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Ingegneria, architettura e ambiente in cattedra al Dicatam

Il dipartimento dell’Università degli Studi di Brescia conta oltre 1.300 studenti e ricercatori che arrivano da diversi Paesi stranieri
Il Dicatam offre anche un corso di laurea magistrale in inglese - © www.giornaledibrescia.it
Il Dicatam offre anche un corso di laurea magistrale in inglese - © www.giornaledibrescia.it
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Il nome, complesso, rispecchia il carattere degli studi che lo riguardano. Dicatam: dipartimento di Ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente e matematica. Un fiore all’occhiello per l’Università degli Studi di Brescia, nato nel 1988 come polo di Ingegneria civile e cresciuto in relazione alle esigenze della società e del territorio, fino alla dicitura attuale, acquisita nel 2012. Struttura, identità, progetti e ricerche sono stati presentati nella sede di via Branze, durante un pomeriggio di dibattiti moderato dal direttore del Giornale di Brescia Nunzia Vallini.

Sono i numeri a parlare: 24 gruppi di ricerca, 160 professionisti tra docenti, ricercatori e personale tecnico, oltre 1.300 studenti suddivisi in quattro corsi di laurea triennale, di cui uno professionalizzante, tre magistrali, di cui uno interamente in lingua inglese, e un o a ciclo unico. Cifre, queste, presentate dal direttore del dipartimento Giorgio Bertanza, che ha esposto l’offerta didattica e di dottorato insieme a Michela Tiboni e a Paolo Secchi.

«Il nostro lavoro - spiega Bertanza - è incentrato sullo studio di tecnologie e metodi per la transizione a un’economia sostenibile, ambito che incluide industria e agricoltura. Da poco è infatti stato attivato il corso di laurea triennale in sistemi agricoli sostenibili, che sarà presto arricchito dalla prosecuzione magistrale». Mai come in questo periodo essere green è necessario e al tempo stesso conveniente: l’Agenda 2030 si affianca a un nuovo boom economico, che deve però essere diverso da quello del secolo scorso.

«Non possiamo permetterci di guardare solo all’oggi - sottolinea il rettore dell’Unibs Maurizio Tira -, dobbiamo fare i conti con il pianeta che lasceremo ai nostri figli. Le risorse economiche ci sono: dei 15 miliardi riservati dal Pnrr alle università, più di 6 devono essere destinati alla ricerca. Servono progetti concreti e realizzabili entro il 2026». Il mercato, dal canto suo, chiama forza lavoro: «Abbiamo una fortissima richiesta da parte delle aziende - aggiunge Bertanza -, il problema è che mancano i neo laureati».

Di ingegneria applicata alle tecnologie per l’ambiente sono intrise le ricerche portate avanti dai 41 dottorandi del Dicacim, il dottorato di ricerca in Ingegneria civile, ambientale, cooperazione internazionale e matematica. Ne fanno parte anche 47 docenti e 18 studiosi dall’estero, con una percentuale di allievi-ricercatori stranieri del 34%.

Tra i tanti studi messi in campo quello sull’impatto di cambiamenti climatici e antropizzazione in Valcamonica sul lago di Iseo. La ricerca, coordinata da Marco Piloti, punta a comprendere e quantificare la portata di questi processi, a progettare metodi per minimizzarne le conseguenze e a fornire chiavi di lettura per convivere con un «territorio dinamico». Ambiziosa la sfida che del team: allungare, attraverso una catena modellistica sensoriale, l’orizzonte temporale di previsione delle alluvioni, dagli attuali 7-8 minuti a un lasso paragonabile a quello dei bollettini metereologici.

La squadra di Sabrina Sorlini è invece impegnata nello studio della sicurezza dell’acqua potabile in relazione al cambiamento climatico, con l’obiettivo di creare «sistemi di approvvigionamento resilienti».

E ancora, i rifiuti: come recuperare dagli scarti risorse da impiegare nel quadro dell’economia circolare? Se ne occupa Alessandro Abbà, concentrandosi sui rifiuti speciali nel settore delle costruzioni, la valorizzazione degli scarti nel comparto agricolo e le sinergie tra aziende per il passaggio e il riutilizzo dei materiali residui.

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