Difficile trovare medici nelle aree periferiche: ospedali in rete

Firmato l’accordo che riguarda tre province: il Civile di Brescia lancerà i prossimi bandi per tutti
Un medico in sala operatoria - © www.giornaledibrescia.it
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È difficile reperire nuovi medici e specializzandi in zone periferiche come la profonda Bassa o la montagna. Con questa consapevolezza gli ospedali pubblici di tre province con un bacino d’utenza di due milioni di abitanti hanno fatto squadra individuando nell’Asst Spedali Civili di Brescia il loro «hub» di riferimento.

Come funziona

L’accordo è stato firmato nelle scorse settimane: vi hanno aderito, oltre alla già citata azienda socio-sanitaria territoriale diretta da Luigi Cajazzo, anche Ats Brescia, Ats della Montagna (nel cui territorio figura la Valcamonica), Ats della Val Padana (che ha competenza nelle province di Mantova e Cremona), Asst di Cremona, Asst di Mantova e le bresciane Asst della Franciacorta, Asst del Garda, Asst della Valcamonica.

L’obiettivo è condividere - in modo strutturato - risorse umane sfruttando l’appeal del Civile e venendo incontro alle esigenze palesate dalle varie Asst. Nel dettaglio questo implica che adesso sia la Asst Spedali Civili, in qualità appunto di «hub» del sistema, a lanciare i bandi per la ricerca di personale dirigente medico, appartenente alle specialità di cui le Asst manifestano la carenza. A ogni concorso pubblico segue la formulazione di due graduatorie: una per i medici specializzati e una per gli specializzandi dal secondo anno in poi.

Il candidato che riceve la proposta di assunzione può scegliere tra l’assunzione diretta in una delle Asst «spoke» con necessità di personale e l’assunzione presso il Civile subordinata allo svolgimento di un periodo «in comando» in una delle Asst periferiche. Periodo «in comando» che, come si legge nel testo dell’accordo quadro, «non può superare la durata di 18 mesi, eventualmente rinnovabili una sola volta, previo assenso del dipendente».

Reazioni

Corrado Scolari, direttore generale dell’Asst della Valcamonica, confida che «l’accordo serva per condividere le professionalità in modo da creare veramente un sistema a rete che offra ai pazienti risposte efficaci».

Scolari ammette che «le difficoltà, che ci sono in tutte le aziende, si accentuanoin quelle come la nostra, più lontane dalle realtà metropolitane e dalle aziende universitarie. Già oggi la nostra Asst riesce ad assicurare efficacemente cure di eccellenza in molte specialità: il polo oncologico è ben strutturato nelle diverse discipline cliniche, chirurgiche, radiologia, radioterapia, gastroenterologia. Cardiologia e Chirurgia generale sono a regime. Ginecologia e Pediatria sono molto apprezzate dai pazienti. Anatomia patologica, laboratorio e trasfusionale sono altamente qualificate. Soffriamo, invece, ancora per carenza soprattutto in Dermatologia, Pneumologia, Oculistica e Otorino e riscontriamo difficoltà ad assicurare l’organico al Pronto soccorso dove ricorriamo ancora a liberi professionisti.

Una difficoltà in più - prosegue Scolari - l’abbiamo sul presidio di Edolo che è il più distante, ma sul quale puntiamo molto per rispondere a un territorio che presenta flussi turistici notevolissimi. Speriamo che Spedali Civili e Università possano trovare le risorse da condividere con noi perché questo risolverebbe anche problemi di affollamento e liste d’attesa al centro di riferimento».

Mutuo aiuto

Come fa notare Cajazzo l’accordo si inserisce in un rapporto di reciproco aiuto che vede da tempo le Asst collaborare «prestandosi» a vicenda personale delle specialità più critiche. Alessandra Bruschi, direttore dell’Asst Franciacorta, allarga lo sguardo e osserva che «in Italia il personale medico più che mancare è concentrato prevalentemente nelle grandi strutture e nei poli universitari.

Attrarre specializzandi in periferia è difficile. Nella nostra realtà la carenza è minima: parliamo all’incirca di 20 medici su 300. Le specialità per le quali è più difficile reperire personale sono Pediatria, Radiologia e Neurologia. Ben venga questo accordo che ci consente di lavorare in rete».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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