Il fondo Usa, una trattativa iniziata a marzo e mai conclusa

Era stata fissata anche la data del closing definitivo. Il 16 giugno il fondo americano rappresentato da Francesco Marroccu avrebbe dovuto subentrare a Massimo Cellino alla guida del Brescia. Ma la trattativa che era iniziata con la prima mail tra le parti il 6 marzo scorso, con lo stesso Marroccu già sulla scena, si è fermata all’ultima curva. Secondo Cellino perché il fondo non aveva messo sul conto corrente di un notaio della città tre milioni di euro a garanzia. Stando agli investitori invece l’imprenditore sardo avrebbe cambiato la carte in tavola attraverso una pec serale di martedì 3 giugno in risposta all’offerta definitiva degli americani.
La proposta
Cellino – secondo quanto prospettato dal gruppo Marroccu nella proposta vincolante – si sarebbe dovuto impegnare a pagare stipendi e Agenzia delle Entrate e una volta ottenuto il via libera all’iscrizione dalla Covisoc il fondo avrebbe versato il denaro pattuito. Ovvero: tre milioni di euro con la squadra in Serie C, 6,5 invece in caso di permanenza in Serie B più alcuni bonus a favore di Cellino, tra cui la percentuale dell’eventuale cessione di Tonali da parte del Newcastle.
Il gruppo avrebbe inoltre manifestato l’intenzione di prendere in affitto per almeno tre stagioni – con canone annuo di 350mila euro a stagione – il centro sportivo di Torbole di proprietà di Eleonora Immobiliare, società della galassia della famiglia Cellino.
La pec di Cellino
Il presidente del Brescia però la sera del 3 giugno via pec chiede di modificare cinque punti della bozza di intesa e aggiunge: «Chiediamo che domani vengano depositati tre milioni di euro sul conto dal notaio».
Una mossa che avrebbe irrigidito i rappresentanti del fondo americano. «Lui deve garantire a noi che la società è in regola e non noi a lui» il pensiero americano. Ad aprile erano stati però i rappresentanti del fondo a mancare un accordo. Quello già fissato da un notaio per il passaggio di alcune quote societarie del Brescia calcio.

Incomprensioni
Doveva essere il primo passo verso l’intesa, ma due giorni prima dell’appuntamento con il professionista l’advisor italiano informò Cellino che un rallentamento burocratico legato ai controlli antiriciclaggio non avrebbe permesso agli investitori di presentarsi con il denaro pattuito.
Poche settimane dopo, il 9 maggio, il club riceve la prima comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che segnala che i crediti di imposta acquistati per pagare i contributi previdenziali di febbraio ed aprile risultavano inesistenti. Il quadro così cambia anche sul fronte della trattativa, ma il fondo continua a dichiararsi, almeno a parole, interessato ad acquistare il club da Cellino. Ma gli americani a questo punto avrebbero preteso maggior chiarezza in merito a conti e scadenze.
Di certo c’è che – e sembra davvero clamoroso vista la portata dell’investimento – il fondo straniero non ha mai effettuato la due diligence, vale a dire il processo di indagine e analisi che si esegue prima di una transazione o di un investimento per valutare rischi e opportunità. Marroccu si sarebbe basato sulle parole e le rassicurazioni di Cellino in merito ai debiti (circa 8 milioni di euro) e ad una nota del bilancio a settembre 2024.

Dall’altra parte Cellino – che ha sempre ripetuto a chiunque gli chiedesse di non riuscire a capire chi fosse realmente l’investitore americano – avrebbe ricevuto dai rappresentanti italiani del fondo un documento con la fotografia del presunto stato economico del gruppo interessato a rilevare il Brescia Calcio. Alla voce profitti, l’importo di 267 milioni di euro e poi l’annotazione sulle tasse versate: quasi 21 milioni di euro nel 2018 e quasi 30 milioni l’anno successivo. Ma alla fine non è successo nulla.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
