Consiglio comunale a Brescia: partecipate, commercio e Palestina
Tante delibere , altrettanti temi politicamente roventi. Il Consiglio comunale convocato dal presidente dell'Aula di Palazzo Loggia, Roberto Rossini, per le 8.30 di oggi ha tutti i presupposti per scivolare fino a sera inoltrata: il dibattito si può seguire in diretta streaming .
Caserma Randaccio
Ci sono una vecchia caserma, un progetto mai decollato e una città che ancora una volta si scopre spettatrice e non protagonista. Il nome della caserma Randaccio torna a riecheggiare in Aula, aprendo così un nuovo (l'ennesimo) campo di battaglia politico in Consiglio comunale, con il centrodestra che rilancia un'interrogazione dal sapore più strategico che nostalgico, e il vicesindaco Federico Manzoni che risponde con parole ben più dure del tradizionale lessico istituzionale.
A rimettere sul tavolo l'affaire Randaccio è Michele Maggi (Lega), che riporta l'attenzione sulla storia infinita della struttura in disuso: «La Randaccio da anni versa in condizione di degrado e va ricordato che la Giunta Del Bono ha rinunciato a realizzare lì il campus universitario nonostante ci fosse un finanziamento ministeriale. Da allora si sono succedute varie ipotesi di recupero della struttura senza effetto concreto», ha affermato in Aula. Ora, però, il contesto si muove: «Sappiamo che è in essere un progetto di recupero, sostenuto anche dall'Amministrazione comunale».

Il progetto in questione è quello che prevede l'insediamento della nuova sede dell'Agenzia delle Entrate proprio tra le mura della Randaccio, idea che non dispiace tout court al centrodestra, ma che solleva più di una preoccupazione: «Determina un significativo richiamo di dipendenti ed utenza con impatti sulla mobilità e la necessità di sosta dei quartieri», avverte Maggi. E soprattutto – ed è qui che si accende la miccia – questa trasformazione comporta anche la dismissione del parcheggio esistente, che da anni rappresenta una apprezzata risposta alle necessità di sosta anche dei residenti».
È a questo punto che Manzoni decide di mettere i puntini sulle “i”. Il vicesindaco – che segue da vicino la partita delle ex caserme avendo la delega al Patrimonio – non ci sta a fare da capro espiatorio di una vicenda che, a suo dire, è gestita altrove.
«È stucchevole andare ogni volta a riesumare la vicenda del campus universitario, perché gli atti ei fatti hanno ampiamente dimostrato che c'era una debolezza di base del progetto oltre che altre difficoltà», taglia corto Manzoni, che archivia e derubrica così l'ennesima replica della telenovela campus che va in onda ormai dal 2009.
Nel merito, arrivando alla vicenda di oggi, la sua versione è chiara: il Comune non guida questa operazione di rigenerazione, anzi, la subisce. «Questo progetto è iniziativa della proprietà, ossia del Demanio civile dello Stato, che ha deciso nella sua autonomia di ristrutturare quella ex caserma per collocare lì la sede dell'Agenzia delle Entrate», ha specificato il vicesindaco, tracciando una linea di separazione netta rispetto a quanto avvenuto per altri dossier simili. «Mentre per la ex caserma Papa si è avviato un percorso bilaterale, in questo caso il Demanio, nel 2023, ha deciso di bandire subito una gara per il progetto in autonomia» rimarca Manzoni, esplicitando che l'iter ha bypassato ogni confronto con Palazzo Loggia.
Eppure, Brescia una obiezione l'ha fatta eccome. E l'ha messa per iscritto: «Abbiamo subito avanzato l'obiezione del problema della sosta. Non abbiamo trovato riscontri formali, lo abbiamo messo nero su bianco nel 2024 e il Demanio si è impegnato ad iniziare un percorso condiviso», rivela Manzoni. Ma l'apertura alla collaborazione espressa da Roma è rimasta solo sulla carta: «Posto che il parcheggio in struttura nasce come temporaneo e non potrà dunque rimanere in eterno, come sottolineato anche dalla Soprintendenza, la proposta era individuare un'area sosta all'interno del sedime della ex caserma».
Una proposta che, però, per il momento è rimasta lettera morta: «Il Demanio ha proseguito unilateralmente andando avanti con il progetto e ha avviato la Conferenza dei servizi, posizione che non è affatto condivisa dall'Amministrazione», insiste il vicesindaco. E poi la stoccata finale, quella che pesa anche a livello istituzionale: «E su questo intendiamo andare avanti, perché è l'emblema di una gestione ballerina da parte dello Stato per quel che riguarda l'amministrazione del suo patrimonio».
Dietro l'apparente tecnicismo dell'interrogatorio consiliare si apre così uno scenario più ampio. Quello di una città che rischia ora di vedere una delle sue aree strategiche trasformarsi in un'operazione calata dall'alto , senza un piano chiaro per il quartiere, la mobilità, la sosta. Con un'Amministrazione che si dice esclusa dai giochi e un centrodestra che torna a incalzare, fiutando il fianco scoperto, ma con il rischio che il polverone si trasformi in un effetto boomerang. Anche perché, nel gioco delle caserme – Papa, Randaccio, Ottaviani, Goito – si ridisegna anche l'equilibrio tra Stato e territorio. Che però, a Brescia, sembra più incagliato in un braccio di ferro eterno.
La Holding Loggia
Dopo le modifiche allo statuto dell'associazione Ctb (acronimo di Centro teatrale bresciano) - delibera che vede la sindaca come relatrice, in quanto titolare della delega alla Cultura - se l'ordine del giorno non subirà variazioni (e più di qualche probabilità c'è), si arriverà dritti a uno dei provvedimenti insieme più discussi e finora più importanti subito del mandato Castelletti. La dicitura esatta impressa in cima al documento è «indirizzi in merito alla riorganizzazione delle società partecipate», alias: la Holding Loggia , un'operazione che con il placet che il Consiglio si appresta oggi a suggellare inizia a mettersi in moto ea trovare concretezza.
L'idea è creare un'unica maxi-società che vede come capofila Brescia Mobilità e che ingloba Brescia Infrastrutture, San Filippo Spa e Brescia Mercati, mossa che - stando allo studio preliminare commissionato mesi fa al professor Luca Perfetti - grazie all'economia di scala farebbe risparmiare al Comune 20 milioni in dieci anni . O, per dirla in altre parole, consentirebbe al Comune di avere in tasca due milioni in più all'anno da investire.
A tenere banco sarà anche il confronto che precederà l'approvazione del Bilancio consolidato.
Lente sul commercio
Altro provvedimento sul quale ci sarà un po' di movimento (sarà, ad esempio, la stessa maggioranza a presentare sette-otto emendamenti circa) è il nuovo regolamento del commercio , che porta la firma dell'assessore Andrea Poli. Un testo che semplifica il vecchio dossier, ma che presenta qualche punto sul quale anche per il centrosinistra serve qualche correzione in corsa.
Un esempio: la messa al bando della cosiddetta «vendita a mucchio» (tradotto: i tradizionali cestoni nei quali è prassi rovistare nei mercati rionali) è una decisione criticata dall'area più a sinistra della maggioranza. Le ragioni sono quelle spiegate nella lettera che alcune associazioni (Via Milano 59, Parco di Piero OdV, Gruppo de Noalter OdV, Anpi Sezione Caduti di Piazza Rovetta, Circolo Dall'Angelo Ghetti, Diritti per tutti, Perlar e Carminiamo) hanno recapitato in Loggia, precisando che istituire questo divieto «penalizzerebbe le persone meno abbienti e andrebbe contro il modello di economia circolare».
Le mozioni sulla situazione in Palestina
In fondo alla giornata ci sarà una delle discussioni su cui sono puntati i riflettori ormai da settimane (o, meglio, da mesi): le mozioni (sì, per ora si deve ancora parlare al plurale) sulla situazione in Palestina , un tema che il centrodestra aveva chiesto di rinviare al prossimo Consiglio, ma che la maggioranza vuole invece affrontare categoricamente oggi.
Tre quelle depositate: quella del centrosinistra che invoca «l'impegno dell'Amministrazione comunale per il cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento da parte dell'Italia e dell'Europa dello Stato di Palestina »; quella firmata da Azione che chiede «il cessate il fuoco nella Striscia e il riavvio di un processo di pace tra lo Stato di Israele e il costituendo Stato di Palestina» e quella di Fratelli d'Italia «in merito a iniziativa inerenti al conflitto israelo-palestinese». Anche se, sulla scia del lavoro dietro le quinte di questi ultimi giorni, non è da escludere che la maggioranza possa presentare un testo condiviso (una terza via, capace di fare sintesi tra le altre due versioni).
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