Palazzolo, «lentezze e scelte inadeguate»: la Rsa accende la polemica

Si torna a discutere a Palazzolo della situazione della nuova casa di riposo e del centro diurno. Se ne è parlato nei giorni scorsi in un’assemblea pubblica organizzata dalle liste di minoranza, Lega e Alleanza di centro, che hanno denunciato «criticità strutturali e gestionali che richiedono un deciso cambio di passo da parte dell’Amministrazione». Da anni è stata, infatti, individuata l’area ex Italcementi per la futura Rsa, ma l’iter è piuttosto rallentato.
L’attuale Rsa
«L’attuale Rsa è ormai inadeguata perché necessita di ristrutturazioni onerose per essere resa funzionale – hanno spiegato le opposizioni –. Anche il Centro diurno accanto alla biblioteca è in sofferenza: può accogliere al massimo 15 persone, a fronte di una domanda che ne richiederebbe almeno il doppio. Gli spazi sono angusti e inadatti e le liste d’attesa crescono senza sosta».
La polemica
Nel mirino dei consiglieri di opposizione non c’è solo quella che per loro è «inerzia progettuale», ma anche la «mancanza di trasparenza», poiché «è inaccettabile che un tema così delicato venga gestito interamente negli uffici comunali, senza nemmeno un momento di confronto pubblico», hanno affermato Angelo Cima, Filippo Carnazzi, Grazia Chiari (Alleanza di Centro), Stefano Raccagni e Michele Caruna (Lega).
Punto critico
Altro punto critico è il futuro della nuova Rsa: «L’ipotesi di costruire accanto alle macerie dell’ex Italcementi è inadeguata», hanno dichiarato i cinque, suggerendo aree già bonificate o più accessibili, come quella vicino al comparto Camozzi. Inoltre, è stata avanzata la proposta di realizzare un unico polo che integri Rsa e Centro diurno, poiché «non si può continuare a pensarli come due entità separate». A sollevare ulteriori interrogativi è anche la recente apertura di una Rsa nella vicina Zocco di Erbusco.
Il suggerimento
Le minoranze hanno anche suggerito un «maggior coinvolgimento della Fondazione Don Cremona», che oggi gestisce i 75 posti letto accreditati nell’attuale casa di riposo. «La Fondazione è garanzia di qualità e di solidità – dicono –. Escluderla significa ignorare la storia e i valori cristiani su cui si è costruita l’assistenza».
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