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L’alpinista bresciano Leo Gheza ha tracciato una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile

Ruggero Bontempi
Si chiama «Nunca say Nunca» e si sviluppa per mille metri di impegnativa salita. La linea è stata individuata nel corso di un volo in parapendio
Da sinistra Contessi e Gheza - © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra Contessi e Gheza - © www.giornaledibrescia.it
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L’alpinista camuno Leo Gheza prosegue la sua attività in terra sudamericana sulla roccia dopo avere realizzato poche settimane fa sul ghiaccio la prestigiosa salita del Cerro Torre in Patagonia.

Le attenzioni di Gheza si sono spostate questa volta nella Valle di Cochamó in Cile, in particolare sul Cerro Trinidad Central, dove ha tracciato una nuova salita legandosi in cordata con lo scalatore local Diego Diaz e con Angelo Contessi, istruttore regionale di arrampicata libera del Cai Lovere.

Mai dire mai

La nuova via è stata chiamata «Nunca say Nunca» (mai dire mai, ndr) e si sviluppa per 1000 metri di impegnativa salita. La linea è stata individuata nel corso di un volo in parapendio tra le montagne della selvaggia valle che richiama, nei suoi paesaggi e nella tipologia di roccia, la più conosciuta Valle di Yosemite nell’omonimo splendido parco nazionale della California.

  • Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile
    Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile - © www.giornaledibrescia.it
  • Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile
    Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile - © www.giornaledibrescia.it
  • Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile
    Il bresciano Leo Gheza traccia una nuova via sul Cerro Trinidad Central in Cile - © www.giornaledibrescia.it

Nel corso dei primi quattro giorni trascorsi in parete la cordata ha salito 500 metri su placche tecniche e fessure. La progressione si è interrotta a causa di un incidente occorso a Diego Diaz. Un volo in parete di una ventina di metri in un canale, fortunatamente risolto con qualche botta e graffi, ha indotto i tre a calarsi fino alla base e a trascorrere due giorni di inattività a causa anche delle instabili condizioni meteorologiche.

Gheza e Contessi hanno quindi ripreso la salita da soli per riportarsi al punto più alto raggiunto pochi giorni prima, e affrontare la seconda metà dell’imponente parete lungo la quale si disegna una linea di progressione definita da un evidente sistema di fessure verticali che oppongono difficoltà piuttosto sostenute.

Dopo avere raggiunto la cima di notte, e un bivacco cento metri più in basso rispetto alla vetta, Gheza ha fatto rientro alla base mediante un volo con il parapendio per atterrare proprio dentro il campo attrezzato nella valle, mentre Contessi e un altro amico che li aveva raggiunti in vetta sono rientrati alla base con quattro ore di cammino. Un’altra grande avventura su una grande parete.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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