La dipendenza dal gas gonfia le bollette delle imprese italiane

C’è un problema in Italia e risponde al nome di caro energia. Nulla di nuovo rispetto agli anni scorsi, ma in fondo la criticità sta proprio tutta qui. Secondo i dati elaborati da Confindustria su base Eurostat e Gestore mercati energetici (Gme), nel primo semestre del 2025 il costo dell’energia per le imprese italiane, pari a 278 euro/MWh, è stato quasi del 15% più alto rispetto alla Germania (242 euro/MWh, +14,9%), oltre il 50% in più della Francia (183 euro/MWh, +51,9%), più del 60% se confrontato con la Spagna (171 euro/MWh, +62,6%) e circa il 30% sopra la media Ue (216 euro/MWh, +28,7%).
Un divario che pesa enormemente sulla competitività del sistema produttivo nostrano, e che impatta senza distinzioni sia su grandi aziende sia sulle Pmi, ma che poggia su motivazioni ben definite e chiare: la dipendenza del nostro sistema energetico dal gas naturale. Sebbene infatti negli ultimi mesi il suo prezzo sia andato calando, con il picco a febbraio del 2025 in concomitanza con fattori esogeni quali l’interruzione del transito del gas dall’Ucraina, la diversa composizione del mix energetico rispetto agli altri Paesi europei è un fattore discriminante.
In Italia la miscela di idrocarburi copre circa il 70% delle ore di produzione, mentre in Francia domina il nucleare, in Germania prevalgono carbone ed eolico e in Spagna c’è bilanciamento tra gas, rinnovabili e nucleare. All’ingrosso, secondo i dati del Gme, in Italia il prezzo medio dell’elettricità tra gennaio e ottobre 2025 è stato perciò di 116 euro/MWh, contro gli 87/MWh euro della Germania (-33,3% rispetto al nostro Paese), i 65 della Spagna (-78,5%) e i 61 della Francia (-90,2%).
Tecnologia marginale
E il gas come detto pesa in modo determinante, dato che nel mercato il costo non è determinato dalla fonte di produzione più economica ma dall’impianto più costoso che entra in funzione per soddisfare la domanda in una determinata ora. È il principio della tecnologia marginale, meccanismo alla base della formazione del prezzo all’ingrosso. Vale la pena fare un esempio: nelle ore centrali di una giornata estiva il solare copre una quota rilevante dei consumi e il prezzo resta perciò contenuto. La sera però, con l’inevitabile calo della produzione fotovoltaica, il sistema deve ricorrere alle centrali a gas. E anche se queste producono solo una parte dell’elettricità, è il suo costo a determinare il target per tutti.
Pun Index Gme
All’interno di tale quadro si forma il Pun (Prezzo unico nazionale) Index Gme, l’indicatore dinamico - cambia di ora in ora - che fotografa l’equilibrio tra domanda e offerta di elettricità. Dipende principalmente dai consumi da soddisfare e dalla disponibilità di energia offerta dai produttori, ma è influenzato anche da fattori esterni quali costi delle materie prime, tensioni geopolitiche, quota di produzione rinnovabile immessa in rete, condizioni climatiche e andamento generale dell’economia.
C’è poi un altro elemento che concorre a formare il peculiare scenario nel quale si trova Italia, cioè il quantum necessario per sostenere le reti di distribuzioni e dispacciamento, una cifra che resta significativamente più elevati. Stando ancora ai dati di Confindustria un’impresa con consumi medi (3,7 GWh) sostiene in Italia un costo di circa 133.000 euro, contro i 78.000 della Francia (+70%). Per una piccola impresa (755 MWh) la spesa italiana è di 25.000 euro, più del doppio rispetto ai meno di 10.000 euro in Spagna.
Scenari

In questo quadro dove il gas la fa da padrone le rinnovabili giocano un ruolo importante nell’abbassare le bollette: l’aumento dell’incidenza delle produzioni fotovoltaiche per esempio - concorrono anche altri fattori per altre tecnologie come la quantità di pioggia per l’idroelettrico - hanno incrementato la volatilità dei prezzi con tendenze al ribasso. Eppure queste non possono da sole risolvere il problema del caro energia nel nostro Paese, tant’è che le soluzioni al vaglio per venire incontro alle esigenze delle imprese rimbalzano costantemente. Non bastano infatti strumenti come l'Energy Release, meccanismo finalizzato a favorire l'installazione di nuova capacità di generazione di elettricità da fonti rinnovabili realizzata da clienti finali energivori.
L’obiettivo è diversificare ulteriormente il mix energetico, puntando anche su tecnologie ad oggi nel nostro Paese rimaste nell’ombra: leggasi l’eolico e soprattutto il nucleare, alla luce pure delle nuove soluzioni tecniche come gli Small modular reactor che il mercato è pronto a proporre.
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