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Gasherbrum IV, il bresciano Leo Gheza verso la vetta a 7.925 metri

Tre giovani tra cui il ragazzo di Esine sono in Pakistan sono pronti ad affrontare la salita a una delle montagne più alte del pianeta
Gheza, Secchi e Carrara - Foto Zorzini
Gheza, Secchi e Carrara - Foto Zorzini
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Correva l’anno 1958 quando Walter Bonatti e Carlo Mauri, due protagonisti assoluti dell’alpinismo a livello internazionale, affrontarono con successo la salita al Gasherbrum IV (7.925 metri) in una spedizione che segnò una tappa fondamentale nel periodo delle prime salite delle montagne più alte del pianeta.

Corre oggi l’anno 2025, e tre giovani protagonisti del palcoscenico verticale, tra i quali Leonardo Gheza di Esine, hanno deciso di provare a ripercorrere la via tracciata dei maestri nel tentativo di salire la stessa montagna lungo quello storico e impegnativo itinerario.

Gasherbrum IV Expedition 2025

La «Gasherbrum IV Expedition 2025» è partita alla volta del Pakistan venerdì con il patrocinio del Club alpino italiano. In cordata con Leo Gheza sono legati due guide alpine, il valtellinese Federico Secchi e il bergamasco Gabriele Carrara, mentre un altro bresciano, il filmmaker di Bienno Ettore Zorzini, a realizzare la documentazione fotografica e video della salita, avvalendosi anche dell’utilizzo di droni.

Le difficoltà

Il traguardo che si sono posti i tre scalatori è estremamente ambizioso anche se, dal 1958 ai nostri giorni, l’alpinismo contemporaneo ha fatto notevoli passi in avanti in termini di tecniche, attrezzature e metodi di preparazione. Il Gasherbrum IV è una montagna imponente e dal profilo ardito, che risalta per la sua bellezza in una zona remota del mondo nel cuore del Karakorum. Per l’altissima quota raggiunta dalla sua cima, per la forma slanciata e le peculiarità delle sue pareti, si propone come un obiettivo molto ambizioso e di notevole complessità tecnica. A partire dalla data della prima salita e fino ad oggi questa montagna è stata affrontata solo da pochissime spedizioni. È considerata da molti alpinisti una delle vette più belle del mondo, e la sua parete nord-est è tra le linee più celebri e misteriose dell’intero massiccio himalayano.

Il Gasherbrum IV - © www.giornaledibrescia.it
Il Gasherbrum IV - © www.giornaledibrescia.it

Il rispetto per l’alpinismo d’epoca

Oltre alle caratteristiche morfologiche della montagna ulteriori difficoltà derivano anche dalle modalità di approccio che hanno scelto di adottare Gheza, Secchi e Carrara. Muovendosi in stile moderno, ma nel rispetto dell’eredità dell’alpinismo esplorativo di quell’epoca tracciato da Bonatti e Mauri con i suoi elementi peculiari di audacia, rispetto e visionarietà, i tre affronteranno la salita in puro stile alpino, quindi senza avvalersi dell’aiuto di portatori d’alta quota, rinunciando a posizionare corde fisse sulla parete e campi preinstallati, e operando in condizioni di completa autosufficienza.

Un’avventura

I tre protagonisti hanno dichiarato che «il G4 rappresenta un vuoto da colmare, non solo per la sua scarsa frequentazione alpinistica, ma per ciò che può ancora raccontare. È una montagna che chiede attenzione, ascolto, visione». Durante la spedizione, i tempi, i silenzi e l’isolamento della montagna saranno i veri protagonisti. Non ci saranno aggiornamenti costanti, né cronache in tempo reale. Sarà solo il documentarista Ettore Zorzini a raccogliere con discrezione tutte la fasi della salita, raggiungendo di persona la quota di 6.100 metri, e più in alto avvalendosi dell’utilizzo di droni. Rimaniamo quindi in fiduciosa attesa della positiva conclusione di questo ambizioso viaggio, che omaggia la grande stagione delle esplorazioni italiane in Karakorum e attualizza nuovi spazi di sogno e di azione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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