Cronaca

Caso Garlasco, la sintesi di questi 18 anni (e cosa c’entra Brescia)

L’unico punto fermo è la condanna definitiva per Alberto Stasi del 2015. Ma da quel 13 agosto 2007 sono successe parecchie cose: ecco una ricostruzione per orientarsi meglio
Uno scorcio della villetta di Garlasco - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio della villetta di Garlasco - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
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Ad oggi un punto fermo c’è. Una condanna definitiva. Quella con cui il 12 dicembre 2015 la Cassazione ha confermato – dopo aver rimandato in appello a Milano una doppia assoluzione tra primo e secondo grado – 16 anni di carcere per Alberto Stasi ritenuto l’assassino della sua fidanzata Chiara Poggi, uccisa in casa a Garlasco il 13 agosto 2007.

«Ciascun indizio – è la tesi degli ultimi giudici – risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio». E sulla mancanza di movente i giudici scrivono: «Non incide in alcun modo sul complessivo quadro indiziario né appare necessario individuarla nel caso di un omicidio d’impeto».

Poche certezze

Giuseppe e Rita Poggi, genitori di Chiara - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe e Rita Poggi, genitori di Chiara - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it

Per il resto a quasi vent’anni dall’omicidio di certezze non ce ne sono. Ma solo indagini che potrebbero riscrivere uno dei casi più mediatici di cronaca nera in Italia. Con i personaggi che sono ormai entrati nella quotidianità non solo degli appassionati di crime: Andrea Sempio, i suoi genitori e gli zii, le due gemelle Cappa, Paola e Stefania, cugine di Chiara Poggi, mai indagate e sempre chiacchierate.

E poi l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, i carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto. Un intreccio sul quale stanno indagando due procure. Quella di Pavia che l’11 marzo 2025 ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in omicidio Andrea Sempio, che aveva 19 anni all’epoca dei fatti ed è un amico del fratello di Chiara Poggi. Era già stato indagato nella prima indagine, ma ne uscì con l’archiviazione.

La villetta di Garlasco dove nel 2007 è stata uccisa Chiara Poggi.
La villetta di Garlasco dove nel 2007 è stata uccisa Chiara Poggi.

L’inchiesta bresciana su Venditti

E qui si inserisce la seconda inchiesta su Garlasco condotta dalla pm di Brescia Claudia Moregola che ipotizza che l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti abbia «ricevuto una somma indebita di denaro nell’ordine di 20-30 mila euro per favorire Sempio» e la sua archiviazione.

Oggi la posizione di Andrea Sempio è al centro di un incidente probatorio – con l’ultima udienza fissata il 18 dicembre a Pavia – disposto per verificare la compatibilità genetica e la presenza di nuove impronte. Atto fondamentale dopo che la Procura di Pavia ha voluto riesaminare reperti custoditi da anni – tra cui tamponi orali e altri materiali – che non erano stati analizzati o erano stati analizzati con tecniche oggi superate.

Il nodo del dna

Lo snodo è il dna di Sempio trovato sotto le unghie della vittima Chiara Poggi. Nello stesso incidente probatorio sono sotto analisi le impronte sui sacchetti dell’immondizia e dei cereali repertati nei giorni successivi all’omicidio. Nell’incidente probatorio non è invece prevista l’analisi della ormai famosa impronta 33, quella sul muro di casa Poggi e attribuita a Sempio dai consulenti della Procura di Pavia e da quelli di Alberto Stasi. Se ci sarà un processo, l’impronta 33 sarà oggetto di dibattito in quella sede.

Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Andrea Sempio esce dalla caserma dei Carabinieri - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

C’è poi grande attesa per la relazione che dovrà depositare l’antropologa Cristina Cattaneo (docente dell’Università degli studi di Milano e che nel caso della scomparsa di Mario Bozzoli stabilì che in mancanza di tracce non si poteva dire che l’imprenditore fosse finito nel forno) ingaggiata dalla Procura di Pavia «per garantire una valutazione più ampia degli elementi raccolti, sia in sede medico-legale sulla vittima, sia sul luogo del delitto».

L’alibi

Ma nelle ultime ore sembra traballare anche il principale alibi di Sempio: lo scontrino di un parcheggio a Vigevano emesso alle 10:18 del 13 agosto 2007, il giorno dell’omicidio di Chiara Poggi e consegnato da Sempio agli inquirenti nell’ottobre 2008 durante un interrogatorio. Un testimone oggi dice: «Quello scontrino non era suo».

Il legame con Brescia

Mario Venditti in tribunale a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Mario Venditti in tribunale a Brescia - © www.giornaledibrescia.it

E Brescia in tutto questo? I pm bresciani indagano per corruzione e il caso arriva all’ombra del Cidneo perché tra i coinvolti c’è un magistrato (in questo caso ex) del distretto di Milano sul quale appunto la Procura di Brescia ha competenza.

L’indagato per corruzione è Mario Venditti, perquisito lo scorso 26 settembre dopo che a casa dei genitori di Sempio in un’agenda era stato trovato un foglio scritto a mano: «Gip Venditti archivia per 20-30 euro».

«Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda» ha detto il padre di Sempio sentito dalla Guardia di Finanza di Brescia. Venditti non è invece stato ascoltato e una settimana fa il tribunale del Riesame ha parzialmente annullato il sequestro ai sui danni disponendo la restituzione di tutti i dispositivi informatici.

Ma il pm Claudia Moregola con un nuovo provvedimento ha tenuto sotto sequestro nuovamente cellulari, tablet e computer perché lo stesso Venditti è indagato in un’altra inchiesta a Brescia. Quella sulla presunta «mala gestione» dei fondi della Procura di Pavia. Non riguarda direttamente il caso Garlasco ma getta ombre pesanti sui metodi di indagine di quegli anni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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