Leone XIV e la sfida di ribadire l’unità del cammino di fede

Leone XIV ripropone Castel Gandolfo come residenza della vacanza estiva del papa: è uno dei segni comportamentali di distinzione da Francesco, che aveva dismesso quella tradizione. Leone muove all’insegna dell’azione che vuole il sommo pontefice occuparsi delle attese delle periferie del mondo, ma confermare la centralità del suo ruolo storico e rivendicarne il primato. Dal gesuita all’agostiniano, al primo successore di Pietro nato negli Stati Uniti, super potenza mondiale che condiziona i destini universali e quindi considerata frenata nell’indicare chi può salire al soglio pontificio.
Potrebbe sembrare ingratitudine archiviare Francesco e immergersi in Leone: è la forza del papato. Non impedisce di cogliere le differenze, che anzi sono la caratteristica del passaggio da un pontefice all’altro. Leone deve affrontare le questioni interne alla Chiesa cattolica, per ribadire l’unità del cammino di fede, e indirizzare il suo modo di abitare un mondo immerso in una turbolenta trasformazione, che disegna altre traiettorie di vita vissuta. Già c’è chi fa il tifo per il suo riassetto della missione in campo e chi rimpiange la diversità irripetibile di Francesco.
Leone, come Francesco, invoca la pace e la pone come punto cardinale guida delle sue parole e dei suoi gesti. Ma proprio perché agostiniano, che ha sperimentato l’agire dei mondi reali che ha frequentato a diverse latitudini, ne conosce la problematicità. Da qui la necessità di mettere in campo la diplomazia, che è opera di mediazione partendo da una radice di identità forte. Solo sapendo chi sei e cosa intendi fare si può dialogare ed accettare compromessi orientati all’obiettivo primario.

Leone vuole essere altro rispetto al predecessore immediato. Senza dimenticare Francesco, che lascia una traccia indelebile nella storia della Chiesa cattolica. Il Conclave, con una scelta rapida e innovativa nella continuità di mescolare le carte messe in tavola, ha inteso affidargli la responsabilità della guida per un tempo che non si reputa di transizione breve. Leone ha accettato, per l’oggi, che c’è, e per il domani, che è da costruire anche grazie a lui.
Indicare la pace come stella cometa, mentre le guerre si estendono e si incattiviscono, significa proporsi come termometro di una opposta logica, che deve farsi faticosamente strada dentro la quotidianità. Che neppure la breve vacanza mette tra parentesi. L’offerta di farsi territorio attivo di mediazione reale lo testimonia.
Leone guarda anche a Benedetto e a quanti hanno scandito i passaggi del Concilio Vaticano II fino ad oggi. Si richiama a Leone XIII, il papa della Rerum Novarum: abitare le novità della storia è servire Cristo. È consapevole di essere diventato, con l’elezione, una risorsa della storia del tempo prossimo venturo. Quanto fa, o non fa, condiziona il contesto complessivo.
Se è vero che la fede non si giudica dai risultati immediati, resta comunque reale che le persone sono condizionate dalla positività delle azioni. Bisogna innescare opere, per non essere condannati a una inattendibilità di fondo. Leone XIV ha un grande disegno da innescare. Ne ha consapevolezza e le capacità per attuarlo.
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