Omicidio Ziliani, al processo parlano Mirto Milani e Paola Zani: cosa hanno detto

Dopo le quattro ore fiume di Silvia Zani al banco degli imputati, il processo è ripreso con l’esame del fidanzato e della sorella minore
Il presidente della Corte d'Assise di Brescia, Roberto Spanò, in aula durante l'udienza del 30 marzo - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Il presidente della Corte d'Assise di Brescia, Roberto Spanò, in aula durante l'udienza del 30 marzo - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dopo le quattro ore fiume di Silvia Zani al banco degli imputati, il processo per l’omicidio di Laura Ziliani è ripreso con l’esame di Mirto Milani. Inizia così la seconda parte di un’udienza determinante davanti alla Corte d’Assise di Brescia, presieduta dal giudice Roberto Spanò, in cui si sta ricostruendo quanto accaduto a Laura Ziliani, ex vigilessa di 55 anni scomparsa l’8 maggio 2021 e ritrovata cadavere tre mesi esatti dopo, lungo il fiume Oglio a Temù.

Accusati di averla uccisa - lo ricordiamo - sono le figlie Paola Zani, 21 anni, la sorella maggiore Silvia, 29 anni, e il fidanzato di quest'ultima, Mirto Milani, suo coetaneo. I tre, che gli investigatori chiamano «trio criminale», hanno confessato in carcere, uno dopo l'altro, a pochi mesi all'arresto. Fondamentale per far scattare la serie di ammissioni è stata la confidenza, poi riportata agli investigatori, che il ragazzo ha fatto al suo compagno di cella.

La scorsa settimana i tre hanno cambiato strategia difensiva e hanno ora tre diversi avvocati: Maria Pia Longaretti per Silvia Zani, Simona Prestipino per Paola Zani e Michele Cesari per Mirto Milani.

Al termine dell’udienza è stata disposta la perizia psichiatrica per gli imputati: «Accerti il perito se Paola e Silvia Zani e Mirto Milani sono capaci di intendere e volere e se lo fossero al momento del fatto e se eventuale infermità mentale possa aver grandemente scemato la capacità di intendere e volere».

Le parole di Mirto Milani

«Chiedo scusa a Laura per il male che le ho fatto»

La pm Caty Bressanelli chiede a Mirto Milani se si trova d’accordo con quanto riportato da Silvia Zani durante l’interrogatorio. Dopo aver confermato le parole della fidanzata, Milani intende fare una dichiarazione spontanea: «Chiedo scusa a Laura per il male che le ho fatto». Riguardo al crollo emotivo dopo l’interrogatorio, Milani ha raccontato che non è stato il primo: «Le difficoltà della vita in carcere mi avevano già messo a dura prova».

«Descrivere chi ha deciso di uccidere Laura Ziliani è molto difficile e non me lo ricordo» ha aggiunto.

Anche secondo Mirto, Laura avrebbe tentato di ucciderli

Anche Milani conferma l’episodio della candeggina, con cui la madre di Silvia avrebbe cercato di avvelenarli. «Dopo aver bevuto il latte siamo stati entrambi male e abbiamo cominciato a pensare quale potesse essere la causa del malessere».

Mirto Milani ha confermato anche gli episodi del salino, della marmellata e della Nutella. «Ci è apparso strano che Laura avesse lasciato la cioccolata perché criticava spesso le figlie per il loro aspetto fisico». In quell’occasione, Milani sostiene che l’ex vigilessa avesse telefonato insistentemente alle figlie proprio per accertarsi che avessero mangiato la crema spalmabile.

«Abbiamo fatto altri tentativi di uccidere Laura»

«Abbiamo fatto altri tentativi di uccidere Laura – ha detto Milani –. Non avevamo le competenze necessarie per replicare i metodi di avvelenamento visti nelle serie: abbiamo cercato di preparare le sostanze ma non ci siamo riusciti». Paola all’inizio, come già detto da Silvia Zani, non era coinvolta, ma si è aggiunta dopo. «Non so però dirle chi ha avuto l’idea di uccidere, potrebbe essere stata anche mia, ma non ricordo».

L’idea di usare le benzodiazepine è stata di Mirto Milani, per sua stessa ammissione: «Non volevo che Laura soffrisse. Conoscevo le sostanze perché a 16 anni, essendo stato vittima di bullismo, avevo rubato il Valium a mia madre e lo avevo preso». Il soffocamento è stato scelto da tutti e tre, traendo ispirazione dalla serie tv I Borgia.

La sera dell'omicidio

Cosa è successo quella sera? «Io stesso, con una siringa, ho messo 30 gocce di benzodiazepine in ogni muffin e poi mi sono nascosto sotto il letto della camera di Paola perché Laura non sapeva che io ero a Temù». Quando l’ex vigilessa è andata a dormire, dopo aver mangiato uno dei cupcake, il trio criminale si è preparato: «Mentre ci stavamo vestendo ho iniziato ad avere i primi dubbi e ho detto che secondo me dovevamo fermarci perché stavamo per commettere un atto abominevole».

A queste parole, Silvia Zani si è spazientita e ha imprecato contro il fidanzato, uscendo dalla stanza e portandosi dietro la sorella minore. Mentre Mirto camminava avanti e indietro pregando che le due sorelle ci ripensassero – secondo il suo racconto – ha sentito un grido soffocato. «Nella penombra ho visto Silvia che strangolava Laura e Paola che la teneva ferma». La pm Bressanelli fa presente che delle esitazioni di Mirto non c’è traccia nei verbali degli interrogatori in carcere: «Forse sta facendo una ricostruzione più ragionata». Nelle dichiarazioni dei mesi scorsi, infatti, Milani aveva detto di aver messo subito la mano sul collo di Laura «altrimenti avrei perso le ragazze e loro erano tutto per me». Poi, nella ricostruzione dell’imputato, è sopraggiunta Silvia Zani che ha infilato un sacchetto sulla testa della madre.

La torta per la Festa della mamma farcita di benzodiazepine - © www.giornaledibrescia.it
La torta per la Festa della mamma farcita di benzodiazepine - © www.giornaledibrescia.it

«Non ricordo se prima o dopo l’omicidio, ma avevamo fatto un patto e ci siamo esplicitamente detti che non ne avremmo mai più parlato». Non solo per paura di intercettazioni, ma proprio perché non dovevamo più parlarne. «In quel periodo io ero il più paranoico di tutti, per questo ho suggerito di resettare i cellulari, perché li avevamo con noi quando abbiamo scavato la buca e temevo fossimo stati localizzati».

Riguardo alla confidenza in carcere al compagno di cella, Milani ammette di avergli dato più versioni. «Un po’ alla volta si è conquistato la mia fiducia. Da una parte non volevo tradire le ragazze ma volevo liberarmi di un peso».

Il movente economico

Quando il presidente Spanò chiede a Milani perché i tre, se davvero avevano paura di essere avvelenati da lei, non avessero mai affrontato Laura Ziliani, il ragazzo ha risposto che «le sorelle avevano troppa soggezione di lei, era imponente». Riguardo alla vicinanza, dopo l’omicidio, della famiglia Milani al figlio e alle sorelle: «Ci hanno consigliato di prendere un avvocato per la tutela della terza sorella affetta da disabilità». E il movente economico? «Io personalmente ho sempre considerato i loro possedimenti immobiliari un debito, perché avevano case da ristrutturare e di poco valore». Sul suo tenore di vita, Milani racconta che la sua unica entrata finanziaria è il subaffitto dell’appartamento che lui, a sua volta, aveva affittato dalla madre della fidanzata.

La pm Bressanelli chiede se le sorelle Zani avessero ragione di astio nei confronti della madre. «Laura non aveva parole gentili per le figlie, anzi le insultava».

Il rapporto di Mirto con i genitori

«Mia mamma è una donna che agisce a fin di bene, ma è molto invadente, soffocante». Milani ha dichiarato che non ha mai detto dell’omicidio ai genitori, se non dopo la confessione in carcere. «La mia famiglia non ha mai visto di buon occhio il rapporto tra me e Silvia, ma dopo il lockdown ho detto loro che volevo convivere con lei e restare a Temù».

Il rapporto con Paola

Una volta tornata dall’Erasmus in Francia, nel 2019, anche Paola Zani va a vivere con Silvia e si lega sempre di più a Mirto. «Per lei ho sempre provato molto affetto che poi è diventato qualcosa di più. Ho confessato i sentimenti che provo per Paola e con Silvia e abbiamo deciso di fare una famiglia noi tre». Condividevano tutto, mangiavano assieme, scrivevano pensieri. «Quei documenti però li abbiamo bruciati perché non volevamo diventassero una prova contro di noi».

Le scuse

«Ho fatto un macello. Chiedo scusa per aver distrutto una vita, chiedo scusa alla famiglia Ziliani e a Laura e a tutti». Così Mirto Milani torna a domandare perdono: «Prego ogni giorno Dio perché mi perdoni, perché io a perdonarmi non riesco».

Le parole di Paola Zani

Anche la 21enne Paola Zani, figlia minore della vittima, conferma le versioni della sorella maggiore e del fidanzato. «Ammetto i fatti così come sono stati contestati». Anche la studentessa sostiene di aver deciso di uccidere la madre Laura Ziliani in seguito ai tentativi di quest'ultima di mettere fine alla loro vita.

La decisione di uccidere

«Ho preso la decisione non ricordo quando, ma in seguito ai tentativi di avvelenamento da parte di mia madre, io ho iniziato con Mirto a fare dei lunghi colloqui che chiamavamo psicoterapia. Lui si metteva la mascherina, cambiava timbro vocale e parlava in terza persona. Lui faceva lo psicologo e io la paziente. Sono stata io a fare le ricerche sulla tossicità della candeggina. La vicenda del sale l’ho vissuta in prima persona».

Ma chi ha avuto per primo l'idea di uccidere l'ex vigilessa di Temù? «Non ho assolutamente pensato io a uccidere mia mamma. Me ne hanno parlato Silvia e Mirto. All’inizio non volevo, ho detto che piuttosto che fare del male a mia madre, mi sarei fatta uccidere da lei». Paola Zani però ha aperto alla possibilità dell'omicidio tra settembre e ottobre 2020. «Ci sembrava necessario, ci sembra il male minore. Pensavamo che volesse ucciderci tutti».

Dalle congetture all'azione

«Prima della mia decisione, durante l’estate, Mirto e Silvia facevano cose strane: si chiudevano in camera e agivano all’oscuro. Ho chiuso entrambi gli occhi. Non avevo nessuno con cui parlare. È stata una cosa combattuta, non è che mi sono alzata la mattina e ho detto “vabbè uccido mamma”».

Dopo l’interrogatorio, Paola sostiene di aver riflettuto parecchio, anche su tante cose che aveva nascosto anche a sé stessa. «Quella sera non mi ricordo che Mirto volesse fermare Silvia. Ricordo che tutti siamo tornati indietro la prima volta e poi siamo andate prima Silvia e poi io. Non mi ha chiamato mia sorella in camera di mia mamma, sono andata di mia di spontanea volontà perché non vedevo alternative. In quel momento era: o lei o noi».

Il rimorso

«Sono pentitissisma. Non avremmo mai dovuto farlo - ha detto Paola -. Quella che abbiamo ucciso non era mia mamma, ma il mostro che si era impossessato del suo corpo. L'avevo disumanizzata. Ora mi sono resa conto che oltre a uccidere mia mamma, che forse non voleva nemmeno farci del male, abbiamo rovinato tante persone. Sul mio pentimento ha inciso la carcerazione e il fatto di essere seguiti da personale psicologico e psichiatrico».

La delusione per Mirto

«Quando ho letto che aveva infranto il patto, non posso negare di aver provato rancore nei suoi confronti. Anche se confessando ci ha obbligato a dire la verità. Ce l’ho con lui per ragioni che non c’entrano con il reato». Sulla sorella maggiore Paola ha detto: «Fino ad oggi Silvia voleva sposarlo, ma ora per lei è morto. Tra l’esame di Mirto e il mio ha urlato nelle celle: “Fottiti. Mirto da oggi è single”. Non siamo più un trio criminale: per me era finito quando l'ho lasciato».

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