Economia

Come sta andando il terziario a Brescia, tra desertificazione e fiducia

Chiude più di un'attività commerciale al giorno ma non mancano i segnali positivi. L’indagine integrale di Confcommercio e Format Research
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C'è più fiducia nel futuro
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Il cielo sopra le imprese bresciane del terziario continua a essere denso di nubi, a causa di prezzi alti, redditi disponibili delle famiglie stagnanti e  desertificazione commerciale. Ma nonostante il protrarsi delle difficoltà qualche raggio di sole comincia a filtrare, almeno dal punto di vista della fiducia delle aziende.

Questo emerge dall'«Indagine sull'andamento economico delle imprese bresciane del commercio, del turismo e dei servizi» realizzata da Confcommercio Brescia in collaborazione con l'istituto di ricerca Format Research.

Ricavi

Il report, a cadenza semestrale ed effettuato su un campione di 400 imprese bresciane, evidenzia in primis come tra l’1 gennaio e il 30 giugno 2024 siano in aumento i ricavi nel terziario, che in provincia conta 57.091 aziende su 86.748 imprese extra agricole (il 66% del totale, l’industria pesa invece per il 34% con 29.657 imprese - dati Infocamere). Nel dettaglio sono 27.457 le realtà attive nei servizi (32% di tutte quelle extra agricole), 21.964 nel commercio (25%) e 7.670 nel turismo (9%).

Aumento dei ricavi che, anche alla luce del dato negativo relativo al panorama nazionale, parrebbe di per sé positivo «sebbene si debba imputare alla salita dei prezzi dovuta all’inflazione» spiega Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Brescia. Tornando al fronte fatturati, l’analisi, illustrata dal presidente di Format Research Pierluigi Ascani, spiega come il segno più emerga nei settori del commercio non alimentare, dei trasporti, della logistica, della ricezione turistica e della ristorazione, in controtendenza rispetto a quanto avviene a livello italiano. Al contrario il commercio alimentare e i servizi mostrano performance negative.

«Siamo allarmati perché i dati generali dell’economia non sono particolarmente favorevoli, con i consumi ancora in contrazione e il calo dell’industria che si fa sentire pure sulle piccole imprese del Bresciano - evidenzia Massoletti -. Non ci fasciamo però la testa: l'inflazione è in frenata, i tassi pure e attendiamo la caduta dei prezzi, nonostante pesi enormemente la stagnazione del reddito lordo disponibile delle famiglie».

Sale la fiducia

Il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti - © www.giornaledibrescia.it
Il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti - © www.giornaledibrescia.it

E il raggio di sole tanto auspicato arriva dal clima di fiducia delle aziende intervistate nell’andamento della propria attività economica, in crescita moderata sui sei mesi precedenti e che dovrebbe confermarsi, pur in leggero calo, nel secondo semestre 2024.

«Il dato, di per sé non indicativo dell’andamento dell’economia, ci dà serenità - sottolinea Massoletti -. Era molto calato verso la fine dell’anno scorso e riteniamo che comunque, sull’abbrivio della stagione turistica, la partenza della stagione autunnale possa essere moderatamente favorevole». Il settore che presenta i risultati migliori è il turismo, sia lato ristorazione sia per quanto riguarda la ricezione. I dati non sono ugualmente incoraggianti per il commercio e, in particolare, per quello non alimentare.

Stabile e in linea con la media italiana la fiducia sull’economia nazionale.

Desertificazione

Ci sono però altre notizie negative: sul terziario della provincia pesano infatti l’occupazione, sì in leggero aumento ma inferiore al dato nazionale e dove spiccano in particolar modo commercio non alimentare, ricezione turistica e ristorazione, e soprattutto il dato relativo alla mortalità delle attività. Sono calate di 357 unità a livello complessivo tra gennaio e luglio, con una diminuzione particolarmente forte nel commercio (il saldo tra iscrizioni e cessazioni è negativo di 210 aziende). Seguono i servizi (-96) e il turismo (-51).

«Parliamo di più di un’azienda che chiude al giorno - chiosa Massoletti -. Un sindaco della provincia mi ha raccontato come nel suo Comune della bassa Valtrompia non ci siano più negozi e che per garantire i servizi voglia attivare un mercato. La desertificazione commerciale, che riguarda città e paesi, incide in modo molto pesante sulla vita delle persone e non abbiamo ancora visto l'inversione di tendenza che ci aspettavamo».

Il tema non è certo nuovo ed è legato a tanti fattori, «non ultimo il passaggio generazionale - sottolinea il presidente di Confcommercio -. La situazione è complicata e invertire la tendenza risulta difficile e di certo non immediato. Si tratta infatti di una questione europea ma in Italia, a differenza di quanto sta avvenendo in Francia o in Germania, mancano ancora strumenti legislativi che agevolino le aziende».

Fronte finanziario

Ultimo dato riguarda invece l’aspetto finanziario. Rimane stabile la capacità delle imprese del terziario di fare fronte al proprio fabbisogno ma il quantum è al di sotto della media italiana, «fatto questo che evidenzia le difficoltà che stanno attraversando le imprese del territorio con riferimento alla liquidità» spiega il rapporto.

Aumenta invece la percentuale delle imprese che si sono recate in banca per chiedere credito, con il «costo del denaro» in diminuzione - leggasi calo dei tassi d’interesse - e un miglioramento della durata temporale, delle garanzie richieste e del costo dell’istruttoria.

Sicurezza

Una pattuglia in centro in mezzo ad un gruppo di ragazzi - Foto  © www.giornaledibrescia.it
Una pattuglia in centro in mezzo ad un gruppo di ragazzi - Foto © www.giornaledibrescia.it

Non bastassero i tanti fattori che rendono complicata l’attività d’impresa per il terziario bresciano, ecco aggiungersene uno forse inaspettato ma di certo incisivo. Si tratta della percezione dei livelli di sicurezza delle imprese.

Tra gli intervistati nell’ambito dell’indagine, in questo caso solo le imprese del commercio, i bar, i ristoranti e gli alberghi, negli ultimi sei mesi risulta in crescita l’insicurezza per il 27,9% del campione (migliora per il 3,8%, stabile per il 68,35). Nello specifico caso a pesare nella valutazione è principalmente la microcriminalità: su tutti i fenomeni spiccano gli atteggiamenti molesti dei gruppi di giovani, il taccheggio, «in crescita rispetto al passato» sottolinea Pierluigi Ascani, e gli atti di vandalismo. «Bisogna però distinguere tra le opinione degli imprenditori qui considerate – continua -, e il numero effettivo dei reati, non preso in considerazione».

«Oltre il 56% degli imprenditori bresciani - aggiunge Carlo Massoletti - reputa la diffusione dei fenomeni criminali un freno significativo allo sviluppo economico della propria impresa. Tanto che quasi due aziende su tre stanno investendo in misure di sicurezza come impianti di videosorveglianza, sistemi di allarme o vigilanza».

C’è infine un ulteriore elemento, di ancora più grave portata, che pesa sulle aziende e rischia di condizionarne l’operato. Secondo circa il 50% degli intervistati, in modo trasversale a tutti i settori presi in esame, l’esposizione al rischio di usura, racket ed estorsioni è un problema sentito, con il 18,3% che si dice molto preoccupato e il 31,7% abbastanza.

«È indicativo di un timore vero» precisa Ascani, e a conferma di ciò arriva un ulteriore numero. Se infatti la microcriminalità già prima citata persa per oltre il 34,1% nelle preoccupazioni degli imprenditori bresciani, il timore per il racket si stabilizza sull’11%. «Il fenomeno ci preoccupa molto» conferma il presidente di Confcommercio Brescia, a testimonianza di come a volte ciò che si ritiene un qualcosa di molto lontano possa invece essere più vicino di quanto si pensi..

Imprese femminili

Un capitolo a parte il report lo dedica alle imprese femminili che in provincia, secondo dati Istat, salgono al 19,7% del totale (in Italia è il 18,1%), 11.239 su 57.091 di imprese attive nel terziario. Il 42,5% delle attività opera nei servizi a imprese o persone (4.774 imprese), seguono il commercio (39,3%, 4.417) e il turismo (18,2%, 2.048). Si tratta nel 95% dei casi di microimprese con meno di nove addetti, nel 54,9% con la forma giuridica di imprese individuali. Il 40% di queste è stata fondata da una donna, «indicativo di una vitalità del territorio» rimarca Ascani.

Oltre il 69% delle titolari però ritiene di aver sacrificato il tempo libero da dedicare alla famiglia per svolgere il suo attuale lavoro, il 66% dichiara di aver messo da parte le proprie passioni ed il 55% di aver rinviato progetti di vita importanti: «Servono infrastrutture sociali, per esempio gli asili, per agevolare l’attività d’impresa» dichiara in tal senso Massoletti.

Infine un terzo delle intervistate (36%) riferisce che nello svolgere l’attività lavorativa è stata discriminata per motivi di genere, a fronte di un 21,3% che spiega di essere stata agevolata per il fatto di essere un’imprenditrice donna.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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