Artisti e tecnici ucraini nella nuova casa al Teatro Morato

Domenica l’ultimo spettacolo della tournée, poi l’accoglienza, estesa anche ai familiari
Un momento di «Alice in Wonderland» proposto dal Circus Theatre Elysium di Kiev
Un momento di «Alice in Wonderland» proposto dal Circus Theatre Elysium di Kiev
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Le porte del teatro restano aperte anche quando lo spettacolo è finito, le luci del palco sono spente, il pubblico è andato a casa. Non è la scena di un film, ma il significato che hanno deciso di dare al concetto di solidarietà al Gran Teatro Morato di Brescia, accogliendo un gruppo consistente formato da artisti e tecnici del Circus Theatre Elysium di Kiev, insieme alle loro famiglie.

E se i primi sono già in Italia da tempo, in questo momento a Bologna - per completare domenica, proprio nella struttura bresciana, la lunghissima tournée di «Alice in Wonderland e le Geometrie del Sogno» - nel caso dei loro congiunti si conta sulla tenuta dei corridoi umanitari per un arrivo alla spicciolata nei prossimi giorni, tale da garantire il ricongiungimento all’ombra del Cidneo.

Ma andiamo con ordine, e ascoltiamo la storia nella ricostruzione che ne fa Valeria Arzenton, presidente di Matel, la società del gruppo ZED! titolare dell’impianto di via San Zeno, in città: «Lo show della compagnia ucraina è stato il primo a saltare in occasione delle limitazioni connesse al lockdown, il 23 febbraio del 2020. Era stato riprogrammato altre due volte, e fissato infine per domenica 13 marzo: un appuntamento da tutto esaurito, che è anche quello conclusivo del tour, al termine della quale era previsto il rientro della compagnia in patria». Cosa che, ovviamente, non ha più senso, essendo nel frattempo scoppiata la guerra, con poderosi flussi in direzione opposta rispetto a quella ipotizzata.

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Da qui la proposta di aiuto fatta ad Elysium da una società specializzata in intrattenimento, con la quale essa ha consolidato nel tempo rapporti di proficua collaborazione. La questione travalica peraltro le buone relazioni, per assumere connotazioni di ben altro spessore; eppure Arzenton e soci si sono immediatamente attivati, anche verso le autorità, per disporre accoglienza e temporanea ospitalità: «Non siamo nuovi a iniziative di solidarietà. Ma qui - argomenta la manager padovana - è scattato qualcosa di diverso: ci siamo presi decisamente a cuore la situazione di persone che hanno la sfortuna di essere nate in quella che al momento è "la parte sbagliata del mondo"».

Chiediamo a Valeria numeri e dettagli logistici. «Complessivamente - spiega - parliamo di una cinquantina di persone, tra ballerini, tecnici, familiari, con l’aggiunta di alcuni gatti che arrivano al seguito dei parecchi bambini che fanno parte del gruppo. Noi mettiamo a disposizione i locali del ristorante annesso al teatro, comprensivi di lavanderia attrezzata, cucina, bagni, wi-fi. Ci accolleremo i consumi e cercheremo di offrire loro quanto possiamo».

Tutto già a posto, dunque? «Per una prima accoglienza - precisa Arzenton - non manca molto, ma ci servirebbero brandine e aiuti alimentari. Stiamo ad ogni modo attivandoci per raccogliere fondi a margine di ogni spettacolo che organizziamo. E abbiamo chiesto supporto al Comune, soprattutto per andare oltre l’emergenza».

Dalla compagnia ucraina giungono invece frotte di grazie, ma anche una dignitosissima richiesta: «Non vogliono l’elemosina, ma se possibile fare il loro lavoro: ballare e allestire show, cosa per la quale abbiamo coinvolto le nostre associazioni di categoria. Al momento i membri della compagnia non possono nemmeno accedere ai loro conti correnti, che sono bloccati, un problema che si aggiunge all’impossibilità di tornare a casa».

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