Anna Lombardi, dalla fisica alla divulgazione: «La scienza è per tutti»

La 38enne di Flero è stata giornalista del quotidiano inglese The Times e ora lavora a Copernicus, il progetto Ue sul cambiamento climatico: «Calare nozioni dall’alto allontana il pubblico»
Anna Lombardi
Anna Lombardi
AA

In quanti nel corso della loro vita hanno formulato pensieri del tipo: «la scienza è troppo difficile per essere compresa» o «chi, a parte gli esperti, può capire fenomeni complessi come il comportamento delle nanoparticelle, il cambiamento climatico o la relatività?». Dubbi sacrosanti, soprattutto a fronte di una comunicazione spesso non adeguata alla preparazione del cittadino medio, ma che qualcuno ha voluto scardinare, facendo dello storytelling scientifico insieme la sua occupazione e la sua passione.

Anna Lombardi, 38enne originaria di Flero che ora si divide lavorativamente tra Inghilterra e Germania, ha deciso proprio di percorrere questa strada. «Dopo il diploma al liceo Calini e la laurea in Fisica all’università Cattolica, mi sono spostata all’estero, prima a Lione e poi a Cambridge, specializzandomi nella fisica delle nanoparticelle – racconta –. Nel periodo del dottorato però ho cominciato a fare attività divulgativa nelle scuole e questo riuscire a portare la scienza fuori dal laboratorio mi ha catturata».

La svolta

Una passione che si trasforma in vocazione, «attraverso un salto nel vuoto» con cui lascia il mondo della ricerca accademica. Il master in Comunicazione della scienza a Trieste, «dove si parlava di giornalismo scientifico ricerca ma anche di musei, editoria, dati», la porta quindi a imboccare la strada della divulgazione, tant’è che dal 2018 al 2023 è data e digital graphics journalist per il quotidiano inglese The Times.

«Quando si parla di scienza la prima cosa è conoscere davvero ciò di cui si sta parlando, solo così si evitano informazioni sbagliate e si riesce a distinguere ciò che è davvero importante e interessante per i lettori da ciò che invece è un dettaglio da addetti ai lavori – evidenzia Lombardi –. Il secondo passo è trasmettere la passione che sta dietro alla ricerca, il suo lato umano: è questo, di solito, ciò che permette di ingaggiare davvero le persone. La scienza arriva molto più lontano quando è raccontata con entusiasmo, mentre a funzionare poco, soprattutto nel lungo periodo, è il tono di supponenza che a volte alcuni esperti assumono. L’idea di “calare nozioni dall’alto” rischia di allontanare il pubblico».

Cambiamento climatico

Ora la divulgatrice ricopre l’incarico di data visualiser per Copernicus, il programma dell’Ue sul monitoraggio del cambiamento climatico. «Cerco di adottare questo tipo di approccio anche in questa nuova sfida professionale, per comunicare la crisi climatica attraverso messaggi chiari, accurati e accessibili a tutti per raggiungere un pubblico più ampio possibile: l’obiettivo è piantare un seme oggi e sperare che domani possa fiorire, anche attraverso il passaparola e il “sentito dire” fondati però su messaggi affidabili».

Ma sul tema del cambiamento climatico pesa spesso una narrativa catastrofistica, «che invece di aiutare rischia di tenere distanti le persone – rimarca –. Raccontare in modo costruttivo non significa essere ottimisti a tutti i costi, ma dire con chiarezza qual è lo stato delle cose, cosa è già stato fatto e cosa si può fare. È attraverso l’esempio e l’imitazione che spesso arrivano i risultati migliori arrivano: lo abbiamo visto durante la pandemia, con l’ondata quotidiana di notizie catastrofiche che non ha favorito un coinvolgimento consapevole».

Coinvolgimento che, in un contesto dove i rigurgiti antiscientisti sono sempre più forti, «può avere conseguenze dirette sulla vita delle persone, soprattutto quando si parla degli effetti che il climate change già ha sulla nostra salute e sulle nostre finanze».

Altro argomento quanto mai centrale quando si parla di scienza è però la carenza di figure professionali in grado di attrarre i più giovani. «Forse servirebbero davvero degli “influencer”, o meglio figure di riferimento capaci di ispirare i ragazzi, un po’ come lo è stata Rita Levi Montalcini per generazioni. Oggi questi modelli sono difficili da trovare». Secondo Lombardi c’è poi un tema più strutturale, che riguarda gli investimenti nel mondo scientifico. «È difficile rendere attraente questo percorso se un giovane ricercatore guadagna mille euro al mese – chiosa –. Senza adeguate risorse e prospettive rischiamo di perdere, o non vedere mai sorgere, i talenti dei quali abbiamo bisogno».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...