Coppa Italia Serie C, cosa otterrebbe il Brescia in caso di vittoria

Aimo Diana l’ha chiarito in tempi non sospetti: la Coppa Italia Serie C è un obiettivo per l’Union Brescia. «Perché arrivare in fondo potrebbe portare tanta gente allo stadio». Ma soprattutto perché vorrebbe «regalare un trofeo a questa società». Mercoledì la sua squadra sfida in trasferta la Sambenedettese. In palio c’è l’accesso ai quarti di finale. Il Brescia c’è arrivato eliminando le Dolomiti Bellunesi al primo turno e il Carpi al secondo.

Nel frattempo, però, sull’Union si è abbattuta la tempesta perfetta: un domino di infortuni che hanno desertificato l’attacco. Togliendo risorse pure al centrocampo, considerando che in questa fase Di Molfetta viene impiegato regolarmente in posizione avanzata, e ieri pure Balestrero è stato utilizzato da trequartista. Un cambio di scenario che pone una questione: conviene davvero andare avanti, o questa competizione rischia di diventare più un intralcio che un’opportunità? Vediamo, al di là del prestigio evocato da Diana, quali benefici concreti garantirebbe avanzare in Coppa Italia.

La formula

I due turni che il Brescia ha superato si sono disputati in gara secca. Lo stesso accadrà mercoledì a San Benedetto del Tronto e nell’eventuale quarto di finale, dove l’Union affronterebbe la vincente di Ternana-Giugliano, anche in questo caso in trasferta. Per le due semifinali e la finale sono invece previsti e andata e ritorno. Fino ai quarti, in caso di parità al novantesimo, si va direttamente ai calci di rigore. Negli ultimi due turni sono invece previsti i tempi supplementari.

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I premi in denaro

A pieno organico l’impegno in Coppa può tornare utile per fare delle rotazioni. In queste condizioni rischia di mettere in difficoltà l’allenatore, che farà turnover laddove possibile, ma qualche pezzo importante dovrà necessariamente rischiarlo. Sul piano economico il beneficio è relativo: la Lega Pro garantisce 5.000 euro a ciascuna squadra qualificata ai quarti e 15.000 a testa per le quattro semifinaliste. Chi arriva in finale si garantisce 30.000 euro, che diventano 60.000 in caso di vittoria. Al netto degli incassi da botteghino (nella migliore delle ipotesi il Brescia si garantirebbe quelli di semifinale e finale, oltre a quelli della sfida con le Dolomiti Bellunesi), chi arriva in fondo porta a casa 80.000 euro. Non esattamente il più ricco dei bottini.

I benefici sul campo

Vincere la Coppa Italia garantisce l’accesso al primo turno dei play off nazionali. L’altra via per subentrare in quella fase, saltando i due turni play off del girone, è concludere il campionato al terzo posto. Il vicecampione del raggruppamento entra in gioco addirittura al secondo turno. La vetta significa ovviamente promozione diretta. Oggi il Brescia è in difficoltà, ma nel lungo periodo finire sul podio al termine della stagione regolare sembra alla portata.

Centrare l’obiettivo attraverso il campionato, insomma, è una possibilità più che concreta. Il Lecco finora ha corso, il Cittadella sta tornando. L’Union però ha la struttura e le potenzialità per mettersene almeno una (in fondo si tratta di questo) alle spalle. E quindi, vista da questa prospettiva, la Coppa Italia altro non è che un trofeo senza ulteriori ricadute. Avrebbe un valore storico, perché sarebbe il primo della nuova società. Ma inevitabilmente risucchierebbe energie utili per il campionato. Diana ha sgombrato il campo da equivoci: «Prepareremo la gara di mercoledì per vincerla». Nessun tecnico farebbe il contrario. Interrogarsi sull’utilità di questa competizione, in una stagione così complessa, è però un esercizio più che legittimo.