Scatta il piano di allerta per gli acquedotti bresciani: monitorati i punti critici

L’Ato scrive ai gestori per la mappa delle zone più colpite dalla siccità. Osservati speciali già una ventina di Comuni
ACQUEDOTTI SORVEGLIATI SPECIALI
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Tutti assicurano che la situazione è «sotto controllo». Ma poi precisano: «per ora». Senza neve in alta montagna e reduci dai dodici mesi con meno pioggia degli ultimi settant’anni, anche la gestione degli acquedotti inizia a farsi critica. Soprattutto guardando il calendario: l’estate inizia oggi e i prossimi due mesi potrebbero essere roventi, con tanto caldo e poca pioggia.

Non basterà qualche acquazzone a riequilibrare la sete del territorio. Già ora vi sono una ventina di comuni bresciani «osservati speciali»: soffrono di più le località montane, dove gli acquedotti sono alimentati dalle sorgenti, le prime ad andare in difficoltà a causa della siccità; situazione più tranquilla in pianura, dove si pesca l’acqua dai pozzi, ma anche il livello della falda si sta pericolosamente abbassando.

Il piano

Così Provincia e Ufficio d’Ambito (Ato) di Brescia hanno deciso di attivare una sorta di piano d’allerta, un monitoraggio costante delle situazioni critiche, frazioni dove l’acqua inizia a scarseggiare, Comuni dove servono ordinanze anti-spreco. A Lodrino sono già arrivate le autobotti, a Tremosine c’è un’ordinanza che vieta l’uso dell’acqua potabile per irrigare gli orti o riempire le piscine. Ma i casi più critici sono in Valcamonica, dove un Comune su quattro ha problemi seri e il razionamento dell’acqua è già partito.

Il direttore dell’Ato Marco Zemello ieri ha così scritto ai gestori del ciclo idrico, Acque Bresciane, A2A e Asvt. Più complessa la situazione in Valcamonica, dove la gestione è frammentata, per lo più ancora in mano ai Comuni. Zemello scrive: «In considerazione della perdurante situazione di siccità è crescente la preoccupazione che i sistemi acquedottistici comunali siano in grado di mantenere un adeguato approvvigionamento agli utenti, in particolare quelli domestici. A fronte di alcune criticità già manifestatesi in provincia» l’Ufficio d’Ambito chiede ai gestori «di comunicare entro le prossime 24 ore le emergenze attuali» e di «segnalare le situazioni che allo stato possono prevedibilmente evolvere in un senso negativo nel breve, anche al fine di condividere eventuali azioni da approntare in via d’urgenza».

La strategia

L’analisi dell’Ato viaggia su due livelli: da un lato si vogliono evitare «inutili allarmismi», dall’altro si avverte la necessità di monitorare la situazione, per non arrivare a dover affrontare i problemi «all’ultimo minuto».

In sostanza le ordinanze sindacali di divieto o limitazione d’uso dell’acqua saranno chieste «solo in caso di necessità». Resta però «l’opportunità di richiamare i cittadini all’uso consapevole dell’acqua», risorsa quanto mai preziosa, «ancor di più nella contingenza attuale», «evitando gli sprechi e adottando azioni di risparmio idrico». Il principio base è che «ogni goccia conta». La competenza di indicare ai sindaci l’eventuale necessità di un’ordinanza che limiti l’uso dell’acqua potabile è dei gestori, precisa il presidente dell’Ato Aldo Boifava.

«La nostra lettera, scritta in sinergia con il presidente della Provincia Samuele Alghisi - continua Boifava - è finalizzata a garantire un efficace coordinamento per la gestione degli impianti e l’indispensabile supporto ai sindaci». Sperando che l’estate porti un po’ d’acqua. Si vedrà.

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