Papa Leone XIV e la centralità geopolitica cristiana nei tempi attuali

Il cardinale Robert Francis Prevost va definendo ogni giorno di più la fisionomia di papa Leone XIV, gli elementi di continuità e discontinuità con papa Francesco e il suo modo di raccordarsi con Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Paolo VI nella successione a Pietro alla luce del Concilio Vaticano II voluto ed istruito da Giovanni XXIII.
Tocca a lui celebrare i millesettecento anni del fondamentale Concilio di Nicea, tenutosi nel 325. Fu il primo Concilio Ecumenico della storia della Chiesa. Convocato e presieduto dall’imperatore Costantino. L’obiettivo era raggiungere l’unità dogmatica e ristabilire la pace religiosa all’interno della Chiesa, minata dalle dispute sull’arianesimo. Un’eresia che negava la divinità di Cristo. Queste contrapposizioni, diffuse e usate soprattutto nell’Oriente dell’Impero Romano, ne minacciavano la stabilità religiosa e politica. Costantino, in qualità di «vescovo dei laici», come veniva definito in greco, giocò un ruolo fondamentale nella convocazione e nella presidenza del concilio. La sua autorità imperiale permise di convocare i vescovi provenienti da tutto il mondo cristiano di allora.
Nonostante non fosse un teologo, l’imperatore intervenne direttamente nei lavori. Il Concilio definì il credo niceno, una professione di fede che afferma la consustanzialità del Figlio con Padre: Cristo è «della stessa sostanza» del Padre. Questa definizione è stata poi ulteriormente sviluppata in successivi Concili, ed è ancora oggi la base del credo ecumenico cristiano. Il Concilio di Nicea è considerato un evento fondamentale nella storia della Chiesa, in quanto ha stabilito i fondamentali della teologia cristiana e ha promosso l’unità religiosa all’interno dell’impero.
Papa Francesco voleva che l’anniversario fosse occasione di riflessione e approfondimento della fede e Leone XIV pare intenzionato a non lasciare passare inosservata la ricorrenza, che ripercorre le fondamenta del credo cristiano e il suo impatto civico. Due binari che rivestono una grande attualità, ricca di novità. Gli equilibri usciti dal secondo conflitto mondale sono superati e vanificati, il laicismo mina il credo religioso. Papa Francesco guardava ad Oriente ed alle Periferie del mondo come sorgenti attuali e prossime della Chiesa cattolica, a Leone XIV compete riannodare le fila della storica centralità geopolitica cristiana e rapportarla all’attualità.
L’uno e l’altro nel nome della pace, in un mondo terremotato da diverse guerre che si rincorrono ed allargano. La forza della Chiesa è nel credo dei suoi fedeli e nella dialettica diplomatica che riesce a mettere in campo. Man mano andranno a posto i tasselli del nuovo papato si capirà se il primo papa americano della storia della Chiesa cattolica sarà chiamato, e come, a contribuire decisamente alla riscrittura di un patto di comunità mondiale alla ricerca dei fondamentali e dei contorni. La millenaria storia a cui appartiene, e che lui rivendica come patrimonio decisivo, gli consente di non presentarsi solitario a questa sfida epocale.
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