Perché non si chiudono le fontanelle e quanta acqua si spreca

Quelle a getto continuo sono in media una ogni dieci e servono per verificare la qualità dell'oro blu
Una ragazza beve a una fontanella - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Una ragazza beve a una fontanella - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La domanda, in queste settimane contraddistinte dall’emergenza siccità, è ricorrente: perché i Comuni non spengono le fontanelle pubbliche? E perché alcune non hanno ancora la manovella: non è forse puro spreco questo? La risposta è «non proprio».

Per capire come mai, bisogna fare una premessa. In ogni territorio ci sono due tipi di fontanelle: quelle a rubinetto, dove l’acqua viene erogata a seconda dell’esigenza, proprio come a casa, e quelle a cosiddetto getto continuo. L’attenzione si sofferma soprattutto su queste ultime: come mai, anche oggi che l’attenzione sullo spreco dell’oro blu si è alzata, esistono ancora fonti potabili a flusso costante? Perché si tratta di punti prelievo indispensabili per verificare la qualità dell’acqua stessa.

A spiegarlo nel dettaglio è Sonia Bozza, responsabile d’esercizio Sii (acronimo di Servizio idrico integrato) di Acque Bresciane: «Si tratta di fontanelle utilizzate sia per i controlli del solo gestore, sia per quelli che vengono effettuate dal gestore e dall’Agenzia di tutela della salute. Queste analisi servono per certificare la qualità dell’acqua nel punto di prelievo, un procedimento che si deve svolgere per legge e per il quale il flusso continuo è una prerogativa necessaria: lo stabilisce la direttiva del 2001 emanata dalla Regione Lombardia: in questo modo si garantisce un flusso rappresentativo per le analisi da compiere».

Per dare un’idea quantitativa, in media, ogni dieci fontanelle a rubinetto sul nostro territorio è presente una fonte a getto continuo. Un dato, questo, che comprende anche le poche eccezioni, costituite dai «punti critici»: luoghi cioè isolati o di difficile accesso nei quali senza un continuo spurgo l’acqua rischierebbe di ristagnare.

In questo periodo di grande sete, comunque, il gestore ha deciso di diminuire il flusso anche in questi punti: «Così - sottolinea Bozza - si garantisce lo scorrimento, ma con una portata inferiore». Quanta acqua si spreca attraverso le fontanelle? Pochissima. «I consumi - conferma la responsabile area di Acque Bresciane - sono sempre monitorati con i contatori e si tratta di quantitativi residuali».

L’acqua potabile delle nostre fontanelle non viene però riutilizzata se non in minima parte: «Finisce nello scarico, ma si sta sempre parlando di quantità ridottissime - conferma Bozza -. In poche situazioni, prevalentemente in parchi nuovi, viene recuperata per gli stagni. Il gestore è comunque molto attento e quando la situazione diventa estremamente critica può decidere di chiudere tutto».

È questo il caso - l’unico, al momento, nella nostra provincia - di Tremosine: «Lì c’è una crisi idrica spinta e tutte le tipologie di fontanelle sono state chiuse: si tratta di un caso veramente estremo in cui anche il quantitativo minimo può fare la differenza». Bisogna infine ricordare che le fontanelle garantiscono infine il diritto all’acqua potabile, bene che deve essere accessibile a tutti.

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