perizie parlarono di valori completamente diversi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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