A Brescia ci sono 360 aree in cura: la road map delle bonifiche pubbliche

Tra fine anno e il 2026 occhi su nove aree fra parchi e siti. I due grattacapi: via Livorno e il Cesio 137 alla ex Piccinelli
Uno scorcio dell'ex Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio dell'ex Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
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L’area «regina» è anche quella più famosa: la ex cittadella industriale Caffaro di via Nullo. Ma l’epicentro del Sito di interesse nazionale (Sin) non è l’unico spazio che «chiede» di tornare in salute e di esiliare i veleni: nel nostro capoluogo, ad oggi, sono ben 360 i procedimenti di risanamento ambientale aperti tra pubblico e privato, quasi tanti quanti i giorni dell’anno. Una mappa fitta, frastagliata, nella quale solo il 10% circa riguarda aree comunali.

Ma è proprio da queste che si parte per leggere il piano dei prossimi dodici mesi, una tabella di marcia che racconta interventi concreti, chilometri di terra da ripulire, milioni di euro già stanziati (e anche qualche ritardo, figlio di una filiera complessa). A fare il punto - ieri nella Commissione convocata dal presidente Roberto Cammarata - sono state l’assessora alla Transizione ecologica Camilla Bianchi e l’ingegner Susi Canti. E la road map, al netto del Sin, racconta di altri otto spazi - tra parchi, parcheggi, ciclabili ed ex cave - sui quali restano puntati i fari e, soprattutto, sui quali i cantieri sono in corso o in fase di avvio nel 2026.

Chiesanuova

Il caso più emblematico, più complesso e anche quello inciampato spesso in malcontenti, polemiche e imprevisti, è quello del parco di via Livorno. Un’area di 40mila metri quadrati incastrati nel mezzo di Chiesanuova, un quartiere che aspetta da troppo tempo un riscatto ambientale. I lavori erano partiti nel luglio del 2022, finanziati dai fondi europei del Pnrr, con un orizzonte fissato a fine 2025.

Sembrava tutto chiaro: 3,8 milioni di euro, 835 giorni di lavori, la messa a dimora degli alberi. Ma poi la storia del terreno ha cominciato a restituire sorprese: «materiale antropico imprevisto, rallentamenti e varianti su varianti». Tre, finora. Il cantiere, sin dai primi giorni, è stato di fatto un campo di battaglia. L’impresa è stata richiamata più volte per ritardi, carenze di personale, assenza di mezzi ha ricordato Canti. A maggio 2024 si è aperta la prima procedura di risoluzione contrattuale: l’impresa ha aggiornato il cronoprogramma. Poi, il nuovo stop. Sospensione volontaria, accuse di inadempienze e un secondo tentativo di rottura a maggio 2025. Fatto sta che il 1° settembre, giorno ultimo per la consegna, è passato: nessuna fine lavori, nessun parco. I lavori ora stanno proseguendo, ma le penali contrattuali sono scattate: valgono 3mila euro al giorno e possono arrivare fino al 20% dell’importo della gara. La bonifica prosegue, ma il passo è lento: l’orizzonte, l’ennesimo stabilito, è quello di fine anno.

Tra scavi e analisi

Se via Livorno è il nodo più complicato, al parco di via Dal Monte il programma segue la marcia prestabilita. Qui le fasi sono due. La prima è partita nel marzo 2024 e si chiuderà in autunno 2025: poco più di un milione di euro, soldi del Comune. La seconda fase è stata invece affidata a maggio: l’avvio è previsto per la fine del mese e i lavori dureranno 240 giorni. Costo: un altro milione, sempre dal portafoglio pubblico, con la speranza - nemmeno tanto nascosta - che il cantiere non faccia la stessa fine di quello di via Livorno.

Via Dal Monte: gli scavi hanno reso necessario suddividere l’intervento - © www.giornaledibrescia.it
Via Dal Monte: gli scavi hanno reso necessario suddividere l’intervento - © www.giornaledibrescia.it

L’area verde di via della Trisia, invece, è una ferita che si riparerà a strati. La fase uno è partita ad aprile: si lavora a mettere in sicurezza l’area, la cui storia è ancora da completare. La seconda fase è in mano ai progettisti, mentre la terza, quella della caratterizzazione, arriverà solo in ottobre. Di anno in anno si scava e si decide.

In via Milano, scavando, si è fatta largo la storia. I cantieri, avviati a marzo dell’anno scorso, sembravano procedere senza intoppi, ma durante le operazioni è emersa una necropoli romana, sepolta a pochi metri dalla superficie: due inumazioni, tre incinerazioni. Un ritrovamento che ha imposto una perizia di variante.

Intanto il cantiere va avanti, con cautela. Sono 2.500 i metri quadrati da bonificare, con un investimento di 249mila euro. A finanziare l’opera è il conto corrente affidato al commissario straordinario del Sin Brescia-Caffaro Mauro Fasano e, quindi, il Ministero dell’Ambiente. Se tutto fila liscio, entro fine 2025 anche questa partita si dovrebbe chiudere.

Una necropoli romana sotto il parcheggio di via Milano - © www.giornaledibrescia.it
Una necropoli romana sotto il parcheggio di via Milano - © www.giornaledibrescia.it

Poi c’è il parco di via Fusera, che ha iniziato il proprio percorso ad agosto 2024: qui i tempi sembrano più lineari, la fine è prevista a dicembre. Nessuna variante e nessuna «sorpresa» (almeno finora).

Sguardo ad est

Più difficile è l’intervento all’ex cava Piccinelli, oggi area Cagimetal. Qui il problema è un altro: la radioattività, più precisamente una contaminazione da Cesio 137. Il Comune dovrà agire in via sostitutiva per condurre la caratterizzazione radiologica, analisi che sono state avviate a febbraio. Gli esiti, attesi entro la fine dell’anno, diranno se servirà una bonifica o una messa in sicurezza: finanziamento statale, in lista d’attesa per un aiuto anche regionale, area notoriamente delicatissima.

Spostandosi verso via Serenissima, invece, si agisce con un’operazione più rapida. La rimozione dei rifiuti è stata affidata tramite un accordo quadro e il primo contratto operativo è scoccato a inizio estate: a giugno. Qui l’intervento dovrebbe concludersi già nei primi mesi del 2026.

Infine, la ciclabile. Quella che corre lungo il fiume Mella, e che attraversa terreni ancora segnati dalla contaminazione. Il progetto esecutivo è in fase di stesura e il cronometro è già attivo: la gara partirà entro dicembre e, anche in questo caso, a mettere sul tavolo i fondi è il commissario del Sin.

Tutte queste storie e tutti questi cantieri sono frammenti dello stesso racconto: una città che fa i conti con la sua storia. La bonifica è un processo fatto di variabili, ritardi, verità geologiche, ma è anche un atto politico. Una città che bonifica è una città che decide di non voltarsi e di scommettere davvero sulla salute.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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