Arrampicarsi per gestire l’ansia, l’esperienza dei ragazzi di Gussago

Federico Bernardelli Curuz
Il progetto pilota per affrontare ansia e insicurezza ha coinvolto ragazze e ragazzi tra i 16 e i 25 anni
Successo per «Arrampicando con la testa» a Gussago - © www.giornaledibrescia.it
Successo per «Arrampicando con la testa» a Gussago - © www.giornaledibrescia.it
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Che cosa c’entrano una psicologa e una guida alpina, con l’ansia e la depressione giovanile? Molto più di quanto si possa immaginare. Perché qualche volta, per affrontare quello che ci accade dentro, serve mettersi in gioco anche fuori, magari su una parete rocciosa, in equilibrio tra fatica e consapevolezza. È quanto è successo a Gussago con l’iniziativa «Arrampicando con la testa o la testa che arrampica?», una proposta pensata per ragazze e ragazzi tra i 16 e i 25 anni nell’ambito del progetto comunale «Gussago x i Giovani».

Guidati da due giovani donne, protagoniste assolute nei rispettivi settori, la psicologa Maddalena Volterrani e la guida alpina Giulia Venturelli, i partecipanti si sono cimentati in un’esperienza di arrampicata outdoor alla falesietta di Costorio (Concesio) con uno scopo ben preciso: lavorare su sé stessi, sulla gestione dell’ansia, sulla consapevolezza dei propri limiti e sulle risorse interiori. Il tutto in un contesto protetto, a contatto con la natura, senza giudizi, dove ciascuno ha potuto esplorare - insieme agli altri - emozioni, pensieri e sensazioni fisiche.

«L’idea – spiega Volterrani – è nata dai dati che abbiamo condiviso nel tavolo delle politiche giovanili del Comune di Gussago, coordinato dall’assessore Simone Valetti. I numeri parlano chiaro: dopo il Covid le problematiche legate alla salute mentale sono aumentate in modo esponenziale, in particolare nella fascia 18-25 anni. Per questo abbiamo voluto creare un’occasione concreta, vissuta in modo esperienziale, per offrire strumenti utili a riconoscere e gestire l’ansia».

Consapevolezza

L’attività è stata costruita su misura: un piccolo gruppo, uno spazio sicuro, tecniche di rilassamento e concentrazione, momenti di confronto e – soprattutto – una parete da scalare. «Siamo partiti dalla conoscenza reciproca, quindi abbiamo parlato apertamente dell’ansia, di come funziona, di come può essere riconosciuta e affrontata», raccontano la psicologa e la guida alpina. «Poi abbiamo arrampicato restando in ascolto di ciò che succedeva dentro di noi. Anche il momento della calata ha avuto un significato importante: lasciare andare, fidarsi, accogliere la paura senza esserne sopraffatti». Le parole chiave? Consapevolezza, presenza mentale, qui ed ora. «L’arrampicata ha il potere di riportarti al presente. Ti costringe ad ascoltare il corpo, a fidarti, a decidere. È una metafora potente del lavoro che ognuno fa su di sé».

L’iniziativa, che si inserisce in un percorso più ampio promosso in collaborazione con la cooperativa Il Calabrone e una rete di realtà locali (associazioni, scuole, oratori, scout), ha ricevuto riscontri entusiasti. «I ragazzi si sono messi in gioco con curiosità, apertura, coraggio. Alcuni ci hanno chiesto di ripetere l’esperienza. Ci sono state anche richieste da parte di adulti e famiglie. È un segnale forte, che ci dice quanto sia importante offrire spazi di questo tipo». L’auspicio ora è di riproporre l’attività anche in collaborazione con le scuole. «Ringraziamo l’assessore Valetti per il suo supporto costante e soprattutto i ragazzi. Le esperienze più efficaci nascono quando ci si fida e si cammina insieme».

Per chi volesse saperne di più: info@perforza-psicologia.it.

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