Ambiente

«Montagna sempre più fragile»: oggi la Giornata internazionale

L’iniziativa, lanciata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003, si propone di favorire la consapevolezza sull’importanza dello sviluppo sostenibile delle regioni montane
Ecosistema da salvare - Foto Bonometti
Ecosistema da salvare - Foto Bonometti
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Ambiente e natura, salvaguardia e futuro: si celebra oggi la Giornata internazionale della montagna, l’iniziativa lanciata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a partire dal 2003 e che, con cadenza annuale, si propone di favorire l’accrescimento della consapevolezza sull’importanza dello sviluppo sostenibile delle regioni montane, che coprono circa un quarto delle terre emerse del pianeta.

La «Giornata» si rivolge alle istituzioni così come alla società civile, e guarda con attenzione ai giovani come fondamentali protagonisti per il futuro delle terre alte.

Scenari

Le montagne odierne accolgono ambienti spesso minacciati dalla frammentazione degli habitat, dalla riduzione delle espressioni della biodiversità e delle risorse idriche, dagli effetti dei cambiamenti climatici, che comprendono la scomparsa delle superfici e delle masse glaciali e del permafrost, e l’incremento dei dissesti, con implicazioni che si trasferiscono anche sugli abitanti e sulle zone a valle.

Accanto a questi aspetti – già di per séindicativi di una situazione davvero delicata – le apprensioni si spostano sugli effetti della diseducazione alle modalità di fruizione rispettose, e alle modalità di narrazione utilizzate da alcuni frequentatori che banalizzano e sviliscono la sua autentica bellezza.

Testimoni: Matteo Bonalumi

La voce di due protagonisti attuali della montagna su scala planetaria, con spedizioni e salite prestigiose, così come su quella provinciale, per nascita e primi passi mossi sulle nostre montagne, fornisce uno spaccato interessante di trasformazioni, auspici e certezze messe in discussione.

L'alpinista Matteo Bonalumi - © www.giornaledibrescia.it
L'alpinista Matteo Bonalumi - © www.giornaledibrescia.it

Matteo Bonalumi è un alpinista bresciano che si definisce «perdutamente innamorato della bellezza universale delle montagne», che vanta diverse spedizioni sull’Himalaya, sul Karakorum, sui colossi d’alta quota dell’India e dell’Africa.

«La montagna – spiega riferendosi all’iniziativa di oggi – è sempre più fragile, e più se ne parla più si contribuisce a prendere consapevolezza dei problemi. È necessario però viverla direttamente per fare conoscere il suo valore, a cominciare dalla frequentazione dei sentieri. La scala locale è fondamentale per arrivare ad ottenere risultati su quella globale, e le problematiche spesso coincidono, come quelle che riguardano in alcune zone lo spopolamento e lo sfruttamento indiscriminato per le piste e gli impianti sciistici».

Interrogato poi su quali siano, a suo parere, i cambiamenti principali della montagna, Bonalumi non ha dubbi: «Alle alte quote l’aumento dell’offerta turistica crea talvolta una sorta di invasione che danneggia i contesti naturali causa l’eccesso di presenze e l’utilizzo intensivo degli elicotteri. Credo che la riscoperta della bellezza che la montagna regala possa avvenire dalle basse quote, con escursioni rigeneranti nei boschi, come piace fare anche a me ad esempio sulla Maddalena che è la mia montagna preferita».

Giulia Venturelli

Anche la giovane guida alpina bresciana Giulia Venturelli segnala approcci diversi che si fanno strada. «Nel mio lavoro osservo che la richiesta di accompagnamento negli ambienti di alta quota in estate è sempre elevata. In generale, rispetto ad alcuni anni fa, i frequentatori della montagna sono indubbiamente cresciuti, nelle diverse modalità esistenti per la pratica dello di sci fuoripista così come per l’arrampicata sportiva».

L'alpinista bresciana Giulia Venturelli - © www.giornaledibrescia.it
L'alpinista bresciana Giulia Venturelli - © www.giornaledibrescia.it

«È minore invece, rispetto ad un tempo – continua Venturelli – , il numero di alpinisti che si impegnano nella ripetizione di salite di stampo classico, sulle quali occorre utilizzare attrezzature e manovre dedicate, e si arrampica con margini di sicurezza inferiori rispetto a quelli che, al contrario, offrono le palestre di roccia».

Temi

Ma, se dovesse decidere a quali temi dedicare spazio nella Giornata internazionale della montagna, Venturelli non mostra esitazioni. «Alcuni di quelli più importanti come la sicurezza e i cambiamenti climatici hanno già adeguato risalto. Personalmente io considero importante anche la conoscenza della storia dell’alpinismo, per valorizzare gli scalatori che ci hanno preceduto e la strada che ci hanno indicato».

Come giudica la frequentazione della montagna al femminile? «Le donne si dedicano in maniera indistinta a tutte le attività. Anche le aziende se ne sono accorte, e propongono calzature e attrezzature dedicate».

L’incontro «Dall’Adamello all’Himalaya»

La sezione di Brescia del Club Alpino Italiano ha organizzato, nell’ambito degli appuntamenti del giovedì, un incontro speciale dedicato alla Giornata internazionale della montagna, che si svolgerà oggi alle 20.30 negli spazi della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia, in via Branze numero 38.

«Dall’Adamello all’Himalaya» è il titolo della serata, che proporrà contenuti dedicati ai ghiacciai come sentinelle del riscaldamento globale e alle soluzioni di adattamento, cogliendo anche lo spunto offerto dal fatto che il 2025 è stato proclamato Anno internazionale della protezione dei ghiacciai. 

Nel corso della serata sarà offerta la proiezione del documentario «The ice builders», nel quale i registi italiani Tommaso Barbaro e Francesco Clerici raccontano la storia degli «ice stupa». Alla proiezione sarà presente anche Andrea Zatta, ideatore del progetto «Ice stupa Zanskar» e del documentario.

L’incontro organizzato dal Cai prevede anche un intervento del professor Roberto Ranzi dell’Università degli Studi di Brescia, che proporrà la sua esperienza di esperto studioso dei ghiacciai dell’Adamello e del Karakorum.

Al termine della serata sarà possibile ammirare le suggestive immagini della mostra «The Last Days», per mezzo delle quali il fotografo Michele Gusmeri ha documentato – scegliendo il bianco e nero – le condizioni di sofferenza proprio del più grande ghiacciaio delle Alpi italiane.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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