Ponte di Legno, case a canone moderato per contrastare lo spopolamento

La montagna camuna perde competitività, terreno e popolazione. Un dato sconfortante, me è l’amara realtà. Nonostante i dati nazionali parlino di una timida ripresa delle terre alte nell’ultimo triennio, quest’afflato positivo non ha ancora aleggiato sulla Vallecamonica. Dove soprattutto i territori di gronda e quelli più a nord si stanno impoverendo, sotto molteplici punti di vista: i giovani preferiscono vivere nel fondovalle o nei paesi più grossi, o perlomeno in centri più vicini alla città e meglio serviti, l’età media si sta alzando, il tessuto economico tiene, ma si impoverisce, e il terzo settore fatica a trovare un ricambio generazionale.
Le difficoltà
Nel concreto, chiudono le scuole, le imprese si riducono in numero e portata, le associazioni fanno sempre più fatica a mettere in campo le iniziative e il tessuto sociale inizia a disgregarsi, spesso nonostante i mille sforzi di chi rimane, nonostante tutto, sul territorio. E neppure il turismo, in evidente crescita da qualche anno, riesce a compensare le perdite su più fronti (stante anche il fatto che si fa sempre più fatica a trovare addetti). Per i più, si tratta di una mancanza di risorse economiche. A differenza che in altri territori confinanti, come la Valtellina e il Trentino – ne sono convinti gli amministratori valligiani – in Valcamonica arriverebbero molte meno risorse e mancherebbe, anche, quell’autonomia necessaria a governare un territorio così complesso e diversificato.
Qualche soldo, per pochi Comuni, è arrivato dall’Odi, fondo per i confinanti con il Trentino, ma non certo sufficiente a invertire la tendenza. Ci vorrebbe ben altro. E qualche Amministrazione sta provando, con progetti spot, a porre un rimedio allo spopolamento. Vedi a esempio il piano di Ponte di Legno per realizzare delle case a canone moderato da mettere a disposizione delle giovani coppie che decideranno di vivere e lavorare in alta Valle. Ma i tempi sono lunghi ed è tutto ancora da sperimentare.
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