Assalto al caveau, cade l’aggravante mafiosa

Secondo il Riesame chi ha partecipato all’azione criminale sventata a Cazzago, non ha agito per conto di ’ndrangheta e malavita pugliese
L’ultima riunione: il capo della banda fornisce le indicazioni per l'assalto a Calcinato - © www.giornaledibrescia.it
L’ultima riunione: il capo della banda fornisce le indicazioni per l'assalto a Calcinato - © www.giornaledibrescia.it
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Il loro «non siamo mafiosi» è stato accolto dal tribunale del Riesame. L’impianto accusatorio non è stato scalfito, resta la partecipazione al piano e il coinvolgimento in quello che doveva essere il colpo del secolo da 83 milioni di euro. Ma per più della metà dei 29 fermati per l’assalto mancato alla sede della Mondialpol di Calcinato, di qualche settimana fa, è venuta meno l’aggravante del metodo mafioso.

A partire dalle due guardie giurate «infedeli», Vito Mustica e Massimiliano Cannatella, dipendenti della stessa Mondialpol che, stando a quanto ricostruito, hanno permesso ai vertici del gruppo arrivati dalla Puglia di conoscere i segreti del deposito di denaro. Confermati i gravi indizi di colpevolezza per tutti, e per questo i coinvolti devono rimanere in cella: secondo il Riesame chi ha partecipato all’azione criminale sventata poco prima della partenza dal covo di Cazzago, non ha agito per conto di ’ndrangheta e malavita pugliese, come sostenuto prima dal pm antimafia Paolo Savio che ha coordinato le indagini e poi dal gip Matteo Grimaldi che ha convalidato 29 fermi sostenendo che il gruppo avesse agito «al fine di agevolare l’attività di associazioni mafiose ed in particolare l’insediamento nel territorio bresciano e comunque il rafforzamento della ’ndrangheta e del clan mafioso Piarulli-Ferraro e Di Tommaso operante in provincia di Foggia».

La decisione del Riesame ha un primo effetto immediato: senza l’aggravante mafiosa, i coinvolti resteranno dove sono detenuti da quasi un mese e non saranno trasferiti in carceri di massima sicurezza.

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