Bisoli: «Il Brescia siamo noi, in caso ci sono per ogni categoria»

Il capitano giura fedeltà: «Non escludo nulla perché questa maglia è la mia vita. Noi calpestati, ma non uccisi»
Dimitri Bisoli - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Dimitri Bisoli - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Dimitri Bisoli come Marco Zambelli, 10 anni dopo. Giornate intere al telefono, notti insonni e porta a porta a caccia di notizie, in cerca di aiuto. Non per loro stessi, ma per il Brescia.

Dieci anni dopo la storia si è ripetuta: solo che nel 2015, con Gino Corioni consumato dalla malattia, realmente senza soldi e «commissariato», da penalizzato il Brescia retrocesse sul campo (per poi essere ripescato) col fallimento scongiurato dall’avvento di Marco Bonometti con la gestione di Rinaldo Sagramola.

Stavolta, il Brescia è retrocesso a tavolino, non ci sono stati e quello di Massimo Cellino è stato un gesto deliberato e premeditato.

Il pensiero del capitano

Cambia che Zambelli, con un grande atto d’amore, per il bene del Brescia, lasciò un ricco contratto da professionista sul tavolo.

Cambia che Dimitri Bisoli, 9 anni di militanza, è disposto a lasciare, per il bene del Brescia, la carriera tra i professionisti: «A priori non escludo niente. Vediamo chi prende il titolo che garanzie può dare e darmi: il Brescia è la mia vita e a me la categoria non interessa». È il pensiero che il capitano, che ancora per tutta la notte tra giovedì e ieri ha continuato a scrivere a Massimo Cellino senza mai ottenere risposta fino a trovare il telefono spento e che poi ha provato il pressing sui suoi figli Ercole ed Edoardo, ha confidato a più di un amico.

Se ci saranno le condizioni, se sarà gradito, lui ci sarà. Perché «Siamo stati calpestati, ma non ci hanno uccisi. E il Brescia non è lui».

Bisoli, mentalmente stremato, in un post Instagram pubblicato attraverso il profilo della moglie Giada, nemmeno nomina Massimo Cellino che pure per la sua famiglia è stato a lungo una persona di riferimento dato che il padre Pierpaolo fu giocatore dell’imprenditore sardo al Cagliari e dato che ha fatto di Dimitri l’uomo simbolo del Brescia.

Fino a che anche con loro non si è rotto qualcosa proprio in questa stagione in cui Bisoli senior per un periodo ha ricoperto il ruolo di allenatore: la gestione della vicenda ha provocato nel capitano e di conseguenza nella squadra gravi scompensi. Che hanno lasciato un segno troppo profondo e non curabile.

Il pensiero

«Il Brescia siamo e saremo sempre solo noi ed è per questo che anche se sono stati calpestati 114 anni di storia, non morirà mai. Anzi, sono certo che risorgerà più forte di prima, perché questa realtà è fatta di tanta, tantissima gente che come me ama questi colori, questa città e questa squadra».

Ancora Bisoli: «In questo momento così doloroso ci tenevo a dimostrare la mia vicinanza a tutto il popolo bresciano, a tutti quelli che hanno fatto sacrifici per seguire il Brescia, a tutti quelli che hanno lavorato con onestà e dedizione per il bene del Brescia». La chiosa: «La Leonessa non muore mai». Firmato «il vostro capitano».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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