Carrelli più leggeri, scontrini più pesanti: negli ultimi due anni a Brescia 4.000 euro di rincari

Stefano Zanotti
Boom di aumenti dei prezzi per l’inflazione: olio +44%. La città al 24esimo posto tra le più care d’Italia
Carrello della spesa - © www.giornaledibrescia.it
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Carrello più leggero e scontrino più «pesante». Sembra un paradosso, ma nel 2024 i prezzi al dettaglio di alcuni prodotti a largo consumo continuano ad aumentare, creando non pochi problemi alle famiglie italiane, già in difficoltà e costrette a fare i conti con un’inflazione spalmata anche sull’acquisto dei servizi.

Tra il 2021 e il 2023 l’inflazione in Italia ha registrato una crescita pari al +14,2%. Basandosi su questi dati quindi l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) ha calcolato come ogni famiglia italiana ha speso (tra cibo, bollette, abbigliamento, viaggi e altro) in questi ultimi due anni in media 4.039 euro in più.

Istat

Secondo un’indagine del Codacons - che ha rielaborato i dati Istat sull’inflazione di gennaio - l’andamento degli articoli alimentari è quello che più preoccupa, perché i rincari percentuali toccano la doppia cifra, delineando un trend che sui beni di prima necessità restituisce un futuro abbastanza incerto. Il confronto con gennaio dello scorso anno è su certi versi impietoso: l’olio d’oliva è aumentato del 44,4%, seguono poi la verdura fresca con il 18,3%, le patate (16,1%) e la frutta fresca (13%). Gli alimenti per bambini salgono, invece, dell’11,9%.

Numeri che portano le persone a comprare meno, ma a spendere di più, in linea con la tendenza del 2023, quando - lo sottolinea l’Istat - le vendite al dettaglio dei beni alimentari sono cresciute in valore del 5,8% rispetto all’anno precedente, ma i volumi sono diminuiti del 3,9%.Nel 2023 - ma l’orientamento sembra essere lo stesso anche per quest’anno - la soluzione al carovita è stata trovata nei discount, che hanno registrato una crescita delle vendite in valore dell’8,2% a fronte del 2,8% complessivo. Un dato questo che certifica inoltre la crisi dei piccoli negozi e la propensione degli italiani a favorire la grande distribuzione, nella quale le vendite sono aumentate del 5,3%, rispetto allo 0,4% delle imprese attive su piccole superfici.

Viaggiare

Ma in questo inizio di 2024 non solo la spesa del supermercato alleggerisce il portafogli. Viaggiare comporta infatti sempre più sacrifici, se si considera che i biglietti aerei sono aumentati in media del 12,1% (+11,1% per i voli nazionali), il rialzo delle tariffe dei treni ha toccato il +9,6% e i listini delle strutture ricettive diverse da alberghi, motel e pensioni sono in crescita del 9,1%.

Ci sono però anche prezzi scesi sensibilmente rispetto allo scorso anno. È il caso dell’energia che, dopo la crisi del 2022 e i conseguenti rialzi delle tariffe del 2023, oggi è meno cara: in media del 45% per quanto riguarda l’elettricità e di quasi il 28% se si guarda al gas. L’olio di semi, toccato pesantemente dalla guerra in Ucraina, è diminuito del 17,3%, mentre i carburanti diversi da benzina e gasolio sono scesi del 15,2%.

«Una riduzione dell’Iva su alcuni prodotti porterebbe sicuramente un effetto positivo - spiega Romano Rebuschi, presidente di Federconsumatori Brescia -. Ma la soluzione non è così semplice, perché se si abbassano le entrare dello Stato agendo sugli alimentari, avremo certamente dei ritorni su altri servizi. È evidente però che mantenere questo tipo di tassazione comporta delle rinunce per tantissime persone: oggi gli strati della popolazione in difficoltà sono in costante aumento».

Per quanto riguarda la crescita del costo della vita, Brescia non rappresenta certo un’eccezione nel panorama italiano: uno studio svolto da Codacons e Unione nazionale consumatori piazza infatti la Leonessa al 24esimo posto (su 78) nella classifica delle città più care dello scorso anno.

A Brescia l’aumento di prezzi e tariffe rispetto al 2022 è stato del 5,1%, un’inflazione che ha portato le famiglie a spendere in media 1.346 euro in più. La città più cara in Italia nel 2023 è stata Milano, Bergamo è al 33esimo posto con un aumento di 1.291 euro, mentre la più virtuosa è Potenza, che ha fatto registrare un aumento di «soli» 731 euro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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