Italia e Estero

Il viaggio del GdB: l'arrivo alla frontiera di Medyka

Alla frontiera 4 km di code per poter superare il varco ed entrare in territorio ucraino a scaricare gli aiuti
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
  • L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
    L'arrivo del gruppo di Folzano al confine con la Polonia
AA

Il racconto di Nuri Fatolahzadeh, giornalista del Giornale di Brescia, che è in viaggio verso la Polonia con un gruppo di volontari di Folzano che hanno organizzato una delle numerose raccolte di beni di prima necessità per i profughi in fuga dall’Ucraina.

A Medyka si arriva alle prime ore del mattino. Alla frontiera 4 km di code per poter superare il varco ed entrare in territorio ucraino a scaricare gli aiuti. Ma c’è un’altra frontiera, dall’altro lato: alla spicciolata, a piedi e con tutto ciò che sono riuscite a stipare in un trolley o in uno zaino, arrivano donne e bambini. Ad accoglierle, in fondo al viale intarsiato dalle cancellate verdi che delimitano il perimetro tra Ucraina e Polonia, ci sono i volontari che offrono una primissima assistenza a chi, come loro, hanno dovuto affrontare nella maggior parte dei casi ore e ore di camminate e di attese.

Una tazza di the o caffè caldo e, finché ce n’è, un bicchierino di cioccolata calda per i più piccoli che spesso si trascinano il loro gioco preferito o il loro strumento musicale, un’ancora di normalità in questa loro vita stravolta dal conflitto. Per chi arriva c’è subito la possibilità di prendere una coperta o un cappotto, ma anche una borsa di vestiti da scegliere nei vari scatoloni posizionati a ridosso dell’ultimo tratto di strada polacco.

Medyka si trova a circa un’ora e mezza di auto da Leopoli. È una piccolissima cittadina di provincia, quieta e popolata da gente che l’accoglienza non dà il tempo di chiederla: la mette in pratica. A una manciata di chilometri dalla frontiera è stato allestito un campo accoglienza per chi non sa dove andare. 

La preoccupazione c’è, ma chi arriva è soprattutto contento - almeno per la prima mezz’ora- di essere uscito dall’incubo. Di avere portato in salvo i piccoli. Di vederli felici per una tazza di cioccolata calda. 
Una signora di 77 anni offre il suo aiuto al banchetto: «A disposizione, serve aiuto?» ripete in continuazione a chi percorre il viale con il bagaglio. È ucraina, è arrivata a Medyka tre giorni fa: «Sono sola, non ho famiglia» spiega. Ecco perché ha deciso, una volta raggiunto il confine, di restarci: «per aiutare».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia