Vaccino antinfluenzale, il bluff: «In coda, poi rispediti a casa»

In molti centri le dosi sono già ultimate, ma nessuno ha avvisato gli utenti: «Nessun rispetto per noi»
Sos, le dosi del vaccino antinfluenzale scarseggiano anche per i più fragili - © www.giornaledibrescia.it
Sos, le dosi del vaccino antinfluenzale scarseggiano anche per i più fragili - © www.giornaledibrescia.it
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A un certo punto, modi di dire e iconiche espressioni mutuate da libri e film (e riadattate alla situazione), si sprecavano. Da «storia di straordinaria follia» a «umiliati e offesi», dal «grande bluff» al classico «oltre al danno anche la beffa», passando per le più ironiche e sottili «grandi speranze» e «momenti di gloria a Palazzo».

Chi le pronunciava lo faceva quasi come se stesse mettendo in pratica un rito per esorcizzare la rabbia. Anche se più di qualche invettiva è stata inevitabile. Ad alzare la voce, con lo scoramento di chi si trova di fronte all’impossibile, adesso sono i cittadini. Che dopo essersi sentiti impartire la lezione sull’importanza di non «disertare» l’appuntamento con la vaccinazione antinfluenzale (proprio quest’anno, proprio nel mezzo di una pandemia globale), si sono visti dare buca dal sistema. Perché loro, quei pazienti fragili spesso accompagnati da un parente perché anziani o malati, la prenotazione l’hanno fatta e all’incontro ci sono andati. Ma sono rimasti con un pugno di mosche in mano e con il risentimento appiccicato addosso. E, soprattutto, sono rimasti senza alcuna bussola o indicazione da spoter seguire per capire cosa, quando e come fare ora.

È una vicenda che ogni giorno si appesantisce sempre più di situazioni grottesche quella che vede protagonista la campagna di vaccinazione antinfluenzale gestita dalla Regione. Una macchina che ha inceppato, anche nel Bresciano, tutto il sistema, paralizzandolo di fronte alla realtà dei fatti di oggi: i vaccini non ci sono per tutti. E, al momento, non ci sono neppure per tutte le persone che rientrano nelle categorie a rischio, ovvero quelle più fragili: over 65, pazienti cronici, donne in gravidanza, pluripatologici. Fino a quando? Non si sa. E come ci si può tenere informati per poter nuovamente prenotare la prestazione? Armandosi di pazienza e procedendo per tentativi. Telefonando cioè, ogni giorno, al centro prenotazioni, nella speranza che a un certo punto l’operatore risponda che «sì, gli appuntamenti sono di nuovo aperti».

Il polo fantasma. Il disegno di questa caccia al tesoro sghemba e «in rincorsa» è tratteggiato direttamente dai lettori. Marica ha un padre 91enne in sedia a rotelle e una madre novantenne. Il suo medico di base non ha aderito alla campagna antinfluenzale e, come prassi, si è rivolta al call center regionale, che l’ha dirottata alla tensostruttura dell’oratorio don Bosco di Rezzato. «Ho prenotato i volontari del Van per mio padre e siamo partiti per tempo - racconta Marica -. Arrivati a destinazione, però, della tensostruttura non c’era neppure l’ombra». Ad accoglierla c’era solo un operaio che montava le luminarie. Come Marica, il martedì che ci lasciamo alle spalle, in questo viaggio a vuoto, «alla ricerca della tensostruttura perduta», si sono imbattute una ventina di persone. «Furibonda, ho richiamato il call center e l’operatrice mi ha detto che in provincia di Brescia non ci sono date previste e che ogni giorno devo richiamare per sapere se cambia qualcosa».

Che le scorte siano esaurite è un dato di fatto. Tanto che anche l’ospedale Civile - come riportato sulle nostre pagine giovedì - ha dovuto decretare lo stop agli appuntamenti. L’Asst garantirà cioè le vaccinazioni prenotate fino al 7 dicembre, ma ad ora non ha dosi sufficienti per poter proseguire oltre. «Per pazienti fragili che risiedono nel territorio dell’ Asst Spedali Civili, le prenotazioni sono attualmente sospese. L’Azienda sta attivando le azioni necessarie per riavviare il servizio» recita la comunicazione pubblicata sul sito e rivolta agli utenti.

Zero comunicazioni. Ma quella di cui si è fatta portavoce Marica non è purtroppo l’unica esperienza negativa. Tante sono le persone che, senza preavviso, hanno scoperto di non potersi vaccinare come da programma solo una volta raggiunta la meta dell’appuntamento mai cancellato. È questo il caso, ad esempio, di Vittoria: residente fuori città e ottenuta la prenotazione per la madre 87enne, ha chiesto al datore di lavoro il permesso per accompagnarla a San Polo, nella sede dell’Acli. «Sul posto - spiega indignata - non trovo nessuno ad accoglieci. Il medico di base se ne era andato e aveva il telefono staccato. Un collega mi ha avvertito che la vaccinazione non sarebbe stata eseguita, che potevamo tornare a casa e che non sapeva dirmi quando riprenotare». Nei venti minuti che è rimasta a San Polo, sono arrivate altre sei persone, tutte convinte di aver conquistato «l’oro lombardo» dei giorni nostri, come da programma. Tutti delusi e rispediti a casa senza preavviso e senza informazioni.

«Anche i medici di base devono essere meno superficiali e avvisare i propri assistiti - incalza Vittoria -, specie con i pazienti più fragili. Tutto questo è disdicevole, mi sento abbandonata a me stessa». Insieme, lei e il crocchio di persone che si è via via formato nel polo vaccinale a est della città, hanno chiamato i Carabinieri: «Abbiamo segnalato l’accaduto ai Nas, che ci hanno confermato avere in corso un’indagine e che stanno raccogliendo informazioni sull’assenza di vaccini». E nel frattempo? Nel frattempo - risponde qualcuno - «non ci resta che piangere».

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