Ambiente

Depuratore del Garda, gli ambientalisti: «Pronti alle barricate»

«Sarà il nostro Tav e come in Val di Susa se necessario bloccheremo i cantieri». Alghisi: «La nostra soluzione metteva tutti d'accordo»
DEPURATORE, RISCHIO TENSIONI
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«Sarà il nostro Tav e come in Val di Susa se necessario bloccheremo i cantieri». È netta la presa di posizione di Marco Apostoli, consigliere provinciale di Provincia Bene Comune, dopo la decisione del Prefetto di costruire il depuratore del Garda a Gavardo e Montichiari. Non si arrendono né gli attivisti né i sindaci, pronti a salire sulle barricate. Parlano di «verdetto già scritto» e «consultazioni farsa» gli ambientalisti di Basta Veleni e del Tavolo che raduna le associazioni del fiume Chiese. La scelta del commissario per la depurazione Attilio Visconti non è stata accolta con favore dai comitati che da almeno un paio d'anni si battono contro questa ipotesi e ora si dicono pronti a difendere il territorio in ogni modo.

Al loro fianco ci sono poi tutti i sindaci dell'asta del Chiese, che da sempre si oppongono a questa soluzione. A temere tensioni sociali che possano ritardare i lavori di realizzazione del depuratore del Garda è anche il presidente della Provincia, Samuele Alghisi, che ricorda come l'accordo raggiunto dalla politica locale avesse come primo obiettivo proprio quello di trovare un compromesso che soddisfacesse tutti. «La nostra soluzione metteva tutti d'accordo, spiace che la politica nazionale a monte non abbia preso piena consapevolezza della portata del dibattito locale e degli sforzi fatti». Lo studio di fattibilità a Lonato del Garda, secondo Alghisi, «avrebbe ritardato la dismissione delle condotte sublacuali, ma avremmo evitato l’opposizione politica dei territori».

Delusione e sconforto anche da parte dei primi cittadini di Montichiari, Marco Togni, e di Gavardo, Davide Comaglio. I due, se volessero - come ricorda Marco Apostoli nella sua intervista a Teletutto - potrebbero «opporsi all'approvazione nei rispettivi consigli comunali della variante urbanistica necessaria a trasformare un'area agricola in edificabile, dove realizzare i depuratori».

«Come previsto - dice con amarezza Comaglio -  quella del commissario è una scelta non tecnica, ma imposta dalla politica a livelli più alti sulla pelle della gente. Ora prepariamoci ad anni tribolati: non solo per noi, ma anche per le popolazioni gardesane, che si troveranno ad affrontare enormi problemi di viabilità». Simile lo stato d’animo di Togni: «Voler scaricare nel Chiese è la scelta più sbagliata: per buona parte dell’anno non ha portata d'acqua, a differenza del Mincio».

Sotto accusa finiscono poi «le errate valutazioni dell’Università di Brescia sullo studio commissionato da Acque Bresciane, studio che non tiene conto dei dati 2019 di Arpa che decretano non buono lo stato di salute del Chiese. Non era più opportuno realizzare una nuova conduttura fognaria unica per la sponda bresciana che raccogliesse  i liquami dei Comuni  compresi gli sfiori di troppo pieno di Desenzano e Sirmione e che portassero all’attuale depuratore di Peschiera, dopo averlo potenziato?».

 

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