Meno disoccupazione, tanta flessibilità: il posto fisso a Brescia resta un miraggio

In passato, a Brescia, al lavoro si era avviati una volta nella vita ed era per sempre, come un diamante. Così fu per i miei nonni, per mio padre e poteva toccare anche a me. Poi sono cambiate tante, tantissime cose. Prima ci hanno raccontato che saremmo tutti diventati lavoratori autonomi, poi, semplicemente, non è stato così e ci siamo trovati in balia del precariato.
I contratti
Basta guardare i dati relativi all’avviamento al lavoro per rendersene conto. Nel 2021 il 76,4% delle pratiche è stata fatta per contratti flessibili (a progetto, somministrazione e tempo determinato), a fronte del 23,6% dei permanenti (tempo indeterminato e apprendistato).
Le persone avviate al lavoro, e quindi entrate ufficialmente nel mercato, sono invece state 160.663 (con 215mila pratiche, dati Sistal Regione Lombardia), con un numero più o meno analogo di cessazioni. Il totale degli occupati tocca invece quota 542mila persone nella media annuale del 2021 secondo i dati Istat (435mila dipendenti, circa l’80%). La cifra è significativa perché segna un aumento di 9mila unità rispetto al 2020, sebbene resti sotto il valore pre pandemia, fissato nella media del 2019 in 553mila lavoratori.Il manifatturiero
Ma torniamo a parlare degli avviamenti al lavoro. La manifattura pesa per il 26,2% del totale (56.222 pratiche) a fronte dell’11,3% delle costruzioni (24.268), del 5,1% dell’agricoltura (10.868) e soprattutto del 57,5% di commercio e servizi (123.574 pratiche). Con riferimento all’industria manifatturiera circa il 90% degli assunti (nello specifico l’89,1%) ha competenze basse o medie e livelli di istruzione bassi o medi a dir tanto. Complessivamente invece oltre la metà delle persone che hanno trovato un’occupazione (il 51,1%) ha meno di 35 anni. Per la classe centrale di età (35-49 anni) si contano 52.723 (32,6%) mentre le classi che comprendono gli over 50 contano, comunque, 28 mila avviamenti (28.005) il 17,3% del totale, dato in leggero aumento.
Riduzione di contratti stabili
Analizzando nello specifico i dati emerge come nel 2021 la quota di pratiche di avviamento al lavoro con contratti stabili o permanenti si sia infatti ridotta a meno di un quarto del totale, un 23,6% ottenuto sommando tempo indeterminato e apprendistato. Si tratta del valore più basso negli ultimi anni.
Infatti gli avviamenti al lavoro con tipologie contrattuali permanenti erano il 27% nel 2019, il 25,8% nel 2020 e, come già detto qualche paragrafo fa, solamente il 23,6% nel 2021. Il problema è che, dopo la flessione del 2020, le pratiche per contratti a tempo indeterminato nel 2021 non riprendono assolutamente né in valore assoluto né in percentuale, il livello pre pandemia. Dinanzi a queste evidenze statistiche come è possibile costruire e creare competenze?
La disoccupazione e gli inattivi
Un dato positivo emerge: il tasso di disoccupazione della provincia bresciana rimane nel 2021 inferiore alla media lombarda: 5,9%, a fronte del 4,9% di Brescia. Complessivamente sono 28mila i disoccupati in provincia, 13mila maschi (46,4%) e 15mila femmine (53,6%).
La popolazione inattiva, con un età compresa tra i 15 e i 64 anni, è invece stata stimata in 247mila persone, il 30,8% del totale. Le donne inattive sono 165mila, il 67% del totale, a fronte di 81mila uomini (33%). Nell’ultimo triennio le «non forze di lavoro» (non hanno svolto alcuna attività lavorativa, né l’hanno cercata) sono aumentate di 12mila unità, pari al +5,1%. Tale incremento, tra il 2019 e il 2021, interessa in misura maggiore le femmine (+8mila) mentre i maschi, in età lavorativa ma non attivi aumentano di 3mila unità. La pandemia ad oggi, nonostante il recupero del 2021, ha perciò fatto aumentare rispetto al 2019 il numero dei bresciani che sono inattivi: prima dell’arrivo del Covid le persone in età lavorativa che non hanno un lavoro e non lo cercano erano 235mila.
(Fine prima puntata)
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