Il divieto di vendita al mucchio divide: «Penalizza chi non ce la fa»

Diverse associazioni si oppongono alla proposta del nuovo regolamento comunale per i mercati e scrivono alla Loggia
Il mercato del sabato in città - © www.giornaledibrescia.it
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Gli amanti della caccia all’affare la adorano, altri sono costretti per far quadrare i conti, diversi non ci vogliono perdere tempo o la trovano fonte di disordine. La vendita al mucchio nei mercati divide, e lo fa ancora di più in città dopo la proposta del nuovo regolamento comunale di disciplina delle attività economiche illustrato a inizio settembre in commissione commercio dall’assessore Andrea Poli. L’obiettivo del regolamento, è stato detto in Commissione, è dare maggiore decoro ai mercati e rispondere a richieste degli ambulanti.

La polemica

Associazione via Milano 59, Parco di Piero odv, Gruppo de Noalter odv, Anpi, Sezione Caduti di piazza Rovetta, Circolo Dall’Angelo Ghetti, e le associazioni Diritti per tutti, Perlar e Carminiamo dicono no al divieto della vendita al mucchio perché «Brescia merita di essere una città viva, inclusiva e sostenibile».

«La qualità del mercato, la garanzia del cliente, il decoro, la sanità, gli assembramenti ci sembrano tutte strumentali - scrivono i firmatari del comunicato -. L’esposizione a mucchio è molto apprezzata dalla clientela, molto diffusa in tutti i mercati Europei e nella nostra provincia (ad esempio Desenzano, Salò...), oltre ad essere tradizionale per alcuni capi, come costumi e intimo».

Secondo le associazioni che si oppongono a questa parte del nuovo regolamento la motivazione sarebbe da ricercare in «una visione della città come vetrina, ordinata e patinata». Questa novità, poi, danneggerebbe chi fa fatica ad arrivare a fine mese: «Questi spazi non sono un problema di ordine pubblico, ma un patrimonio sociale ed economico: permettono a migliaia di persone di trovare vestiti e oggetti a prezzi accessibili (gli stessi capi che si trovano nei negozi nella stagione precedente), danno dignità all’economia circolare, favorendo la riduzione del rifiuto e il riuso dei capi di fine serie, riducono gli sprechi. Proibire la vendita a mucchi non significa migliorare il decoro, ma colpire chi pratica un’economia concreta, circolare e sostenibile».

Ambulanti

Tra Loggia e associazioni sta Fiva Confcommercio (Federazione italiana venditori ambulanti) che, per voce di Raffele Cirillo, dice no «al divieto di vendita al mucchio», ma chiede un intervento del Comune: «Chiediamo regole e controlli - dice -, divisione merciologica, separatori e prezzi ben chiari. Alcuni buttano nel mucchio anche merce usata - sostiene Cirillo - che andrebbe sanificata prima e, soprattutto, ne andrebbe segnalata la provenienza». E conclude: «Quello che bisognerebbe fare è dare regole e controllare che vengano rispettate. A Brescia, al contrario di altri mercati, pare manchi questo. Noi ambulanti vogliamo mercati più eleganti e puliti, chi ha merce di qualità non vuole disordine o merce di bassa qualità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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