Francesca Nodari: «Filosofi lungo l'Oglio, festival non elitario e fecondo»

Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con L’Eco di Bergamo e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bresciano e uno bergamasco, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bresciano. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bergamasco, invece, vi rinviamo a L'Eco di Bergamo (in calce all’intervista trovate il link diretto alla pagina dedicata del quotidiano orobico).
La parola chiave dell’edizione di quest’anno è «osare». Anche lei ha osato, quando nel 2006 ha organizzato «tutta sola», inserendo cinque appuntamenti di riflessione in una rassegna preesistente, la prima edizione del festival Filosofi lungo l’Oglio che quest’anno, l’anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, diventa maggiorenne. «Mi davano della visionaria», racconta oggi Francesca Nodari. Ma già in quei primi incontri dal successo immediato (con 150 partecipanti a sera) capì di non aver commesso un atto di «hybris»: piuttosto di aver intercettato un bisogno diffuso.
Capì che ci sarebbe stato un seguito entusiasmante e carico di responsabilità. E il «seguito» è una partecipazione che, anno dopo anno, è cresciuta fino a raggiungere l’eccezionale numero di 45mila presenze a edizione; è lo sconfinamento del Festival ben oltre il territorio percorso dall’Oglio (Bergamasca compresa); è la costituzione dell’associazione Filosofi lungo l’Oglio nel 2009, seguita dal riconoscimento della Fondazione nel 2015.Come si è spiegata questo successo? Chi sono tutte le persone che seguono il Festival?
Sono persone perbene in cerca di risposte non da spettatori ma nel confronto con relatori che, pur essendo di altissimo livello (come il mio maestro purtroppo scomparso l’anno scorso, Bernhard Casper, grande filosofo delle religioni), sono stati e sono capaci di rivolgersi al pubblico in modo non elitario, sfatando quel che comunemente si crede della filosofia. Tra l’altro, mi piace ricordare che Emanuele Severino tenne la sua ultima conferenza con noi, a Caravaggio. Attenzione, però: il nostro festival non è un fast food culturale; al contrario, è fecondo, generativo. E infatti le persone macinano chilometri per venire, noi ne percorriamo 800.
Un aspetto fondamentale del festival è il luogo nel quale è nato: la Bassa bresciana, che molti hanno avuto l’occasione di scoprire...
Io sono della Bassa e in passato sono sempre dovuta andare a Brescia o altrove per partecipare a iniziative culturali. A un certo punto ho pensato di provare a organizzare qualcosa nella mia terra d’origine, una terra che amo molto: ci ha dato il pane, certo grazie alla laboriosità della sua gente, e noi abbiamo il dovere di ricompensarla, anche con un altro tipo di nutrimento. Poi, negli anni, il festival (che è un unicum in quanto itinerante) si è allargato, anche se noi rimaniamo «quelli dell’Oglio»: quest’anno saremo addirittura in Valtrompia, con una sorta di «mini-festival» in tre incontri, e in Valcamonica. Avremo anche due new entry tra i Comuni coinvolti, Collebeato e Iseo, e il ritorno di Sarnico.
Quali altre anticipazioni ci può dare sulla prossima edizione?
Si svolgerà dal 5 giugno al 25 luglio, con una trentina di incontri. La parola chiave (che scegliamo sempre col Comitato scientifico e con gli ospiti durante l’edizione precedente e comunichiamo l’ultima sera) è «osare», un verbo che può assumere significato positivo o negativo e per noi vuol dire anche provare a risollevarsi dopo la pandemia (che peraltro non ci ha fermato nemmeno nel 2020).
Qualche nome?
Tra i relatori, alcuni sono habituée che ci onorano con i loro ritorni: Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Ivano Dionigi, Maria Rita Parsi, Francesca Rigotti... ma ci saranno anche nuovi ospiti come le filosofe Catherine Chalier e Danielle Cohen-Lévinas. Posso inoltre anticipare che durante il Festival inaugureremo la sede della Fondazione, per cui sono partiti i lavori a Villa Chiara di Orzinuovi: sarà ricavata da un vecchio stallo per cavalli e diventerà punto di riferimento per i 30-40 Comuni del bacino d’utenza del Festival. Anche questo è un modo per ringraziare la nostra terra.
Leggi l'intervista a Gian Battista Paninformi dell'Associazione Noesis sull'Eco di Bergamo.
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