Trasferte, gol e prime volte: i vostri ricordi legati al Brescia
Grazie alla partecipazione dei nostri lettori abbiamo raccolto ricordi e immagini che raccontano un pezzo di storia del Brescia Calcio. Una storia lunga 114 anni attraverso i loro occhi.
In questi giorni un buio pesto è calato sulle rondinelle, un momento di totale sconforto per chi ha sempre amato questa maglia. Cosa accadrà non ci è ancora dato saperlo, quello che invece è successo in oltre un secolo lo conosciamo bene, per questo vi abbiamo chiesto di condividerlo. Per ricordare e sentirci più vicini. Per portare un po’ di luce.
La risposta al nostro invito a condividere i momenti più significativi legati ai colori biancazzurri è stata sentita, con le vostre memorie e i vostri pensieri che compongo ora un affresco collettivo. Ripercorriamo insieme gioie, tristezze e aneddoti, rivivendo alcuni istanti indelebili impressi nei cuori dei tifosi.
«Olio, petrolio e acqua minerale»
Il Brescia non c’è più. A chi da 67 anni lo ama, lo ha sempre amato e lo amerà sanguina il cuore. A chi ha iniziato a seguirlo da bambino con papà Luciano che mi portava agli allenamenti dato che ai tempi seguiva le rondinelle per il Giornale di Brescia. Ricordo i palleggi con Gigi De Paoli e Egidio Salvi. Le chiacchierate a bordo campo con Rizzolini e Fumagalli. Il rigore che segnai nella porta della curva sud a Brotto, che ovviamente fece entrare la palla. Io che avevo sei anni scoppiai in un pianto di gioia e a casa raccontai a tutti di aver segnato un gol al portiere del Brescia, il più forte del mondo. Ricordo che quando andavo all’asilo mio padre mi canticchiava. «Olio, petrolio e acqua minerale, per battere il Brescia ci vuole la nazionale»... Io ci ho sempre creduto. Nazionale quella vera, non quella di questi ultimi anni. Andiamo avanti. Poi ho seguito il Brescia dalla curva, in seguito dalla tribuna per lavoro e negli ultimi anni, per diletto o disperazione, sperando nella salvezza. Oggi è tutto finito. Ritengo per vendetta. Un piano studiato con calma e portato avanti mossa dopo mossa con strategia chirurgica. E nessuno che lo ha fermato, che ha capito cosa stesse facendo o avesse in mente il ...buon sardo d’azione. Azione subdola per affossare i tifosi, una città, una provincia per pura vendetta. Ora si deve ripartire, con gente e progetti seri.
(Franco Mondini)
Rigamonti e PalaLeonessa
Brescia alza gli occhi al cielo. Qualche sparuta rondinella si alza in volo dai tetti, sfidando l’afa del primo meriggio, sovrastato da un cielo a tinte chiaroscure. Città con l’anima divisa in due: gioia e tristezza di pari passo. L’euforia che luccica in un pallone a spicchi, l’amarezza che scorre tra le cuciture di un pallone di calcio. Il PalaLeonessa che si appresta a scrivere una pagina di storia forse inimmaginabile, il leggendario Rigamonti invaso da dolorosi strappi di silenzio che non avranno risposta. Le bandiere della Germani in trepida attesa di sventolare tra canti e colori, le bandiere del Brescia Calcio, ferite ma non dome, garriscono nei cori dei ragazzi della Nord, nell’odore acre dei fumogeni che sbuffano rabbia e amarezza. Il capitano ha abbandonato la nave a sé stessa, nemmeno una scialuppa di salvataggio. Caro capitano, proprio tu dicesti che I bresciani sono come la polenta: rudi fuori, teneri dentro. Hai detto la cosa giusta e te lo dimostreremo nei prossimi giorni, quando sentirai sugli spalti del parquet di via Caprera il ruggito orgoglioso della leonessa.
(Angelo)
«Il bresciano non si piega»
Il bresciano non si piega e se lo fa è per allacciarsi le scarpe.. ritorneremo più forti di prima UBS.
(Marina Caravaggi)

Come vicini di casa
Buongiorno, sono nato e ho vissuto per più di 20 anni a 300 metri dallo Stadio Rigamonti. A 7 anni ero già sugli spalti a tifare per De Paoli, Salvi, Brotto, Busi ecc.. Con gli amici poi seguivamo la squadra anche in trasferta. Non c’erano ancora gli ultras ma solo i club organizzati (che bello!) Il momento indimenticabile è stato quando abbiamo visto spuntare dagli spogliatoi il codino di Roby Baggio. Emozioni e lacrime di gioia. Inutile dire che per me esiste una sola squadra e la V bianca (lunga) in campo azzurro sarà sempre nel mio cuore. Ci sono stati altri momenti bui ma mai come questo. Voglio esprimere il mio totale disprezzo per un personaggio come M. C. (non è degno neanche di essere nominato).
(Roby)
«Il Brescia si ama e ce l’hai nel sangue»
Buongiorno non dico cosa penso di Cellino perché si commenta da solo ....Ho iniziato a seguire il Brescia fin dai tempi della scuola, ero sempre lì in curva nord (reparto tecnici... quelli che sanno sempre qual è la giusta soluzione per ogni partita, zona vicino alla tribuna) e non ho perso una partita, nemmeno in serie C, nemmeno quando faceva freddo, nemmeno quando nevicava o grandinava. Una passione che ho seguito per tantissimi anni, adoravo Baggio e quando il buon Gino Corioni ha deciso di portarlo a Brescia mi ha fatto scoppiare il cuore di felicità. Lui si che amava il Brescia, avrebbe venduto l’anima per la squadra ed ora si starà mettendo le mani nei capelli imprecando contro quel disonesto che ci ha trascinato nel baratro. Ad ogni partita mi mettevo lo smalto biancazzurro disegnando la rondinella in base al colore della maglia che avremmo usato, ci sono sempre stata a supportare anche quando si perdeva. C’ero in quella giornata di Brescia-Atalanta con la corsa di Carletto sotto la curva, mi ricordo che ci siamo guardati e ci siamo chiesti «ma cosa fa?». C’ero quando i giocatori erano dei perfetti sconosciuti perché il Brescia si ama e ce l’hai nel sangue. Buona fortuna amata squadra, tornerai Leonessa più forte di prima.
(Monica)
Le sciarpe blu e bianche
Sono nato nel 1982, la prima volta allo stadio nel ‘91 quando i vecchi dicevano «nom a eder el Bresa». Poi l’adolescenza, difficile non trovare ragazzi con la sciarpa di lanetta bianca e blu 7 giorni su 7 sulle filo o in sella agli scooter. Poi i grandi campioni e le annate d'oro quando in A si diceva la nostra e poi i derby coi «cugini» bergamaschi... Che ricordi... Solo ricordi ad oggi, sperando in un futuro più positivo.
(Luciano)

«Potrei mai vivere senza il mio cuore?»
Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita ,senza sarei davvero un’altra persona. Avrò avuto circa sei anni quando mio padre mi portò per la prima volta al Rigamonti e quello è sicuramente il primo ricordo in assoluto legato al calcio anzi, credo che tutto sia partito da lì. Io, piccolo, in gradinata ,seduto sui quei gradoni di cemento freddi e scomodi ma che mi facevano sentire un principe. Io in mezzo ai grandi che bestemmiavano e fumavano e sempre Io che li guardavo e li ascoltavo, emozionato, stupito e ammirato. Io risucchiato in un turbine di emozioni e felicità per essere esattamente nel posto in cui volevo essere. Era il Brescia di Aliboni, Gritti, Chiodini, Bonometti...per me i veri campioni, i veri idoli, i miei giocatori da Champions League. E poco importa se anche allora si navigava tra serie B e serie C, loro e il Brescia per me erano tutto. Da allora non ho mai lasciato il Brescia: ho girato l’Italia, sono andato all’estero, ho portato la mia futura moglie e successivamente i miei figli. Posso dire con orgoglio, e ora con immensa commozione, che il Brescia ha fatto parte della mia vita o forse lo è stata. Arrabbiarmi per una sconfitta inimmaginabile, restare sempre in serie B, vedere i cugini bergamaschi togliersi delle grandissime soddisfazioni, ma anche ricordarmi la tripletta di Serafini il 10 marzo 2007 a Mantova o gli anni d’oro di Baggio e Guardiola che per tutti noi sono stati davvero come gli anni d’oro del grande Real. Sapete cosa mi dà più fastidio? L’impotenza e il furto subito. Impotenza di non poter far nulla per salvaguardare e tenere in vita questa passione e il furto subito, con uno strappo tanto vigliacco quanto violento, di un’emozione e di uno stile di vita che io ,come tutti, sentivo mie. Il Brescia era «mio» , me lo sentivo addosso, lo respiravo, ci piangevo e ne sorridevo. E tutto questo mi è stato tolto. La passione nasce dal cuore e in un famoso film c’è una frase bellissima recitata da un padre rivolto alla figlia: «potrei mai vivere senza il mio cuore?» E la figlia: «credo di no». Ecco...un pezzetto del mio cuore, come quello di tanti bresciani, ha smesso di battere.
(Simone Drovandi)
Abbonato da 47 anni
Buonasera! Sono Roberto, un abbonato al Brescia da 47 anni! Sto soffrendo tantissimo per questa brutta storia, non mi vergogno a dirlo che ho pianto perché Cellino si è comportato da vigliacco! Sto veramente male, spero di poter tornare al Rigamonti a vedere il mio Brescia, che avrò sempre nel mio cuore!
(Roberto)
Passione biancoblù
Una lettera scritta in un reparto d’ospedale. Un legame che non conosce ostacoli.
(Stefano Bandini)
Non si molla
Forza Ragazzi! Il sogno può diventare realtà… La gente come noi mon molla mai! Dai Leonessa!
(Baby)

Astenersi
Gentili amici del Giornale di Brescia. Raccolgo il vostro invito a condividere i ricordi legati al Brescia Calcio ormai al termine del suo percorso. Venni ad abitare a Brescia da ragazzo nel settembre del 1980, senza conoscerla e senza averla mai vista, abitando in una casa ai margini del quartiere di Mompiano. Ebbene alcuni dei miei primi ricordi sono proprio legati agli eventi delle giornate di campionato della neopromossa squadra, benché io non mi sia mai interessato di calcio. Ricordo che la nostra automobile (con targa di altra provincia ancora per alcune settimane) non doveva essere lasciata in strada per il rischio di essere danneggiata dai facinorosi. Ricordo di un vicino anziano disabile che non poteva uscire di casa per l’intera giornata delle partite essendoci le auto parcheggiate sempre impunemente (chissà mai perché?) sui marciapiedi, proprio come capita ora. E poi nel procedere degli anni ricordo scontri tra tifoserie in occasione di un’amichevole (!) col Cagliari. Scontri tra tifoserie di Brescia e Bergamo due volte all’anno. Un’invasione di campo in occasione di una partita, credo, col Piacenza e conseguenti scontri con la polizia. Gli scontri di due anni fa per la sconfitta e la relativa retrocessione in serie C. L’elenco è lungo. Ecco, perdonerete se non mi unisco al coro della città in «lutto» e se non mi mancherà il grande calcio in città. Mi aspetto di potermi muovere sempre liberamente per la città senza presìdi di polizia e mi auguro che le risorse del comune necessarie ad arginare i teppisti (locali e ospiti) siano invece usate per la crescita di quegli sport che stanno portando realmente lustro alla città senza quella scorta di fanatismo violento che accompagna il calcio.
(Andrea)
Aspettando la rinascita
In realtà è talmente tanto il dispiacere, che ho nascosto per bene tutti i simboli, stemmi, oggetti, maglie, ecc. del nostro Brescia, perché il solo vederli mi fa aumentare la tristezza... ma sono custoditi bene in attesa di tirarli fuori se ci sarà una vera rinascita.... rinascita appunto. Oltre ad osservare l’onda emotiva (solo dopo un disastro però...) si può sperare che vada a buon fine, senza farsi troppe illusioni in questa fase, una qualche iniziativa a livello istituzionale/imprenditoriale che forse sta partendo. Sono abbonato da tanti anni e quando posso vado anche in trasferta...mi piacerebbe, che quando si parla di «tifosi» non si facesse riferimento quasi solo agli ultras (vengono ad esempio ricevuti in Comune, benissimo)... nessuno nega che le curve siano la parte più passionale e soprattutto la componente che offre un incitamento decisivo per le vittorie – spesso peraltro purtroppo il tutto viene rovinato da una minoranza violenta. Una vera rinascita credo che debba anche partire dal recupero di una componente del «tifo» forse più «moderato» ma non per questo meno appassionato e soprattutto pieno di amore incondizionato al nostro grande Brescia che ora è gravemente ammalato, ma non aspetta altro che i medici giusti per ritornare più vivo che mai.
(Ermanno)
Prima e unica volta
Il mio momento più speciale che ho avuto relazionato al Brescia Calcio è stata la mia prima ed unica volta allo stadio quest’anno a gennaio nella sfida contro il Catanzaro, purtroppo io vivendo all’estero non ho la possibilità di andare allo stadio, quando sono andato al Rigamonti in curva mi sono sentito parte di qualcosa pur se per poco tempo, anche se avevamo perso 2-3 è stata una delle esperienze più belle della mia vita, spero di tornarci molte più volte.
(Adrian)
La nostra isola felice
Chiunque abbia conosciuto mio padre, sa bene quanto fosse visceralmente legato a due cose: al suo lavoro di agricoltore e al Brescia. Oggi, dopo 114 anni di storia, nella maniera più assurda ed inaccettabile, la Leonessa d’Italia finisce la sua corsa.
Le Rondinelle planano il loro volo su un cumulo di infami macerie. Sai, papà, per la prima volta, sono quasi contenta che tu non sia qui ad assistere a questo assurdo abominio economico, fiscale, legale, politico… Che non c’entra nulla con il fobal, come lo chiamiamo qui. Calcio a parte, sono successe tantissime cose da quando ci hai lasciati ma non ce n’è una sola contro la quale tu non avresti combattuto. Ma questa volta è diverso. A sto giro non avresti potuto fare niente. Questa non è una retrocessione, un derby perso al novantesimo o l’errore di un arbitro. Questa è la fine.
Chi pensa che «dopotutto si tratta di una squadra di calcio, le disgrazie nella vita sono altre»… Della vita ha capito ben poco. In ogni famiglia, nessuna esente, accadono cose dolorose: malattie, difficoltà, perdite. E tutti cerchiamo un po’ di ristoro e un poco di pace in una distrazione, in qualcosa che permetta di distogliere il pensiero dalle preoccupazioni, anche per poco. Il Brescia era per noi esattamente questo. La nostra isola felice.
E non importa se a volte ci arrabbiavamo, litigavamo perché «era fuorigioco» «no» «e alura ta ghet rizù te»… La domenica dopo, sciarpe e cuscini, eravamo ancora lì. In tutti questi anni, dopo che te ne sei andato, entrando al Rigamonti, rigorosamente da sola -ma in tua compagnia- mi sembrava come se il tempo si fosse fermato. Era sempre tutto uguale.
La tribuna, il giornalino con le formazioni, il caffè, i cori… Il tempo si fermava e, per tutta la partita, qualunque fosse il risultato, riuscivo anche a non pensare che tu non ci fossi più. Leonessa, ti abbiamo amata come una persona. Grazie per essere stata negli anni il nostro rifugio dal dolore. Tra qualche anno, forse, torneremo a vederti. Chissà, chissà se succederà. Ma oggi è un giorno triste. Tristissimo,
(Debora Migliorati)
Sarò sempre li finché avrò vita
Malgioglio, Galparoli, Podavini, Bonometti, Guida...quello di Zigoni, del presidente Saleri… un Rigamonti di papà e bambini, di tifo caldissimo ma rispettoso… quello delle «rondinelle volano ancora»… non ho mai mollato in quasi 50 anni di stadio, di C di Monopoli, Gubbio...e sarò sempre li finché avrò vita.
(Ugo Frialdi)
Serafini e Mazzone
Il 3-0 vs la Juve quando i bianconeri giocavano in B con tripletta di Serafini; la simpatica ed indimenticabile corsa di Mazzone sotto la curva della Atalanta dopo il gol del pareggio (3-3) di Baggio. E ne avrei ancora da narrare ma mi fermo qui.
(Juri Brunelli)
Non dei fuoriclasse ma...
Giocatori che non erano dei fuoriclasse,ma che finivano la partita…sfiniti! Padavini, Zambelli, Possanzini… e oggi una citazione per Bisoli, Dickmann, Adorni.
(Roberto Olivari)
In giro con il gruppo
Qualsiasi cosa mi venga in mente, è legata al seguire quella maglia in giro per lo stivale con il mio gruppo
(Francesco La Vorre)
Un infermiere e capitan Bisoli
Mi ricordo la mia prima esperienza al Rigamonti l'8 maggio 2005 a 13 anni contro l'Inter: finisce purtroppo 0-3. Seguiranno altre partite negli anni successivi tra alti e bassi. La dedica personale di Baggio con tanto di foto il ricordo che mi porterò sempre nel cuore.
Tutto riprende ai tempi dell'università, abbonamento in Curva Nord, gli anni di Sodinha dell'Airone Caracciolo e culmina nel 2021 al periodo Covid.
Da infermiere mi si presenta l'opportunità di eseguire i tamponi ai giocatori e allo staff presso il centro sportivo di Torbole Casaglia. L'emozione di conoscere capitan Bisoli e di scambiarci due parole rimarrà sempre impresso nei miei migliori ricordi. Forza Brescia, sempre.
(Simone)
«Solo una maglia, quella V sul petto»
Solo una Maglia, quella V sul petto, una città, la mia città Brescia nel cuore ricordi? Tanti di partite combattute, i suoi tifosi, il suo dialetto, da Branco il suo primo straniero, a oggi. Qualsiasi categoria sempre forza Brescia. Noi bresciani non molliamo mai.
(Sandro)
Il fascino della Nord
24/11/1974 prima volta allo stadio. Brescia -Verona 1-0 goal di Bertuzzo. In gradinata con mio padre. Guardavo affascinato la Curva Nord che cantava e incitava le rondinelle. Mio padre mi disse: la prossima ti porto in curva. Da allora sono sempre andato allo stadio, sempre in curva , sempre a tifare per la Leonessa. È stato un bellissimo viaggio.
(Davide)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.