Escavazione, primo ok al Piano cave da 43 milioni di metri cubi

Per il duello politico appuntamento il 22 dicembre, quando il documento sarà messo alla prova in Consiglio regionale
PIANO CAVE, PRIMO OK IN COMMISSIONE
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Per il duello politico più agguerrito si sono detti «arrivederci a dicembre» (il 22 per l’esattezza), quando il documento sarà messo alla prova in Consiglio regionale. Ma per ora, il nuovo piano cave della Provincia di Brescia - scaduto ormai dal 2016 - ha superato l’esame della Commissione regionale Ambiente, che è finita così: maggioranza a favore; contrari Pd (forza politica che in Broletto aveva però approvato, da forza di maggioranza, il piano oggi contestato), M5s, Patto civico e Alleanza Verdi Sinistra; astenuti Lombardia Migliore e Azione-Italia Viva.

L’assessore all’Ambiente Giorgio Maione lo sottoscrive: «Abbiamo previsto un fabbisogno di materiale ridotto del 40% rispetto al piano precedente, nessuna nuova cava con una riduzione degli ambiti estrattivi da 53 a 38, nessuna nuova cava in falda. Abbiamo coniugato esigenze ambientali ed esigenze economiche del territorio». In sostanza si prevede l’escavazione di ulteriori 43 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, ma oltre 9 milioni di metri cubi dovranno essere recuperati da inerti, favorendo così l’economia circolare. «In questo modo - rimarca l’assessore - si favorisce il recupero delle ex cave come bacini di accumulo idrico o in chiave agricola e ambientale. Inoltre, l’attività estrattiva dovrà di norma proseguire per fasi: prima di procedere con la successiva, le imprese dovranno avere ultimato il ripristino ambientale di quella esaurita».

Il dibattito

Parole che non bastano a convincere Onorio Rosati (Verdi-Sinistra): «Riducendo le aree di intervento da 53 a 38 si verifica un incremento della pressione in queste aree, in particolare a Montirone, Ghedi, Borgosatollo e Bagnolo Mella. In un raggio di soli 3 km, si concentra il 25% dell’attività escavativa prevista, con un peso ancora maggiore per le riserve disponibili». Sul piede di guerra anche il M5s che, con Paola Pollini attacca: «Il fabbisogno è calcolato con criteri che non corrispondono a quelli delle altre province lombarde: si prende come riferimento il 2008, ossia l’anno di massimo fabbisogno e non la media degli ultimi dieci anni».

Soddisfatto invece il consigliere Massimo Vizzardi (Azione), dopo aver incassato il sì unanime al suo emendamento che introduce un monitoraggio continuo del piano, la verifica preventiva della escavazione in profondità per minimizzare il consumo di suolo e il recupero ambientale del lotto esaurito prima di scavare il nuovo. «L’emendamento - spiega - nasce da un dialogo di mesi con le realtà del territorio a 360 gradi e andrà a tutela sia del singolo cittadino, imponendo un calendario lavori definito e controllato anche dal punto di vista ambientale, sia dell’operatore e amministratore virtuoso, che viene tutelato».

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