Una cittadella sanitaria per i profughi in via Morelli: l'idea

La proposta di allestire un nuovo spazio per le persone dall'Ucraina arriva da Rolfi e coinvolgerebbe Questura, Asst e Protezione civile
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VIA MORELLI CASA PER I PROFUGHI?
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Nella parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa, a un passo dalla Questura, si sta facendo tutto il possibile e anche di più. Ma - inutile negarlo - gli spazi a disposizione non basteranno purtroppo ancora per molto. Soprattutto, non basteranno ad ammortizzare in sicurezza la mole di lavoro e di documenti da compilare in vista della seconda parte dell’esodo. Una fuga dalla guerra incessante quella che sta affrontando - dopo giorni interi di cammino e di attese - il popolo ucraino, una lunga e straziante marcia di donne, bambini e anziani che si prospetta nei prossimi giorni ancora più dirompente rispetto ai numeri attuali. Anche verso Brescia.

Per questo serve una sorta di «front office» dell’accoglienza per chi scappa dall’inferno dei bombardamenti che l’Ucraina e il suo popolo stanno subendo, un polo che possa essere individuato come punto di riferimento oltre che come approdo sicuro. A proporlo è la Regione Lombardia per voce dell’assessore Fabio Rolfi, che - dopo il sopralluogo tra i volontari - lancia la proposta all’intero «sistema Brescia».

Un front office per l'accoglienza

L’idea avrebbe già una sua architettura di partenza e qualche punto di riferimento. A partire dalla localizzazione: l’area spettacoli viaggianti di via Morelli, dove ora si trova ancora l’hub vaccinale. «Ormai l’onda massiccia della campagna di immunizzazione anti Covid è passata - ricorda Rolfi - e dunque sarebbero sufficienti gli altri mini hub esistenti sul territorio. Allo stesso tempo, però, siamo ancora in pandemia, dunque è bene rispettare le norme relative al distanziamento».

In via Morelli, secondo una prima ricognizione di massima, ci sarebbe spazio per montare una terza tensostruttura e fare così più spazio all’accoglienza. Non un enorme campo profughi senza funzioni, però. Quello a cui si sta pensando è una sorta di grande «cittadella sanitaria e amministrativa» dedicata solo ai profughi, uno spazio nel quale gli ucraini, una volta raggiunto il capoluogo, possano trovare il personale, le informazioni e gli sportelli operativi per essere seguiti sia per questioni pratiche (come un alloggio temporaneo in caso di emergenza) sia per questioni sanitarie.

Tradotto in pratica: nella cittadella immaginata le persone in fuga dall’Ucraina potrebbero trovare rifugio in caso di emergenza, ma anche espletare tutte le prariche sanitarie, dalle vaccinazioni (non solo quelle anti Covid) alla tessera sanitaria, fino all’assegnazione del medico di medicina generale o del pediatra per i bambini e ai documenti di registrazione in capo alla Questura, che potrebbe delocalizzare lì qualche computer.

Le redini alla Protezione civile

La regia di questa operazione dovrebbe vedere le redini affidate alla Protezione civile (a coordinare il neonato «Comitato esecutivo per l’emergenza in atto in Ucraina» della Lombardia è Guido Bertolaso in qualità di consulente del presidente Attilio Fontana), ma al suo fianco sarebbero previsti anche l’Asst Spedali Civili, la Questura e la Prefettura e la preziosissima rete del volontariato territoriale.

Qualche prima disponibilità pare sia già stata sondata, consultazione che avrebbe restituito un esito positivo. «Ora che via Morelli va verso la sua fase di chiusura, sarebbe uno spreco - sottolinea Rolfi - dismettere una macchina così efficiente, che ha dimostrato di saper funzionare benissimo per l’emergenza Covid, specie perché è già allestita e pronta, basterebbe solo integrarla». Senza contare che questo consentirebbe di realizzare una sorta di binario per i servizi, senza ingolfare il sistema.

La Lombardia è però disposta a mettere a disposizioni i fondi per sostenere quest’operazione? «Basterebbe spostare il coordinamento attuale alla Protezione civile: questo consentirebbe di migliorare l’organizzazione dell’accoglienza. Certo - evidenzia l’assessore regionale - la proposta dev’essere confezionata e presentata dal sistema Brescia: il Comune capoluogo ci pensi».

Lo scenario alleggerirebbe anche il carico di lavoro attualmente sostenuto dalla parrocchia di via Botticelli, dove proprio ieri mattina l’assessore Rolfi si è recato in visita insieme all’onorevole Simona Bordonali per vedere il grande lavoro che i volontari stanno mettendo in campo ormai da giorni. «Abbiamo portato la nostra solidarietà e vicinanza al parroco e ringraziato i tantissimi volontari per il loro grande impegno. Ma è evidente che quei soli spazi per un centro di prima accoglienza non saranno sufficienti ancora per molto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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