Caffaro, parte il progetto per far rinascere i terreni agricoli

Sotto il coordinamento dell’assessore regionale Giorgio Maione, che un anno fa ha coinvolto il Consorzio Oglio-Mella si procederà nell’intento di dare una seconda vita a quei terreni e a risarcire i cittadini
Uno dei tecnici di Ersaf impegnato nelle indagini sui campi agricoli inquinati nel Sin Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
Uno dei tecnici di Ersaf impegnato nelle indagini sui campi agricoli inquinati nel Sin Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
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A 24 anni di distanza dallo scoppio della bomba ecologica che ha cambiato la storia di Brescia, i fari delle istituzioni puntano finalmente sul grande capitolo (finora) dimenticato del dossier dell’inquinamento provocato dalla ex Caffaro Chimica: quello delle aree agricole private.

Sotto il coordinamento dell’assessore regionale Giorgio Maione, che un anno fa ha coinvolto il Consorzio Oglio-Mella, il progetto per dare una seconda vita a quei campi e, a cascata, per risarcire (almeno in parte) i cittadini inizia ora a delinearsi.

L’obiettivo

L’obiettivo è realizzare sui terreni un mix di funzioni: da un lato la realizzazione di un parco fotovoltaico nell’area a sud (dove si stima un’installazione massima di 10mila pannelli, pari a una potenza di 10 megawatt) con la possibilità di creare una grande comunità energetica; dall’altro, nel comparto agricolo più vicino all’ex cittadella industriale di via Nullo, una zona dedicata alla sperimentazione di nuove tecnologie e alla phytoremediation; senza dimenticare, nel mezzo, le fasce boschive.

Il masterplan è pronto (servono solo gli ultimi aggiustamenti), gli interlocutori (tanti: una cinquantina) sono riuniti sotto la regia del Consorzio Oglio-Mella e il grattacapo dei fondi è in larga parte stato sbrogliato grazie alla sentenza della Cassazione che imputa a LivaNova il risarcimento per l’inquinamento perpetrato da Sorin, la società della Caffaro Chimica in cui erano confluiti gli utili e confluita appunto nella multinazionale con sede a Londra. I dettagli saranno definiti all’interno del Tavolo regionale Caffaro, che l’assessore Maione intende convocare entro la fine del mese per raccogliere le istanze degli attori e delle istutizioni coinvolte, dall’Ats all’Arpa, passando per il Comune di Brescia.

L’operazione

«Questo importante documento è redatto da Ersaf (l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste - ndr) e dal Consorzio di bonifica Oglio Mella – spiega Maione –. Il masterplan rappresenta un passo fondamentale per la definizione dei possibili utilizzi futuri di queste aree, con l'obiettivo di pensare al loro recupero con un approccio di interventi integrati, di valorizzazione paesaggistica, produttiva e di possibili fruibilità delle aree agricole, mettendo a frutto le esperienze condotte sino ad oggi, perseguendo il miglioramento della qualità ambientale e promuovendo la sostenibilità».

Un’operazione, questa, che si stima possa costare tra i 10 e i 15 milioni di euro: «La sentenza espressa dalla Cassazione a febbraio dovrebbe risolvere anche il nodo della rivalsa - precisa Maione -: si tratta ora di fare sistema e di lavorare tutti nella stessa direzione». Anche perché di strada da compiere ce n’è ancora molta: una volta trovata la quadra al Tavolo regionale e incassato il nullaosta dei privati, bisognerà infatti rimettere mano all’Accordo di programma del Sito di interesse nazionale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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